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sabato 25 maggio 2013 10:07

Lo strano esilio di Marwa, 20 anni
di Riccardo Cristiano



Si chiama Marwa Olleik. Viveva nel sud del Libano. Ieri si è trasferita di fretta e furia a Beirut. Criticava Hezbollah, si è ritrovata con il portone di casa incendiato.

Marwa Olleik, 20anni, appartenente alla comunità sciita libanese. Residente di un piccolo villaggio libanese del profondo sud, quello dove il pieno controllo politico e sociale è nelle mani di Hezbollah. 

"Da quando è cominciata la rivoluzione siriana mi sono sempre sentita dalla parte degli insorti. Pensavo che se loro vogliono liberarsi di Assad hanno diritto di dirlo e di farlo e io dovevo stare con loro. Se poi domano vorranno liberarsi dell'Esercito Libero Siriano avranno il diritto di dirlo e di farlo e io starò con loro." Idee, le sue, che sembrano radicarsi nel profondo di quella educazione sciita che deve aver ricevuto, di quel sentirsi naturalmente "partigiani degli oppressi".

"Ecco perchè da subito ho cominciato a mettere su facebook post e foto in favore degli insorti. All'inizio era in pochi a curarsi di me. Poi, man mano che il coinvolgimento di Hezbollah si è fatto più ampio ed esplicito ho cominciato a ricevere da falsi account un'infinità di minacce e insulti. Ma ci sta, mi sono detta, e ho proseguito."

Tutto deve essere andato così fino al tragico spartiacque, la battaglia di Qusayr. Un evento che a noi ci riguarda assai poco, visto che poco se ne parla. Ma che per i libanesi (e non solo) è importantissimo. A Qusayr, ci sono 25mila residenti, la città è in mano agli insorti e l'assedio per riportarla sotto il controllo di Assad è guidato in prima persona dai miliziani di Hezbollah, che hanno ammesso ufficialmente e per la prima volta la portata del loro coinvolgimento in questa battaglia, all'estero e contro arabi (musulmani sunniti per la quasi totalità). 

"Quando è cominciata la battaglia di Qusayr io mi sono indignata, ho attaccato Hezbollah. E gli insulti da subito si sono fatti numerosissimi, sempre più gravi. Mi hanno definito prostituta, puttana del piacere di al-Asir (un leader del fondamentalismo sunnita) e poi hanno scritto che insultavo Sayyda Zeinab ( venerata figura femminile islamica, tra le più importanti dell'islam sciita). Io ho risposto scrivendo che è meglio insultare Sayyda Zeinab che uccidere bambini a Qusayr."

Il punto di svolta è stato quello.

" Il giorno seguente mio padre ha ricevuto telefonate minatorie, messaggi autoritari, in cui mi veniva imposto di ritrattare, scusarmi. L'ho fatto, subito, ma non è bastato . Mia madre mentre rientrava a casa ha ricevuto una telefonata che le intimava di restare dove era. Non l'ha fatto e arrivata a casa ha trovato il portone incendiato. A quel punto nuove telefonate hanno intimato il mio allontanamento dal villaggio. Dicendo che l'alternativa era trovarsi con tutta la casa bruciata."

Marwa sa anche spiegarsi il perché di tutto questo. "Sanno che il dissenso nella popolazione, tra gli sciiti, è altissimo. La gente non condivide la scelta di andare a uccidere civili, arabi come noi, per Assad. E lo dice, sempre più spesso. Ai funerali dei miliziani di Hezbollah che rientrano dalla Siria le madri, i parenti, gli amici che esprimono il loro dissenso è chiaro, noto evidente. Dovevano impedire che un piccolo caso come il mio incendiasse il pagliaio." 

ps:queste affermazioni di Marwa Olleik sono state rese ad Alex Rowell

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