http://www.huffingtonpost.it/
12/08/2013

Quell'impegno di padre Dall'Oglio, il blogger gesuita che aspettiamo ancora in redazione
di Stefano Baldolini

Non ho ancora conosciuto di persona padre Dall'Oglio. Né sentito la sua voce. È diventato blogger Huffington Post grazie a un contatto comune. Soltanto email rapide ed efficaci cosi come si conviene al cosiddetto giornalismo 2.0. Istruzioni semplici per aprire l'account. Una foto, peraltro ampliamente reperibile sul web.

Comunicazioni di servizio in cui si presentavano post e ci si ringraziava a vicenda. Dell'opportunità e/o della disponibilità reciproche. Lacerti di comunicazione da cui come per miracolo possono affiorare pezzi d'umanità. Andava bene così. Non c'era tempo per approfondire.

Il dramma siriano meritava una voce potente, chiara e soprattutto conoscitrice del contesto complicato. Padre Dall'Oglio non ha tergiversato e dal primo post "I nostri figli nel cuore dell'Occidente pagheranno la nostra indifferenza sulla Siria", ha preso posizione.

Ecco, la mia collera nasce da una totale perdita delle proporzioni da parte dei media europei e mondiali. La propaganda islamofoba pluridecennale ha addormentato le coscienze e quindi il genocidio in corso - una volta che il regime siriano è riuscito nell'operazione di far passare la repressione come un'azione antiterrorista - diventa come inevitabile.

Coerentemente, non ha evitato il confronto e iniziato a dialogare con i commentatori.

"Caro Nanni, - risponde a un lettore - mi rimprovera il mio schierarmi. Sento il dolore, non il giudizio, per delle Chiese e tanti cristiani che si sono schierati col regime invece che con la legittima rivendicazione di un popolo."

Per me padre Dall'Oglio rappresentava una creatura strana. Per certi versi irraggiungibile - cellulare iracheno (che ha squillato a vuoto ancora soltanto qualche giorno fa), qualche contatto fidato in Italia - eppure onnipresente su più media. Un gesuita virtuale. Su twitter poi era una specie di macchina da guerra.

O una macchina di pace, come quando ha lanciato un Appello per imporre alla Siria e in Siria un immediato cessate il fuoco al parlamento italiano, al parlamento europeo, al governo italiano.

Gli sforzi diplomatici della Comunità internazionale, finalizzati ad arrivare ad una Seconda Conferenza di Ginevra per definire una soluzione politica condivisa della guerra civile siriana, rischiano oggi di apparire solo un alibi per l'impotenza delle Istituzioni internazionali. Si esca dalla equivoca strategia di invocare una soluzione negoziata e contemporaneamente tollerare il proseguimento della guerra.

Nel suo post più complesso, e forse più importante, ha provato a elencare i sostenitori e le paradossali ragioni del sostegno a Bashar.

Un mezzo putiferio, che non ha mancato di sottolineare - sempre per mail - con una discreta autoironia: "Ecco, ne ho combinata un'altra .... era nata come risposta a un lettore cocciuto al mio post precedente ... poi ne è venuto fuori un altro articolo credo scottante."

Un lettore desidera "la risposta del prete" alla questione sulla legittimità dell'uso della forza da parte della comunità internazionale per favorire il successo della rivoluzione democratica e islamista siriana. Comincerò da prete e finirò da siriano. Nel mio cuore non c'è contraddizione.

"Saluti alla redazione ... quando vengo in Italia vi vengo a trovare. Sarò grato per critiche e suggerimenti", ci ha scritto una volta, sempre per email. Un impegno piccolo, tra i tanti suoi, più importanti.

Spero, come sembra, nonostante le cattive notizie e le pronte smentite, che sia ancora vivo e che l'incontro si possa finalmente combinare.

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