Il Fatto Quotidiano
26 agosto 2013

Gran Bretagna e Stati Uniti pensano all’attacco militare entro dieci giorni

Secondo alcuni giornali britannici, fonti governative confermano che David Cameron e Barack Obama starebbero valutando un intervento nel Paese. La decisione arriva dopo l'escalation di violenza del governo di Assad e il presunto utilizzo di gas a Damasco lo scorso 21 agosto. La notizia è stata smentita poche ore dopo da fonti della Casa Bianca. Il Cremlino fa sapere che non accetterà intrusioni nel territorio

La decisione è attesa nelle prossime ore: l’azione militare in Siria di Stati Uniti e Gran Bretagna potrebbe partire già la settimana prossima. Secondo alcuni giornali britannici, la marina nazionale sarebbe pronta ad unire le forze con gli americani per un eventuale attacco missilistico. Notizia che è stata smentita poche ore dopo dalla Casa Bianca. La discussione tra le due potenze però continua: “Una risposta”, ha dichiarato alla Bbc il ministro degli Esteri britannico William Hague, “all’uso di armi chimiche da parte del regime siriano sarebbe possibile anche senza l’appoggio unanime del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.

Si tratta di  in uno degli sviluppi possibili in risposta all’escalation dopo il presunto attacco a Damasco dello scorso 21 agosto, in seguito al quale, secondo le forze dell’opposizione, hanno perso la vita circa 1300 persone e molti bambini. Il Daily Telegraph online cita fonti governative britanniche secondo cui continueranno i contatti tra il premier David Cameron e il presidente americano Barack Obama a riguardo, precisando tuttavia che nel caso in cui una decisione in questa direzione venga presa l’azione militare potrebbe partire entro la prossima settimana. Il Daily Mail online scrive che l’ipotesi è stata discussa durante una telefonata di 40 minuti tra Cameron e Obama e che una decisione verrà presa entro 48 ore.

La Russia fa sapere che in caso di intervento, non starebbe a guardare. In una telefonata di Sergej Lavroval suo omologo Usa John Kerry, il capo della diplomazia russa ha sottolineato che le “dichiarazioni ufficiali fatte negli ultimi giorni da Washington sul fatto che le truppe americane sono pronte ad intervenire nel conflitto siriano sono viste con profonda preoccupazione” da Mosca. “Si ha l’impressione che certi circoli, inclusi quelli sempre più attivi nei loro appelli per un intervento militare scavalcando l’Onu, stiano francamente tentando di spazzar via gli sforzi comuni russo-americani degli ultimi mesi per convocare una conferenza internazionale per una risoluzione pacifica della crisi”.

Nel frattempo, la Turchia fa sapere che parteciperà a qualsiasi coalizione internazionale che decida di intervenire in Siria anche se non sarà possibili raggiungere un più vasto consenso nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. “La nostra priorità – ha detto il ministro degli esteri turco al quotidiano Milliyet – è sempre stata agire con la comunità internazionale, con le Nazioni Unite. Se tale decisione non emergerà dal consiglio di sicurezza, in agenda saranno messe delle alternative. Attualemente circa 36-37 paesi stanno discutendo delle alternative. Se si formerà una coalizione contro la Siria in questo processo, la Turchia prenderà il suo posto”.

Gli ispettori delle Nazioni Uniti inviati in Siria per verificare l’uso di armi chimiche visiteranno oggi i sobborghi di Damasco che, in base a video diffusi la scorsa settimana dall’opposizione, sono stati colpiti da un attacco chimico che ha fatto circa 1.300 vittime. Il sopralluogo arriva dopo il via libera del regime, concesso solo domenica 26 agosto. Ma gli Stati Uniti hanno già fatto sapere di ritenere che l’ispezione arrivi troppo tardi perchè possa portare ad accertamenti attendibili. Le accuse sull’uso di armi chimiche nei sobborghi a sud e a est di Damasco, mosse inizialmente dall’opposizione, hanno trovato una prima conferma da parte di Medici senza Frontiere, che ha parlato di almeno 355 persone morte per aver inalato sostanze “neurotossiche”. L’organizzazione, tuttavia, non si è pronunciata sulla responsabilità dell’attacco. Il regime di Bashar al-Assad ha respinto ogni accusa e ha annunciato il ritrovamento di sostanze chimiche in un tunnel dei ribelli situato nel sobborgo di Jobar, tra quelli colpiti dall’attacco. In un’intervista al quotidiano russo Izvestia pubblicata questa mattina, Assad ha affermato che le accuse rivoltegli dall’Occidente sono “un insulto al buonsenso” che “hanno motivazioni politiche e sono suscitate dalla serie di vittorie che le forze del governo stanno ottenendo contro i terroristi”.

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