Originale: The Nation
10 maggio 2013
http://znetitaly.altervista.org
15 Maggio 2013

Intervista a Julian Assange
di Chris Hedges
traduzione di Giuseppe Volpe

Un minuscolo assaggio della vasta rete sotterranea di agenzie governative e dei servizi segreti di tutto il mondo dediti a distruggere WikiLeaks e ad arrestare il suo fondatore, Julian Assange, si ha all’esterno dell’edificio di mattoni rossi in Hans Crescent Street che ospita l’Ambasciata Ecuadoriana. Assange, il più famoso rifugiato politico del mondo, si trova dallo scorso giugno nell’ambasciata che gli ha offerto rifugio. Poliziotti britannici, in giubbotti antiproiettile di Kevlar, se ne stanno appollaiati notte e giorno sugli scalini che portano all’edificio e altri aspettano nell’ingresso direttamente di fronte alla porta dell’ambasciata. Un agente sosta all’angolo di una via laterale su cui si affacciano gli iconici grandi magazzini Harrods, a mezzo isolato di distanza, in Brompton Road.  Un altro agente sbircia da una finestra di un edificio vicino a pochi metri dalla stanza da letto di Assange, sul retro dell’ambasciata. Poliziotti se ne stanno ventiquattr’ore su ventiquattro in un furgono di comunicazioni con una quantità di antenne che presumibilmente cattura ogni forma elettronica di comunicazione dell’appartamento di Assange al piano terra.

Il Servizio di Polizia Metropolitana (MPS), o Scotland Yard, ha affermato che il costo stimato di circondare l’ambasciata ecuadoriana dal 19 giugno 2012, quando Assange è entrato nell’edificio, fino al 31 gennaio 2013, è pari a 4,5 milioni di dollari.

La Gran Bretagna ha respinto la richiesta ecuadoriana che sia concesso ad Assange un salvacondotto sino a un aeroporto. E’ in un limbo. E’, ha detto, come vivere in una “stazione spaziale”.

“Lo status quo, per loro, è una sconfitta,” dice Assange della campagna guidata dagli USA contro di lui, mentre eravamo seduti nella sua piccola stanza da lavoro, sovraffollata di cavi e di apparecchiature informatiche. Ha una chioma di capelli grigi e una corta barba grigia e indossa una tradizionale camicia ricamata bianca ecuadoriana. “Il Pentagono ha minacciato WikiLeaks e me personalmente, ha preteso che distruggessimo tutto quanto avevamo pubblicato, ha preteso che smettessimo di ‘sollecitare’ nuove informazioni da fonti interne al governo statunitense, ha preteso, in altre parole, il totale annientamento di un editore. Ha affermato che se non ci fossimo autodistrutti in quel modo, saremmo stati ‘obbligati’ a farlo”.

“Ma hanno fallito”, prosegue. “Hanno deciso le regole a proposito di cosa sia una vittoria. Hanno perso in ogni battaglia che hanno deciso. La loro sconfitta è totale. Abbiamo vinto il premio grosso. E’ difficile esagerare la perdita della faccia. Il Pentagono ha diffuso nuovamente le sue minacce il 28 settembre dell’anno scorso. Questa volta ci siamo messi a ridere. Le minacce si gonfiano rapidamente. Ora il Pentagono, la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato intendono mostrare al mondo che razza di perdenti vendicativi sono mediante la persecuzione di Bradley Manning, mia e dell’organizzazione più in generale.”

Assange, Manning e WikiLeads, rendendo pubblico nel 2010 mezzo milione di documenti interni del Pentagono e del Dipartimento di Stato, assieme al video del 2007 dei piloti di un elicottero USA che abbattono freddamente civili iracheni, tra cui bambini e due giornalisti della Reuters, hanno denunciato efficacemente l’ipocrisia dell’impero, la sua violenza indiscriminata e il suo uso della tortura, le sue menzogne, la sua corruzione e le sue crudeli tattiche d’intimidazione. WikiLeaks ha acceso un riflettore sul funzionamento interno dell’impero – il ruolo più importante della stampa – e per questo è diventata la preda dell’impero. Chi, in giro per il mondo, ha la capacità informatica di scovare i segreti dell’impero è ora colui che l’impero teme di più. Se perdiamo questa battaglia, se questi ribelli saranno sconfitti, sarà la buia notte del totalitarismo delle grandi imprese. Se vinciamo, se lo stato dell’industria sarà smascherato, potrà essere distrutto.

Dirigenti del governo statunitense, citati in dispacci diplomatici australiani ottenuti da The Saturday Age, hanno descritto la campagna contro Assange e WikiLeaks come “senza precedenti, sia per natura sia per portata”. La portata dell’operazione è stata anche desunta dalle dichiarazioni rese durante le udienze preprocessuali della causa contro Manning. Il Dipartimento statunitense della Giustizia apparentemente pagherà alla società appaltatrice ManTech di Fairfax, Virginia, più di due milioni di dollari solo quest’anno per un sistema informatico che, secondo l’offerta, appare progettato per gestire i documenti dell’accusa. La descrizione governativa dello strumento parla solo di “Software WikiLeaks e Manutenzione delle Attrezzature”.

