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mercoledì 25 settembre 2013 14:13

13 gruppi armati non riconoscono la Coalizione Nazionale dell’Opposizione
di Sonia Grieco



La Coalizione Nazionale di Ahmad Tomeh "non ci rappresenta e quindi non la riconosciamo", recita il documento sottoscritto da diverse formazioni di stampo islamista.

Roma, 25 settembre 2013, Nena News - Sono sempre più marcate e ufficiali le divisioni all'interno degli insorti siriani, che da trenta mesi combattono contro le forze governative fedeli al presidente Bashar al Assad, ma si scontrano anche tra loro. Ieri, tredici gruppi di ribelli in una dichiarazione congiunta hanno formalmente preso le distanze da ogni formazione di opposizione che abbia il suo quartier generale all'estero.

"La Coalizione nazionale e il governo (in esilio) di Ahmad Tomeh non ci rappresentano e quindi non li riconosciamo", recita il documento sottoscritto da diverse formazioni di stampo islamista, tra cui il Fronte Al-Nusra, da membri dell'Esercito siriano libero (ESL), dal gruppo Liwa al-Tawhid che combatte nella provincia settentrionale di Aleppo, dal gruppo radicale Ahrar al Sham e dalla 19esima Divisione che si è formata di recente da una costola dell'ESL. Dunque si registrano defezioni nell'Esercito siriano libero, che coordina le sue attività con il Consiglio Nazionale Siriano dal dicembre 2011 e sostiene la Coalizione Nazionale istituita lo scorso novembre a Doha. Il documento, infatti, si riferisce esplicitamente alla Coalizione nazionale, che riunisce sessanta esponenti dell'opposizione ad Assad, tra cui 22 del Consiglio nazionale siriano che ha sede a Istanbul.

L'obiettivo politico dei tredici gruppi firmatari della dichiarazione è l'istituzione di uno Stato islamico in Siria. Nella dichiarazione, infatti, c'è anche un appello a combattenti e civili a "unirsi in un contesto chiaramente islamico, basato sulla sharia come unica fonte del diritto". In Siria la contrapposizione tra le diverse forze di opposizione, in disaccordo sui futuri assetti del Paese nel dopo-Assad, ha portato a scontri armati e di recente c'è stata un'intensificazione delle violenze tra varie fazioni ribelli e il gruppo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante - Isil (precedentemente conosciuto come al-Qa'eda in Iraq), il cui leader è Abu Bakr al-Baghdadi. L'Isil è stato inserito nella lista dei gruppi terroristici dagli Stati Uniti e la scorsa settimana ha "dichiarato guerra" ad altre due formazioni di ribelli attive nella zona di Aleppo. 

Nel teatro di guerra siriano la situazione si fa sempre più intricata, con un'opposizione che è diventata una galassia di sigle talvolta in contrasto, anche armato, tra loro. Ora si parla di "stallo" militare sul campo, ma i combattimenti continuano, mentre la diplomazia internazionale discute della soluzione della crisi.

Ieri il segretario di Stato Usa, John Kerry, e il suo omologo russo, Sergei Lavrov, si sono incontrati a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni unite. Un colloquio "costruttivo" e "produttivo", hanno detto, ma i negoziati sinora non paiono conclusivi. Intanto, resta l'emergenza umanitaria nel Paese, dove i combattimenti hanno fatto centomila morti e sei milioni di sfollati, di cui due milioni fuggiti all'estero, soprattutto in Libano, Giordania e Turchia. Nena News

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