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giovedì 5 dicembre 2013 15:44

Chi ha a cuore Maalula?
di Riccardo Cristiano

L'orrore di Maalula impone di denunciare la strumentalizzazione e di passare dalla compassione alla comprensione.

Forse è il momento, con dolore ma anche con chiarezza, di dire che la questione dei cristiani arabi che vivono in paesi arabi è oggetto di usi e abusi a scopi propagandistici: nostalgia pura o rivista dai teorici dello scontro di civiltà oggi condivisa da un antagonismo "appena datato" che si disinteressa dell'uomo fino al punto da unirsi in matrimonio d'interesse con chi odia le altre religioni, ebraismo, Islam tanto per cominciare, e poi le altre: ma questo antagonismo dai toni reborn non ha il minimo interesse per gli arabi cristiani. Davvero? Per me sì.



Chi amava davvero i cristiani arabi che vivono in paese arabi era certamente Louis Massignon, che non a caso amava il mistico sufi al Hallaj, ignoto a buona parte degli strumentalizzatori del problema dei cristiani orientali. Al-Hallaj pur essendo un musulmano, sunnita,scriveva: "ho molto pensato alle religioni per capirle e ho scoperto che sono i molti rami di un'unica fonte." 



Questa dimensione mistica dell'Islam per i nuovi antagonisti, sedotti dalla newage ideologica made in Tehran, non esiste, non è mai esistita, per il semplice motivo che non l'hanno mai voluta considerare. Come non hanno mai voluto vedere il fanatismo cieco e assassino delle milizie khomeiniste che praticano in Siria la più orrenda e devastante pulizia etnica degli ultimi decenni. Loro vogliono vedere solo il qaedismo , nascondendo che è stato deliberatamente creato dal regime siriano prima spedendolo in Iraq a combattere contro gli americani (2003) e poi facendolo rientrare in patria dopo aver chiesto ad al-Maliki di scarcerare tutti i nomi noti del qaedismo siriano.



Ma non è tutto: come ben documenta su Sirialibano Alberto Savioli, tra i "combattenti stranieri" in Siria sono molto più numerosi quelli al fianco di Assad che quelli contro di lui. Ma di questo jihadismo non trovate traccia né sui giornali "antagonisti" (o su quelli "mainstream laicisti") che hanno versato tante lacrime per i cristiani di Maalula, magari facendosi accompagnare , prima durante o dopo la visita, da affiliati a Hezbollah. Quegli stessi Hezbollah che sono stati talmente feroci nell'assassinare serialmente in Siria da aver indotto (come documenta con corredo fotografico il quotidiano libanese Daily Star) i palestinesi fuggiti dalla mattanza anti-sunnita perpetrata in Siria e riparatisi in Libano a bruciare gli aiuti "umanitari" fatti loro pervenire da Hezbollah tramite i gruppuscoli palestinesi filo siriani. Ma questi palestinesi, ai quali un decreto del regime siriano proibisce il rientro in Siria, non commuovono, non interessano, per loro non ci sono flottiglie..



Tutto questo non va visto, non va detto, non va raccontato, nel nome del neo fascio-comu-antisemitico-antagonismo da una parte lefebvriano e dall'altra a suo dire "terzintezionalista" condito al centro da pregiudizio islamofobico (di destra e di sinistra), perché a tutti costoro per diverse ragioni piace il regime dell'Iran e quindi Hezbollah e quindi Assad (come dimostrano due anni di cecità).

Chi ragiona in questo modo usa con la più evidente strumentalità i cristiani orientali per renderli strumento del loro gioco. Ecco allora che ripetono come un mantra che a Maalula si parla aramaico (embeh?) fingendosi affascinati da questo ritornello da Pro Loco assadita. Ma i cristiani arabi meritano ben altro.