Il pubblico ministero capo governativo nel caso Manning, il maggiore Ashden Fein, ha dichiarato alla corte che la pratica dell’FBI che tratta della rivelazione dei documenti governativi attraverso WikiLeaks ha “42.135 pagine, o 3.475 documenti”, escluso l’enorme volume di materiale accumulato dall’indagine del Grand Jury. A Manning, ha dichiarato Fein, sono riservate solo 8.741 pagine di 636 documenti diversi di quella pratica riservata dell’FBI.

Non ci sono divisioni tra i dipartimenti governativi o tra i due maggiori partiti politici sulla sorte da riservare a Assange. “Penso che dovremmo essere chiari al riguardo. WikiLeaks e quelli che diffondono informazioni in questo modo alla gente sono criminali, prima di tutto e soprattutto,” ha dichiarato l’allora segretario ai rapporti con la stampa, Robert Gibbs, parlando per conto dell’amministrazione Obama, in un aggiornamento alla stampa nel 2010.

La senatrice Dianne Feinstein, Democratica, e l’allora senatore Christopher S. Bond, Repubblicano, hanno affermato in una lettera congiunta al procuratore generale USA in cui chiedevano l’incriminazione di Assange: “Se Mr. Assange e i suoi possibili complici non possono essere incriminati in base alla Legge sullo Spionaggio (o in base a qualsiasi altra norma) voglia sapere che noi siamo pronti e disposti ad appoggiare i suoi sforzi per ‘colmare i vuoti’ della legge, come anche lei ha citato …”

La Repubblicana Candice S. Miller, una deputata statunitense del Wisconsin, ha detto alla Camera: “E’ ora che l’amministrazione Obama tratti WikiLeaks per quella che è: un’organizzazione terroristica, le cui continue operazioni minacciano la nostra sicurezza. Chiudetela! Chiudetela! Chiudete questi terroristi, questo sito terrorista, WikiLeaks. La chiuda, procuratore generale [Eric] Holder!”

Almeno una dozzina di enti governativi statunitensi, tra cui il Pentagono, l’FBI, il Dipartimento d’Indagine Penale dell’Esercito, il Dipartimento della Giustizia, l’Ufficio del Direttore dei Servizi Nazionali d’Informazione e il Servizio della Sicurezza Diplomatica, è assegnata al caso WikiLeaks, mentre alla CIA e all’Ufficio del Direttore dei Servizi Nazionali d’Informazione è assegnato il compito di individuare le supposte violazioni della sicurezza da parte di WikiLeaks. L’attacco globale – che ha visto l’Australia minacciare di revocare il passaporto a Assange – fa parte della terrificante metamorfosi della “guerra al terrore” in una più vasta guerra contro le libertà civili. E’ diventata una caccia non ai veri terroristi, bensì una caccia a tutti quelli in grado di rivelare i crimini montanti dell’élite al potere.

La rete a strascico si è estesa a ogni persona o organizzazione che corrisponda al profilo di chi abbia le competenze tecniche e l’inclinazione a introdursi negli archivi del potere e a diffondere le informazioni tra il pubblico. Non conta più se sia stato commesso un reato. Il gruppo Anonymous, che ha organizzato attacchi informatici contro enti governativi a livello locale e federale, ha visto Barrett Brown – un giornalista collegato ad Anonymous e specializzato in appaltatori dell’esercito e dei servizi d’informazione – arrestato assieme a Jeremy Hammond, un attivista politico accusato di aver fornito a WikiLeaks 5,5 milioni di email tra la società di sicurezza Strategic Forecasting (Stratfor) e i suoi clienti. Brown e Hammond sono stati apparentemente arrestati per le accuse mosse da un informatore di nome Hector Xavier Monsegur – noto come Sabu – che risulta aver tentato di intrappolare WikiLeaks sotto supervisione dell’FBI.

Per incastrare e spiare attivisti Washington ha utilizzato una molteplicità di informatori, tra cui Adrian Lamo, che ha venduto Bradley Manning al governo statunitense.

Collaboratori o sostenitori di WikiLeaks sono regolarmente fermati – spesso in aeroporti internazionali – e sono compiuti tentativi di reclutarli come informatori. Jérémy Zimmermann, Smàri McCarthy, Jacob Appelbaum, David House e uno dei legali di Assange, Jennifer Robinson, sono stati tutti avvicinati o interrogati. Le tattiche usano spesso la mano pesante. McCarthy, un’islandese e attivista di WikiLeaks, è stato incarcerato quando si è recato negli Stati Uniti ed è stato interrogato a lungo Immediatamente dopo, tre uomini identificatisi come dell’FBI hanno avvicinato McCarthy a Washington. Gli uomini hanno tentato di reclutarlo come informatore e gli hanno dato istruzioni su come spiare WikiLeaks.

