Ansa
13 novembre 2013
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22 Nov 2013

Nasce Kurdistan siriano, almeno sulla carta

Nella Siria nord-orientale nasce almeno, sulla carta, il “Kurdistan occidentale”, distinto da quello “orientale” del nord-Iraq: l’annuncio è delle ultime ore ma era nell’aria da tempo. E sancisce la momentanea vittoria dell’ala siriana del Pkk, tornata vicina al regime di Damasco, e la marginalizzazione del ruolo delle forze sostenute dal presidente curdo-iracheno Massud Barzani.

Il tutto avviene sotto lo sguardo preoccupato della Turchia, che innalza un muro al confine con la Siria curda, e che sostiene invece apertamente il governo-ombra creato sempre nelle ultime ore dalla Coalizione delle opposizioni siriane in esilio (Cns).

A Qamishli, principale cittadina curda nel nord-est, una piattaforma di sigle guidate da Partito dell’Unione democratica (Pyd), versione siriana del Partito dei lavoratori curdi (Pkk), in passato e fino al 1999 alleata a Damasco, ha annunciato la nascita del “Consiglio dell’amministrazione civile di transizione” nell’area a maggioranza curda e diviso in tre zone che non godono pero’ di continuità territoriale: a est l’area di Qamishli, al centro quella di Kobani (Ayn Arab) e a ovest quella di Afrin (si veda carta qui sotto. In giallo le zone a maggioranza curda).

Ognuna di queste zone avra’ il suo consiglio locale e i membri saranno rappresentati in un “Consiglio regionale generale”. Come afferma il leader del Pyd, Saleh Muslim, il Consiglio regionale si riunirà nei prossimi giorni a Qamishli “per discutere della legge elettorale e delle altre questioni politiche, militari, di sicurezza ed economiche”.

Il Consiglio regionale eleggerà anche una sorta di mini governo ed entro febbraio prossimo – almeno secondo gli auspici del Pyd – si terranno le prime elezioni amministrative. Per Andrea Glioti, giornalista freelance milanese appena rientrato in Italia dopo sei mesi passati nelle regioni curdo-siriane, l’annuncio di Qamishli è “lo sviluppo di accordi sottoscritti a settembre scorso tra le maggiori forze curde locali ma da cui sono state escluse le sigle vicine a Barzani”.

Per Glioti non e’ certo un caso che l’annuncio di Qamishli sia stato fatto in contemporanea con la dichiarazione della nascita del governo-ombra delle opposizioni a maggioranza araba: “Quello curdo è un progetto alternativo, sostenuto dalla Russia, per imporre le rivendicazioni curde ai tavoli internazionali senza passare per l’approvazione del Cns sostenuto da Ankara e dagli occidentali”.

Inoltre, prosegue il giornalista in una conversazione telefonica con l’ANSA, questo annuncio “avviene ora perché il braccio armato del Pyd ha di recente conseguito una serie di vittorie significative (Ras Ayn e Yaarubiya, rispettivamente luglio e ottobre scorsi) contro i ribelli siriani arabi e con i loro alleati qaidisti”. Yaarubiya è un valico frontaliero con l’Iraq e “la sua presa apre le porte a un’eventuale esportazione di petrolio e gas, di cui sono ricche le regioni curdo-siriane, tenendo conto che il Pyd ha riavviato di recente la raffinazione petrolifera con l’implicito consenso del regime di Damasco”.

Le truppe fedeli al presidente Bashar al Assad sono ancora presenti in alcune sacche urbane di Qamishli e Hasake, il capoluogo della regione. “Ma il vero padrone del terreno sono le milizie del Pyd, anche perché militarmente il regime è impegnato altrove. Considerando quanto sia difficile che i lealisti tornino forti nel nord-est – afferma Glioti – è ipotizzabile che il Pyd consoliderà la sua posizione nell’area”.

“Certo – conclude – ogni avanzamento sul fronte curdo-orientale verrà pagato a caro prezzo dalle enclavi curde del centro (Kobani) e dell’ovest (Afrin), come già successo a luglio quando i jihadisti hanno sferrato attacchi contro località curde nella regione orientale di Aleppo”.

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