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8 Nov 2013

Chi comanda lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante?

La domanda nasce sempre più spontanea negli ambienti siriani contrari sia ad Asad che al jihadismo: dietro la convergenza d’interessi tra il regime di Damasco e lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (più noto con l’acronimo inglese Isis o con quello arabo Daesh), si nasconde anche un più consolidato legame di cooperazione?

Anche se Bassel Oudat sull’Ahram Weekly in inglese ha tentato di illustrare la questione e mentre si moltiplicano le iniziative dei siriani in Siria contro Daesh, la domanda è destinata a rimanere senza risposta. Ma anche il dubbio rimane.

Ricordiamo a tal proposito, che Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano scomparso nel nord della Siria alla fine di luglio 2013, secondo diverse informazioni non verificabili sul terreno è in mano proprio agli uomini di Daesh.

Un elemento che potrebbe fornire una qualche indicazione su chi tiene le fila di Daesh è l’eventuale futura reazione dei vertici del gruppo alla nuova presa di posizione annunciata l’8 novembre 2013 dal leader di al Qaida, Ayman Zahawiri.

In un audio messaggio trasmesso da al Jazira, Zawahiri  ha di fatto sciolto Daesh, affermando che il gruppo tornerà a operare in Iraq, che si chiamerà come in origine “Stato islamico dell’Iraq” e che il suo comandante continuerà a essere, per un anno, Abu Bakr al Baghdadi.

Il leader qaedista ha inoltre annunciato che è la Jabhat an Nusra a rappresentare al Qaida in Siria e che questa sarà guidata ancora per un anno dall’attuale comandante, Abu Muhammad al Jawlani.

Zawahiri ha poi detto che lo Stato islamico dell’Iraq e la Nusra dovranno collaborare tra loro e che dovranno cessare ogni controversia o scontro tra i loro uomini.

Le due sigle si differenziano, tra l’altro, per la composizione dei loro quadri: le gerarchie più alte di Daesh sono straniere mentre la manovalanza è siriana; la Nusra invece è per lo più diretta e composta da siriani.

Questo è un dato che ha rafforzato i dubbi circa la presenza nelle file di Daesh di infiltrati che potrebbero operare di fatto contro la causa dei ribelli siriani, finendo per favorire l’azione e la retorica di Asad.

Dopo l’esplicita presa di posizione di Zawahiri, se Baghdadi e Daesh continuano a fare il comodo loro in Siria, significa 1) che non sono più sotto al Qaida e/o che 2) Zawahiri non ha più vera autorità come leader dell’organizzazione fondata da Bin Laden.

Ci si domanderà allora chi è a capo di al Qaida. E ci si chiederà soprattutto – questione più urgente per il destino della Siria – chi muove i fili di Daesh e di Baghdadi.

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