Il 24 agosto 2011 sei agenti dell’FBI e due pubblici ministeri sono atterrati in Islanda su un jet privato. La squadra ha dichiarato al governo islandese di aver scoperto un piano di Anonymous per attaccare i computer del governo islandese. Ma è stato subito chiaro che la squadra era venuta con un programma molto diverso. Gli statunitensi hanno trascorso i pochi giorni successivi, in flagrante violazione della sovranità islandese, a interrogare Sigurdur Thordarson, un giovane attivista di WikiLeaks, in varie stanze d’albergo di Reykyavik. Thordarson, dopo che la squadra USA era stata scoperta da ministero dell’interno islandese ed espulsa dal paese, è stato portato a Washington, DC, per quattro giorni di ulteriori interrogatori. Thordarson sembra aver deciso di collaborare con l’FBI. E’ stato riferito dalla stampa islandese che si è recato in Danimarca nel 2012 e ha venduto all’FBI per 5.000 dollari dischi fissi di computer sottratti a WikiLeaks.

Ci sono stati ordini segreti di perquisizione per informazioni da fornitori di servizi Internet [providers], tra cui Twitter, Google e Sonic, e anche sequestri di informazioni su Assange e WikiLeaks dalla società Dynadot, un gestore di nomi di dominio e di server di siti web.

La valigetta e il computer di Assange sono stati rubati su un volo dalla Svezia alla Germania il 27 settembre 2010. Le sue carte di credito sono state bloccate. Il principale conto per le donazioni a WikiLeaks su Moneybookersè stato chiuso dopo essere stato inserito in una lista nera in Australia e in una “lista di osservazione” negli Stati Uniti. Società di servizi finanziari come Visa, Mastercard, PayPal, Western Union e American Express, in seguito a denunce contro WikiLeaks del governo statunitense, hanno boicottato l’organizzazione. Nel mese scorso la Corte Suprema dell’Islanda ha ritenuto illegale il boicottaggio e ordinato che sia cancellato in Islanda entro l’8 maggio. Ci sono stati numerosi attacchi del genere “negazione di servizio” contro l’infrastruttura di WikiLeaks.

E c’è stata una campagna ben orchestrata di diffamazione di Assange, compresa la descrizione distorta del caso di cattiva condotta sessuale portato davanti contro di lui dalla polizia svedese. Assange non è stato accusato formalmente di un reato. Le due donne coinvolte non lo hanno accusato di stupro.

L’eroismo di Bradley Manning si estende al suo costante rifiuto, nonostante quella appare essere una tremenda pressione, di implicare Assange in spionaggio. Se Manning affermasse che Assange gli aveva dato istruzioni su come scovare documenti classificati, gli Stati Uniti potrebbero tentare di accusare Assange di spionaggio.  

Assange ha chiesto asilo nell’ambasciata ecuadoriana dopo aver esaurito la sua battaglia per evitare l’estradizione dal Regno Unito in Svezia. Lui e i suoi avvocati affermano che un’estradizione in Svezia significherebbe un’estradizione negli Stati Uniti. Se la Svezia rifiutasse di piegarsi alla richiesta statunitense di Assange, il rapimento o la “consegna straordinaria” resterebbero un’opzione per Washington.

Al rapimento è stata data copertura legale da un documento redatto nel 1989 dal Dipartimento della Giustizia affermante che “lo FBI può far uso della sua autorità legale per indagare e arrestare persone per violazioni della legge degli Stati Uniti, anche se le azioni dello FBI contravvengono alla legge internazionale consuetudinaria” e che un “arresto che non sia conforme alla legge internazionale o straniera non viola il Quarto Emendamento”. Si tratta di un esempio sbalorditivo del doppio linguaggio orwelliano dello stato della sicurezza e della sorveglianza. La persecuzione di Assange e di WikiLeaks e la pratica della consegna straordinaria implicano fare a brandelli il Quarto Emendamento, che era inteso a proteggerci da perquisizioni e sequestri irragionevoli e che richiede che un mandato sia autorizzato da un giudice e sia supportato dalla causa probabile.

Due svedesi e un britannico sono stati sequestrati dagli Stati Uniti lo scorso agosto da qualche parte in Africa – si suppone sia avvenuto in Somalia – e trattenuto in uno dei loro siti neri. Sono riapparsi improvvisamente – con il britannico privato della sua cittadinanza – a dicembre in un tribunale di Brooklyn ad affrontare accuse di terrorismo. La Svezia, anziché contestare l’estradizione dei suoi due cittadini, ha lasciato cadere le accuse svedesi contro i detenuti per consentire che avesse luogo la ‘consegna’. I detenuti, ha riferito il Washington Post, sono stati incriminati segretamente da un grand jury federale due mesi dopo essere stati catturati.

