Ansa
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10 novembre 2013

Quante “al Qaida” operano in Siria?

I vertici di al Qaida sconfessano l’azione e l’autorità del principale gruppo qaedista operativo in Siria e gettano così maggiori dubbi sull’agenda di una sigla – lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, Isil – che sembra avere sempre più interessi convergenti col regime del presidente Bashar al Assad, impegnato da oltre due anni nella repressione di proteste popolari presto trasformatesi in rivolta armata.

In un messaggio audio trasmesso dalla tv panaraba al Jazira, il leader di al Qaida, Ayman Zawahiri, ha annunciato che l’Isil tornerà a operare in Iraq, che si chiamerà come in origine “Stato islamico dell’Iraq” e che il suo comandante continuerà a essere, per un anno, Abu Bakr al Baghdadi.

Zawahiri ha inoltre annunciato che la Jabhat an Nusra, l’altra formazione qaedista operativa in Siria, rimarrà competente nei territori siriani e che sarà guidata, ancora per un anno, dall’attuale comandante Abu Muhammad al Jawlani.

Per Lorenzo Declich, studioso di mondo islamico e di movimenti estremisti, “i piani su cui valutare il nuovo messaggio di Zawahiri sono almeno due. Il primo riguarda l’effettività della leadership al livello dell’intera organizzazione di al Qaida”.

Già nell’aprile scorso Baghdadi non aveva seguito le direttive di Zawahiri e, senza consultarsi, aveva dichiarato la propria leadership e fatto nascere l’Isil. Nel messaggio odierno, Zawahiri ha ricordato l’episodio censurando pubblicamente “l’errore” del suo sottoposto.

A questo punto per Declich, si “dovrà attendere la risposta – ufficiale o meno – di Baghdadi per scoprire se il dissidio è rientrato”. “Il secondo piano per valutare la dichiarazioni di Zawahiri – prosegue Declich – ha a che vedere con il teatro siriano.

Diversi osservatori hanno messo in luce la composizione parzialmente diversa delle due organizzazioni qaidiste, Nusra e Isil: la prima più ‘siriana’ soprattutto a livello di leadership; la seconda più ‘irachena’ e con un maggiore contatto con la rete del jihadismo internazionale, oltre che meglio foraggiata, meno collaborativa con gli altri gruppi armatisiriani, jihadisti o meno”.

Inoltre, sottolinea lo studioso italiano già docente all’Università Orientale di Napoli, l’Isil “è più inviso alle diverse anime della rivoluzione siriana, che sempre di più vedono in questo gruppo un’espressione eguale e contraria dell’oppressione che vanno combattendo da tre anni a questa parte, giungendo anche ad accusare l’Isil di essere una emanazione del regime di Assad”.

In questo senso, secondo Declich, il messaggio di Zawahiri, “indica un desiderio del capo di al Qaida di uscire dall’angolo e ristabilire un contatto con le altre forze che combattono il regime”. A tal proposito si ricorda che “l’Isil, a differenza della Nusra, non fa parte della compagine jihadista formatasi recentemente nel Paese e che raccoglie un buon numero di gruppi della galassia jihadista interna che si oppone ad Assad”.

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