A loro non serve la compassione, basta! Va detto loro chiaramente che come gli altri cristiani anche loro devono liberarsi dal vecchio antisemitismo e dall'islamofobia: non vanno compatiti, vanno aiutati a liberarsi da questa arretratezza, tutta araba, perché se ci riuscissero tornerebbero ad essere la locomotiva del loro mondo, dei loro popoli in crisi, come fu ai tempi della Nahda. Non vanno compatiti, istigandoli alla "cultura dell'albergo", quella cultura per cui le loro case (cioè i loro paesi) non solo le loro case, ma alberghi dove dormono e che poi possono dire che hanno pessimi servizi. No, bisogna dirgli che quelle case, quei paesi, sono le loro case! Che lottino per cambiarli, ammodernarli! Basta con la favola reazionario-antagonista dell'Islam immodificabile: se esiste al Hallaj non esiste un Islam, ma dieci Islam e anche l'Islam, come il cristianesimo, può cambiare, evolvere, seguire la storia! Basta con il fare propria la cultura delle minoranze protette dal Sultano. E' finita l'epoca dei sultani ottomani, i cristiani non possono sperare di essere protetti da ogni sultano, anche da Assad, per salvare la pelle. Questa è vera propria sindrome di Stoccolma!



Chiedano piuttosto un piano Marshall per i loro paesi, chiedano un partenriato euro-mediterraneo per costruire sviluppo e ceti medi, i soli che possono cambiare la realtà sociale. Così torneranno avanguardie del loro mondo nel nuovo mondo, non "ponti", che sarebbe a dire entità senza identità (magistrale intuizione di un cristiano del Levante, il professor Courban)... 


I cristiani, come dice il papa, hanno il gravosissimo compito di farsi promotori della cultura della CITTADINANZA , non sprofondare nelle tenebre comunitarie. Antiochia era città del cosmopolitismo prima che i nazionalismi malati la riducessero a una insignificante periferia, come Alessandria d'Egitto, come Smirne. Antiochia con il comunitarismo tribale muore, bisogna dirglielo a chi dimentica che se l'uomo è il centro di tutto, lo spiega benissimo il professor Antoine Courban, il centro di tutto non può essere il clan, la tribù, la comunità intesa in senso distintivo e segregazionista dal proprio contesto culturale e dal resto della comunità universale ecclesiale. 



Le ferite e i dolori dei cristiani arabi e in questo caso specifico siriani saranno più chiare e vibranti se parleranno della tragedia indicibile di un milione di loro compatrioti costretti dal nazismo baathista di Assad a morire di fame a mezzo di assedio medievale e presentare questo orrore come un orrore che nessun cristiano può sopportare. In questo modo la denuncia dei barbutos dei vari gruppi dell'integralismo sunnita sarà condivisibile, non da noi, ma dal mondo e soprattutto dai propri connazionali, dai connazionali arabi dei cristiani arabi e in questo caso siriani. Non a caso i jihadisti non amano Paolo Dall'Oglio, ma tantissimi siriani di confessione sunnita sì!


Parte di qui la sfida indicata da papa Francesco, mai citato dai finti sodali dei cristiani siriani, quella di costruire la "cittadinanza" per se stessi e per tutti i propri compatrioti: tutti libanesi, tutti siriani, tutti iracheni, solo dopo turcmeni, curdi, drusi, sunniti, sciiti, alawiti, e così via. Una sfida che non si fa seguendo le milizie teocratiche (e genocide) di Nasallah.


Altrimenti a qualche giornalista guercio può accadere di orbare anche noi raccontandoci la strana favola che il Libano traballa perché hanno ucciso un leader di Hezbolllah e non perché la pulizia etnica scatenata da Hezbollah ha portato in Libano un milioni di profughi siriani inorriditi offesi, derisi, feriti, indignati, scherniti, violentati, traumatizzati, saccheggiati, vandalizzati. Tra i quali coltivare l'humus per uccidere un loro aguzzino e poi gridare al complotto.

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