La perseveranza di WikiLeaks, nonostante l’aggressione, è stata rimarchevole. Nel 2012 ha diffuso circa 5,5 milioni di documenti trasmessi o ricevuti dalla società privata di sicurezza Stratfor. I documenti, noti come “i File dell’Intelligence Globale”, comprendevano una email datata 26 gennaio 2011 di Fred Burton, un vicepresidente della Stratfor, che scriveva: “Testo da non pubbl. Noi [governo USA] abbiamo un’incriminazione sigillata contro Assange. PF proteggere [l’informazione – n.d.t.].”

La più recente incursione di WikiLeaks nella piena pubblicizzazione comprende i documenti Kissinger, o la Biblioteca Pubblica WikiLeaks sulla Diplomazia USA. I documenti, che incorporano un notevole motore di ricerca, offrono accesso a 1,7 milioni di comunicazioni diplomatiche, un tempo confidenziali ma ora pubbliche, che erano state trasmesse tra il 1973 e il 1976. Henry Kissinger, segretario di stato dal settembre 1973 al gennaio 1977, è stato l’autore di molti dei 205.901 dispacci che trattano delle sue attività.

Dai documenti risulta che lo scomparso primo ministro indiano Rajiv Gandhi può essere stato assunto dal gruppo svedese Saab-Scania per aiutare a vendere all’India i suoi caccia da combattimento Viggen quando sua madre, Indira Gandhi, era primo ministro.

Nel 1975 Kissinger, durante una conversazione con l’ambasciatore statunitense in Turchia e con due diplomatici turchi e ciprioti assicurò i suoi ospiti che avrebbe potuto aggirare un embargo ufficiale agli armamenti in vigore. “Prima della Legge sulla Libertà d’Informazione ero solito dire: ‘Le cose illegali le facciamo subito; per quelle incostituzionali ci vuole un po’ di tempo.’ [risata]. Ma dopo la Legge sulla Libertà d’Informazione ho paura a dire cose simili”.

I documenti, oltre a dettagliare collaborazioni con dittature militari in Spagna e in Grecia, dimostrano che Washington ha creato eccezioni riguardo alla tortura per consentire al governo militare del Brasile di ricevere aiuti statunitensi.

I documenti sono stati ottenuti dall’Amministrazione Nazionale degli Archivi e c’è voluto un anno per prepararli in un formato digitale accessibile. “E’ essenzialmente quello che stava facendo Aaron Swartz, rendere disponibili documenti che sino erano difficilmente accessibili o che si potevano ottenere soltanto attraverso un intermediario” ha detto Assange nell’intervista.

Swartz è stato l’attivista di Internet arrestato nel gennaio del 2011 per aver scaricato più di cinque milioni di articoli di studiosi da JSTOR, una borsa dell’informazione per riviste accademiche. Swartz è stato accusato da procuratori federali di due reati telematici e di undici violazioni della legge sulle Frodi e le Violazioni Telematiche. Le accuse comportavano la minaccia di un milione di dollari di multa e di 35 anni di carcere. Swartz si è suicidato lo scorso 11 gennaio.

Assange, 41 anni, lavora per la maggior parte della notte e dorme fino al tardo pomeriggio. Anche se una lampada a raggi ultravioletti, è pallido, non sorprendentemente per uno che si espone alla luce del sole da quasi un anno. Rilascia raramente interviste. Un tapis roulant è ripiegato contro una parete del suo alloggio; dice che lo sistema e cerca di percorrere da cinque a otto chilometri al giorno. Riceve visite del suo addestratore personale con il quale pratica corpo libero e boxe. E’ allampanato, alto quasi un metro e novanta centimetri ed essuda una naturale, nervosa energia. Salta, a volte in modo sconcertante, da un argomento all’altro, da idea a idea, con un eloquio veloce che cerca di tenere il passo con la cascata dei suoi pensieri. Lavora con un piccolo gruppo di collaboratori e ha un flusso costante di visitatori, comprese celebrità quali Lady Gaga. Quando l’ambasciatrice ecuadoriana Ana Alban Mora e Bianca Jagger si sono presentate in un tardo pomeriggio, Assange ha tirato fuori i bicchieri e ha versato a tutti del whiskey da una riserva di liquori che tiene in un armadietto. Le sue visitatrice hanno chiacchierato a un tavolinetto rotondo, sedute su poltroncine di similpelle. La Jagger ha voluto sapere come proteggere il suo sito dai pirati. Assange le ha detto di “fare molte copie di backup”.

E’ da questa stanza che Assange e i suoi sostenitori hanno organizzato una campagna elettorale per un seggio presso la camera alta del parlamento australiano. Sondaggi pubblici nello stato del Victoria, dove Assange è candidato, indicano che ha una buona possibilità di vincere.

