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24.09.2013

Obama all’Onu: “Serve risoluzione forte contro Assad. Pronti a tutto per la sicurezza internazionale”
di Gabriella Tesoro

"La comunità internazionale deve imporre un bando alle armi chimiche, è nell'interesse degli Stati Uniti e del mondo". Così è intervenuto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nel corso di un incontro all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York in cui erano presenti 131 capi di Stato e 60 ministri degli Esteri.

Obama ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di approvare una risoluzione forte per imporre alla Siria di mantenere i suoi impegni, vale a dire la distruzione del suo arsenale chimico, altrimenti le Nazioni Unite si dimostrerebbero incapaci "di far rispettare il divieto" sulle armi.

Su chi sia in possesso di queste armi micidiali Obama non ha dubbi: solo ed esclusivamente il presidente siriano Assad: "È un insulto alla ragione umana suggerire che qualcun altro abbia portato avanti questo attacco", ipotesi che, al contrario, è stata avanzata più volte dalla Russia.

Secondo Obama, l'accordo sulle armi chimiche è fondamentale per raggiungere una soluzione politica in Siria ed è giunto il momento che la Russia comprenda che ci potrebbe essere un'escalation di violenza nel territorio. "Non siamo nella Guerra Fredda, non ci sono giochi da vincere, gli Stati Uniti non hanno interessi in Siria" ha specificato Obama. Quello che però sta a cuore a Washington è "impedire che la Siria diventi il paradiso dei terroristi".

Gli Usa non si esprimono su un possibile cambio di leadership in Siria: "Non è compito nostro", ma si dicono pronti a portare avanti gli aiuti umanitari, anche per la ricostruzione del Paese perché "queste popolazioni non sono in grado di risolvere questa situazione da sole".

In seguito, Obama ha illustrato la sua idea politica per quanto riguarda non solo il Medioriente, ma anche il Nordafrica. Gli Stati Uniti sono pronti a usare qualsiasi mezzo, compreso l'uso della forza militare, per garantire la sicurezza della comunità internazionale. Washington si impegna a migliorare le capacità di queste popolazioni rispettando la loro sovranità, ma se si tratta di terrorismo è pronta "ad agire". Tuttavia, Obama ha specificato che la democrazia non si impone con la forza e non si raggiunge se in gioco ci sono solo gli Usa. Diventa quindi necessario un "partenariato internazionale".

Sulla Primavera Araba, il presidente ha affermato che se in Tunisia la rivolta ha mandato "un messaggio di speranza", in Egitto, il processo democratico è stato assai più difficile, in quanto "Morsi è stato eletto democraticamente". Tuttavia, benché l'America sia stata accusata di avere preferenze tra le parti in conflitto al Cairo "noi abbiamo cercato di non immischiarci" e "abbiamo incoraggiato un governo che riflettesse la volontà popolare".

Le questioni al momento più importanti per la Casa Bianca sono il conflitto arabo-israeliano e la distruzione della armi nucleari. "Non sono gli unici obiettivi, ma risolverli contribuirà alla pace" nell'area. Innanzitutto, Obama promette di non compromettere il suo impegno a Gerusalemme, ma ritiene che i palestinesi abbiano il diritto di vivere nel loro territorio.

Per quanto riguarda la recente apertura da parte di Teheran, gli Usa sono fiduciosi. "Non credo che la faccenda possa essere risolta da un giorno all'altro - ha aggiunto Obama - ma ci potrebbero essere le basi per un accordo sul programma nucleare dell'Iran basato sulle recenti dichiarazioni della leadership iraniana". Tuttavia, "alle promesse devono seguire i fatti".

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