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16 Sett 2013

Ghuta 21 agosto 2013, qualcuno ha usato il gas

Dopo poco meno di un mese di acrobazie retoriche, possiamo togliere “presunto” nel riferirci all’attacco con gas compiuto da ignoti nella regione di Damasco, in particolare nella periferia meridionale e orientale Ghuta.

A stabilirlo sono le conclusioni del rapporto della missione di esperti incaricati dall’Onu di verificare la veridicità delle notizie emerse sin dal 21 agosto scorso.

E’ bene ricordare che la legittimità di questa commissione è stata riconosciuta dal regime siriano, dalla Russia e dall’Iran suoi principali alleati regionali.

E che nei giorni della kermesse retorica circa l’eventuale minaccia di attacco Usa a obiettivi del regime, gran parte dei sostenitori del regime di Damasco hanno chiesto a gran voce di attendere i risultati dell’inchiesta Onu sull’eventuale uso di armi proibite.

Dal regime siriano e dai suoi alleati mondiali e regionali e da tutti coloro che nelle opinioni pubbliche europee e nordamericane si sono sbracciati – in nome di “no alla guerra” e del rispetto della “legittimità internazionale” – ci si attende ora un’accettazione in toto dei risultati di questa inchiesta, che – è bene ricordarlo – non aveva il compito di indicare l’autore dell’attacco.

Qui di seguito una sintesi in italiano redatta dall’Ansa del testo integrale del rapporto Onu.

La missione di esperti Onu in Siria ha concluso che nell’attacco del 21 agosto scorso nella zona di Al Ghouta, in Siria, sono stati utilizzati “razzi terra-terra contenenti 350 litri di gas sarin”.

“Sulla base degli elementi acquisiti nell’ambito della nostra inchiesta – si legge nel rapporto del team di Ake Selltrom – la conclusione e’ che armi chimiche sono state utilizzate nel conflitto in corso nella Repubblica araba siriana contro i civili, inclusi bambini, su relativamente larga scala”.

Nel dossier, come previsto dal mandato conferito dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon agli ispettori, non si fa alcun riferimento a chi ha sferrato l’attacco, o ad eventuali responsabilita’ del presidente siriano Bashar al Assad.

Secondo il rapporto, la grande maggioranza degli elementi analizzati, provenienti dai sobborghi di Ein Tarma, Moadamiya e Zamalka, nell’area di Al Ghouta, sono risultati positivi al test per il gas sarin. Il team di Ake Sellstrom “ha intervistato piu’ di 50 sopravvissuti, personale medico e di primo intervento”.

Ha valutato “i sintomi individuali e raccolto campioni biomedici, anche da capelli, urina e sangue di 34 pazienti”. Inoltre, ha analizzato “campioni di munizioni, 30 campioni di suolo e ambientali”.

“I sopravvissuti – si legge – hanno parlato di bombardamenti, seguiti dalla comparsa di sintomi comuni, tra cui mancanza di respiro, disorientamento, rinorrea, irritazione agli occhi, visione offuscata, nausea, vomito, debolezza generale, perdita di conoscenza”.

Gli ispettori delle Nazioni Unite sostengono che le condizioni climatiche e l’orario dell’attacco, sferrato tra le 2 e le 5 del mattino, hanno massimizzato le sue conseguenze: “armi chimiche usate in tali condizioni meteorologiche massimizzano il loro potenziale impatto poiche’ i gas pesanti rimangono vicino al terreno e penetrano nelle cantine dove si rifugiavano i civili”.

Sempre secondo gli esperti Onu, alcuni razzi usati nell’attacco sarebbero arrivati da nord ovest. Il rapporto mostra fotografie e descrizioni accurate delle armi utilizzate: le lettere incise su uno degli ordigni fotografati sono in cirillico, mentre le munizioni utilizzate nell’area di Moadamiyah “coincidono con una delle varianti del razzo da artiglieria M14 con una testata originale o improvvisata”.

A Ein Tarma, invece, e’ stato usato “un razzo calibro 330 lungo una traiettoria est-sud est”.

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