Assange comunica con la sua rete globale di associati e sostenitori fino a diciassette ore al giorno attraverso numerosi cellulari e una molteplicità di computer portatili. Cripta le sue comunicazioni e straccia religiosamente qualsiasi cosa abbia messo su carta. I frequenti movimenti del cordone di polizia fuori dalla sua finestra rendono difficile dormire. E gli manca suo figlio, che ha cresciuto da solo da padre celibe. Può avere anche una figlia, ma non parla pubblicamente dei suoi figli, rifiutandosi di rivelare le loro età e dove vivono. La sua famiglia, dice, ha ricevuto minacce di morte. Non vede i figli da quando sono cominciati i suoi problemi legali. Il costo emotivo e pesante quanto quello fisico.

Assange afferma di considerare ruolo principale di WikiLeaks dar voce alle vittime delle guerre statunitensi e delle guerre per procura usando documenti fatti trapelare per narrare le loro storie. La diffusione dei Diari di Guerra Afgano e Iracheno, dice, hanno rivelato la dimensione delle morti e delle sofferenze dei civili e la pletora di menzogne raccontate dal Pentagono e dallo stato per celare il costo umano. I diari, afferma Assange, hanno anche smascherato la bancarotta della stampa convenzionale e il suo ossequioso servizio di propagandista della guerra.

“C’erano 90.000 documenti nei Diari della Guerra Afgana,” afferma Assange. “Abbiamo dovuto valutare il materiale da diverse angolazioni per sommare il numero dei civili uccisi. Abbiamo studiato i documenti. Abbiamo catalogato gli eventi in modi diversi. Mi chiedevo se potessimo individuare il numero maggiore di civili uccisi in un singolo evento. E’ risultato che si è verificato durante l’Operazione Medusa, condotta dalle forze canadesi nel settembre del 2006. Il governo locale appoggiato dagli Stati Uniti era molto corrotto. I talebani erano, in effetti, l’opposizione politica e godevano di largo sostegno. I locali si sollevarono contro il governo. La maggior parte dei giovani dell’area, da un punto di vista politico, erano talebani. L’ISAF [la Forza Internazionale di Assistenza alla Sicurezza guidata dalla NATO] attuò una vasta retata. Andò di casa in casa. Poi furono uccisi soldati statunitensi. Fecero entrare in azione un aereo da combattimento AC-130.  Si tratta di un aereo da trasporto AC-130 modificato con la dotazione di cannoni ai lati.  Girava in alto e faceva piovere pallottole. I Diari di Guerra dicono che furono uccisi 181 “nemici”. I diari dicono anche che non ci furono feriti o prigionieri. Fu un grande massacro. Quell’evento, il giorno in cui fu ucciso il maggior numero di persone in Afghanistan, non è mai stato correttamente indagato dai vecchi media.”

L’Operazione Medusa, che ebbe luogo a venti miglia a ovest di Kandahar, si prese la vita di quattro soldati canadesi e coinvolse circa 2.000 soldati della NATO e afgani. Fu una delle più vaste azioni militari dell’ISAF nella regione di Kandahar.

Assange ha cercato resoconti di giornalisti che fossero stati presenti. Ciò che ha scoperto lo ha inorridito. Ha visto un giornalista canadese al seguito dell’esercito, Graeme Smith del Globe and Mail di Toronto, usare queste parole su un sito dell’esercito canadese per descrivere le sue esperienze nel corso dell’Operazione Medusa:

Nel settembre del 2006 ho avuto una delle esperienze più intense della mia vita. Ero al fronte di qualcosa chiamato Operazione Medusa. Era una grande offensiva canadese contro i talebani che erano ammassati fuori dalla città di Kandahar. I talebani stavano scavando trincee e intimidendo i locali e canadesi decisero di irrompere in grandi forze nell’area e costringerli ad andarsene. E io mi muovevo all’interno di un plotone che chiamavano  i “Nomadi”. Questi tizi erano stati mandati dappertutto, sapete, una specie di scatola di 50.000 chilometri quadrati all’esterno fino ai limiti di Kandahar City e così erano tutto il tempo in movimento; non dormivano mai due volte nello stesso posto e avevano addirittura cucito quelle mostrine sulle loro uniformi che dicevano “Nomadi”. I Nomadi mi portarono con sé e in un certo senso mi resero uno di loro. Trascorsi al loro seguito un periodo che, inizialmente previsto in due o tre giorni, si estese a due settimane. Non avevo un cambio di biancheria. Non avevo una camicia di ricambio. Ricordo che mi facevo la doccia vestito, lavando prima i vestiti addosso, poi togliendo i vestiti e lavandomi il corpo, e ciò usando un secchio come doccia. Fu un’esperienza intensa. Dormii molte notti con addosso il giubbotto antiproiettile. Eravamo sotto il fuoco insieme, sapete, ci fischiavano addosso gli RPG. Una volta gironzolavo dietro un mezzo di trasporto truppe e ci stavamo più o meno rilassando – era un momento fiacco – e penso che alcuni tizi stessero prendendo il caffè fuori e gironzolando anch’essi e sentii un forte colpo dietro il mio orecchio destro. Era come se qualcuno mi fosse sgattaiolato alle spalle per farmi una specie di scherzo battendo le mani dietro il mio orecchio. Mi voltai per dire che non era proprio divertente, che era forte, e tutti i soldati erano sdraiati a terra perché sapevano cosa fare quando arrivano i colpi di un cecchino, ed io non lo sapevo perché [ride] era la mia prima volta sotto il fuoco. Così mi gettai anch’io a terra. Mi avevano reso in un certo modo uno di loro e mi diedero una piccola targhetta “Nomadi” che attaccai al mio giubbotto antiproiettile e, sapete, da giornalisti si cerca di evitare di bere il Kool-Aid * ma provai davvero un senso di appartenenza a quei tipi.”

