AFP, Beirut - Friday, 20 September 2013 - La brigata Tempesta del Nord, che è fedele al FSA e aveva sede ad Azaz, e il gruppo Qaedista lo Stato islamico dell'Iraq e il Levante (ISIS), che ha conquiatato la città Mercoledì scorso, si sono impegnati ad osservare un cessate il fuoco, ha detto l’Osservatorio siriano per i diritti umani. L'accordo è stato mediato da Liwa al-Tawhid, una potente brigata ribelle fedele alla FSA, che ha inviato combattenti in città Giovedì che si sono schierati tra le due parti. ISIS, d'altra parte, ha accusato alcuni ribelli affiliati al Supremo Comando Militare della FSA di collaborare con l'Occidente e di essere "eretici". La Coalizione Nazionale di opposizione ha rilasciato una rara condanna di ISIS Venerdì, accusando il gruppo di violare i principi della rivoluzione ruotando le sue armi sui combattenti FSA. E ha accusato il gruppo di "pratiche repressive ripetute contro la libertà dei civili, medici, giornalisti e attivisti politici in questi ultimi mesi."

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19 set, 2013

Nuovo fronte in Siria: ribelli contro jihadisti

Il gruppo Stato islamico dell'Iraq e del Levante ha attaccato i militari dell'opposizione, segnando un'ulteriore rottura nelle fazioni anti-Assad

C’è chi sogna la democrazia e chi combatte per un Califfato. La guerra civile in Siria vede aprirsi infatti un altro fronte, che alimenta le preoccupazioni delle diplomazie di tutto il mondo. Il conflitto non vede più solo le opposizioni contro l’esercito di Assad, ma anche uno scontro interno tra le fazioni ribelli.

La contrapposizione ha raggiunto di nuovo i livelli di guardia nella città di Azaz, al confine con la Turchia. Il gruppo “Stato islamico dell’Iraq e del Levante”, legato ad Al Qaeda, ha sottratto il controllo dell’area dopo una violenta battaglia con le truppe dell’esercito libero siriano. Le divisioni nelle organizzazioni anti-regime avevano assunto una forma concreta già a luglio nella provincia di Latakia, confermando i timori di infiltrazioni terroristiche in Siria. Secondo quanto rivela il Wall Street Journal, anche nella città di Aleppo ci sono atti di guerriglia tra ribelli “laici” ed estremisti. Il risultato principale è comunque il rafforzamento del presidente, che può trarre giovamento dall’indebolimento reciproco dei suoi oppositori.

Il progetto dello “Stato islamico dell’Iraq e del Levante” è chiaro: Damasco deve diventare la capitale di un Califfato islamico con l’instaurazione di un governo fondamentalista. Dall’altra parte, la coalizione anti-Assad, che ha animato le prime proteste sull’onda della Primavera araba, vuole abbattere il regime per iniziare un processo che porti alla democrazia. Tuttavia, nel confronto armato i jihadisti sembrano prevalere rispetto a quelli che vengono definiti moderati (ammesso che si possa usare questo termine durante una guerra civile).

Gli Stati Uniti avevano già manifestato scetticismo sull’affidabilità delle opposizioni, limitando almeno inizialmente la fornitura di armi. Solo l’attacco chimico, attribuito al regime di Damasco, aveva spinto Washington a un maggior sostegno alle truppe ribelli. Per Barack Obama, il nuovo fronte rappresenta un altro dilemma sull’eventuale intervento in Siria.

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