 [* ‘bere il Kool-Aid’, una bevanda molto diffusa negli USA, è un’espressione idiomatica per dire ‘avere fede cieca in un gruppo’; l’espressione viene fatta risalire al suicidio-omicidio di massa del 1978 (918 persone, tra cui 219 bambini,  della setta del ‘Tempio del Popolo' di Jim Jones’ attuato bevendo una bevanda avvelenata – n.d.t.]

Dice Assange: “Il comportamento fisico di quest’uomo, il modo in cui descrive la vita nei grandi spazi aperti, mi ha portato a capire che si trattava di qualcuno che non aveva mai fatto boxe, non aveva mai scalato una montagna, giocato a rugby, non era mai stato coinvolto in una di quelle attività classicamente maschie. Ora, per la prima volta, si sente uomo. E’ andato in battaglia. E’ stato uno dei molti esempi in cui i giornalisti al seguito hanno mancato di raccontare la verità. Facevano parte della squadra.”

Assange ha ragione. La stampa di una nazione in guerra, in ogni conflitto di cui mi sono occupato, è una parte entusiasta della macchina, sono tifosi del massacro e instancabili inventori di miti bellici e militari. I pochi apostati all’interno della stampa che rifiutano di agitare la bandiera e di esaltare servilmente i soldati e che non attribuiscono loro una quantità di virtù, tra cui eroismo, patriottismo e coraggio, si trovano come paria nelle redazioni e sono malignamente attaccati – come Assange e Manning – dallo stato.

Da giornalista del New York Times sono stato tra quelli da cui ci si aspettava che pungolassero fonti interne agli organi del potere affinché fornissero informazioni, comprese informazioni di massima segretezza [top secret]. I Documenti del Pentagono, pubblicati dal Times nel 1971 e la denuncia, per cui fu assegnato al Times il Premio Pulitzer nel 2005, delle intercettazioni illegali di cittadini statunitensi da parte del Comitato per la Sicurezza Nazionale utilizzarono documenti ‘top secret’, una classificazione più rigorosa della designazione ‘segreto’, di livello inferiore, dei documenti pubblicati da WikiLeaks. Ma con la stampa tradizionale che si atrofizza a velocità vertiginosa – efficacemente castrata dall’utilizzo, da parte di Obama, della Legge sullo Spionaggio una dozzina di volte dal 2009 per mettere nel mirino fonti interne come Thomas Drake – è lasciato agli apostati, persone come Assange e Manning, abbattere i muri e informare il pubblico.  

I dispacci diffusi da WikiLeaks, inquietanti come sono, offrono invariabilmente un’interpretazione di parte filo-statunitense degli eventi. La realtà in guerra è solitamente molto peggiore. Quelli contati come nemici combattenti morti sono spesso civili. Le unità militari i propri rapporti dopo l’azione e perciò tentano di giustificare o di celare il proprio comportamento. Nonostante l’infiammata retorica dello stato, nessuno ha presentato prove che una qualsiasi cosa pubblicata da WikiLeaks sia costata delle vite. L’allora Segretario alla Difesa, Robert Gates, in una lettera del 2010 al senatore Carl Levin lo ha ammesso. Ha scritto a Levin: “La valutazione iniziale non esclude in alcun modo rischi per la sicurezza nazionale. Tuttavia l’esame dei dati non ha rivelato nessuna fonte sensibile o metodi di raccolta di informazioni compromessi dalla rivelazione.”

The New York Times, The Guardian, El Paìs, Le Monde e Der Spiegel hanno pubblicato con leggerezza copie espurgate dei documenti WikiLeaks e poi hanno prontamente abbandonato Assange e Manning ai pescecani. Non è stato solo moralmente ripugnante, ma anche sbalorditivamente miope. Queste organizzazioni giornalistiche credono che se lo stato chiude organizzazioni come WikiLeaks e incarcera Manning e Assange, i canali giornalistici tradizionali saranno lasciati stare? Non sono in grado di collegare i puntini tra l’incriminazione di denunciatori interni del governo in base alla Legge sullo Spionaggio, le intercettazioni illegali, il controllo delle comunicazioni e la persecuzione di Manning e di Assange? Non si preoccupano che quando lo stato avrà finito con Manning, Assange e WiliLeaks, i prossimi saranno quegli atrofizzati canali giornalistici? Non si sono resi conto che questa è una guerra di una élite imprenditoriale globale non contro un’organizzazione o un individuo, bensì contro la libertà della stampa e contro la democrazia?

E tuttavia Assange è sorprendentemente fiducioso, almeno per quanto riguarda il breve e il medio termine. Ritiene che il sistema non possa proteggersi completamente da quelli che scalpellano le sue mura digitali.

“Lo stato della sicurezza nazionale può cercare di ridurre la nostra attività,” dice. “Può operare una stretta un po’ più forte. Ma ci sono tre forze che lavorano contro ciò. La prima è l’enorme sorveglianza necessaria per proteggere le sue comunicazioni, compresa la natura della sua crittografia. Nell’esercito adesso tutti hanno una tessera d’identità con un microchip, così si sa chi è collegato e a cosa. Un sistema così vasto è incline al deterioramento e al collasso. In secondo luogo vi è una diffusa conoscenza non solo su come passare le informazioni, ma anche su come passarle senza farsi prendere, su come persino evitare sospetti di essere quelli che rivelano le informazioni.  I sistemi militari e dei servizi segreti muovono una gran quantità di informazioni e la muovono in fretta. Ciò significa che anche tu puoi estrarle rapidamente. Ci saranno sempre persone all’interno del sistema che avranno in programma di disobbedire all’autorità. Sì, ci sono deterrente generali, come quando il DOJ [Dipartimento della Giustizia] incrimina e processa qualcuno. Possono scoraggiare il coinvolgimento in questo tipo di comportamento. Ma è vero anche il contrario. Quando quel comportamento ha successo è un esempio. Incoraggia altri. E’ per questo che vogliono eliminare chiunque offra tale incoraggiamento.”

“La prospettiva a medio termine è molto buona”, dice. “L’istruzione dei giovani ha luogo su Internet. Non si può assumere nessuno che abbia competenze in un qualsiasi campo senza che sia stato istruito su Internet. L’esercito, la CIA, lo FBI, non hanno altra scelta che assumere da una riserva di persone che sono state istruite su Internet. Questo significa che stanno assumendo le nostre talpe in gran numero. E ciò significa che queste organizzazioni vedranno diminuire la loro capacità di controllare le informazioni quanto più assumeranno un numero sempre maggiore di persone con i nostri valori.”

Il lungo termine, tuttavia, può non essere altrettanto ottimistico. Assange ha completato recentemente un libro con tre coautori – Jacob Appelbaum, Andy Mueller-Maguhn e Jérémie Zimmermann – chiamato ‘Cipherpunks: Freedom and the Future of the Internet’  [Crittopunk: la libertà e il futuro di Internet]. Esso avverte che stiamo “galoppando verso una nuova distopia transnazionale”. Internet è diventata non solo uno strumento educativo, scrivono, ma anche il meccanismo per cementare una “Distopia postmoderna della sorveglianza”, sovranazionale e dominata dal potere delle imprese globali. Questo nuovo sistema di controllo globale “fonderà l’umanità globale in un’unica gigantesca rete di sorveglianza e di controllo di massa”: E’ solo attraverso la crittografia che possiamo proteggerci, sostengono, e solo penetrando attraverso le mura digitali della segretezza erette dall’élite al potere possiamo smussare la segretezza dello stato. “Internet, il nostro più grande strumento di emancipazione”, scrive Assange, “è stata trasformata nella più pericolosa agevolatrice del totalitarismo che abbiamo mai visto”.

Gli Stati Uniti, secondo uno degli avvocati di Assange, Michael Ratner, sembrano pronti a catturare Assange nel momento stesso in cui farà un passo fuori dall’ambasciata. Washington non vuole diventare una parte in due richieste di estradizione alla Gran Bretagna in competizione tra loro. Ma Washington, con un’incriminazione sigillata del gran jury già preparata contro Assange, può sequestrarlo una volta che sia risolto il pasticcio svedese, o può sequestrarlo nel caso la Gran Bretagna decida di negare l’estradizione. Neil MacBride, che è stato citato come potenziale capo dello FBI, è procuratore USA del distretto orientale della Virginia, che ha guidato l’indagine del gran jury e sembra aver completato il suo lavoro.

Assange dice: “Il gran jury è stato molto attivo alla fine del 2011, convocando testimoni, costringendoli a testimoniare, assumendo documenti. E’ stato molto meno attivo nel 2012 e nel 2013. Il DOJ sembra pronto a procedere con l’incriminazione vera e propria dopo il processo a Manning.”

Assange parla ripetutamente di Manning, con evidente preoccupazione. Considera il giovane soldato dell’esercito un riflesso della sua stessa situazione e anche la conseguenza draconiana del rifiuto di collaborare con lo stato della sicurezza e della sorveglianza.

Il processo militare di dodici settimane contro Manning è in programma con inizio a giugno. La pubblica accusa sta chiamando 141 testimoni, tra cui un anonimo Navy SEAL che ha partecipato all’irruzione che uccise Osama bin Laden. Assange ha definito il Navy SEAL ‘la grande diva ‘del  ‘musical da Broadway di dodici settimane’ dello stato. Manning è privo del sostegno del sistema tanto quanto Assange.

“I vecchi media hanno tentato di cancellare le sue presunte qualità eroiche” dice Assange di Manning. “Un atto di eroismo richiede che si tratti di un atto consapevole. Non è un’espressione irrazionale di follia o di frustrazione sessuale. Richiede che si faccia una scelta; una scelta che altri possano seguire. Se si fa qualcosa unicamente perché si è un omosessuale matto, non c’è scelta. Nessuno può scegliere di essere un omosessuale matto. Perciò lo hanno spogliato, o hanno tentato di spogliarlo, di tutta la sua nobiltà”.

“Le sue presunte azioni sono un evento raro”, prosegue Assange. “E perché accade un evento raro? Cosa sappiamo di lui? Cosa sappiamo di Bradley Manning? Sappiamo che ha vinto tre fiere scientifiche. Sappiamo che il tizio è brillante. Sappiamo che si è interessato presto di politica. Sappiamo che è molto eloquente e franco. Sappiamo che non ama le menzogne … Sappiamo che è stato competente nel suo lavoro di analista d’informazioni. Se i media cercavano una spiegazione avrebbero potuto segnalare questa combinazione di capacità e di motivazioni. Avrebbero potuto segnalare i suoi talenti e le sue virtù. Non dovrebbero segnalarlo in quanto gay, o proveniente da una famiglia distrutta, se non forse di passaggio. Il dieci per cento dell’esercito USA è costituito da omosessuali. Ben oltre il cinquanta per cento proviene da famiglie distrutte. Prendiamo questi due fattori insieme. Questo ci fa scendere, diciamo, a un cinque per cento, un cinque per cento estraneo a ciò. Ci sono cinque milioni di persone con credenziali attive di accesso a segreti, così arriviamo a 250.000 persone. Bisogna ancora arrivare da 250.000 a una. Si può spiegare Bradley Manning solo grazie alle sue virtù. Virtù che altri possono apprendere.”

Ho camminato a lungo giù per Sloane Street dopo aver lasciato l’ambasciata. Gli autobus rossi a due piani e le automobili incedevano lungo la strada principale. Sono passato davanti a boutique con vetrine dedicate a prodotti di Prada, Giorgio Armani e Gucci. Sono stato urtato da compratori con borse piene di acquisti di lusso. Loro, questi consumatori, sembravano beatamente ignari della tragedia che si svolgeva a pochi isolati di distanza. “Al riguardo i nostri concittadini erano come chiunque altro, tutti presi da sé stessi; in altre parole, erano umanisti; non credevano nelle pestilenze”, ha scritto Albert Camus in ‘La peste’. “Una pestilenza non è una cosa fatta a misura d’uomo; perciò diciamo a noi stessi che è un mero scarto della mente, un brutto sogno che svanirà. Ma non sempre svanisce e, da un brutto sogno a un altro, sono gli uomini che svaniscono, e gli umanisti prima di tutti, perché non hanno adottato le precauzioni necessarie.”

Mi sono fermato davanti alle quattro colonne bianche che portano all’Hotel Cadogan, dalle torrette di mattoni. E’ l’albergo in cui fu arrestato Oscar Wilde il 6 aprile 1895 nella stanza 118, prima di essere accusato di “commettere atti di volgare indecenza con altri persone di sesso maschile”. John Betjeman immagino il trauma di quell’arresto, che rovinò al vita di Wilde, nella sua poesia “L’arresto di Oscar Wilde al Cadogan Hotel”. Eccone un frammento:

Un colpo, un mormorio di voci

(“Oh, perché devono fare un tale chiasso?”)

e la porta della camera si spalanca

ed entrano DUE POLIZIOTTI IN BORGHESE:

“Signor Woilde, siamo qui per portarlo dove stanno i delinquenti e i criminali; dobbiamo chiedergli di venire con noi tranquillo perché questo è il Cadogan Hotel”.

[Ho cercato di rendere in parte le storpiature del linguaggio dei poliziotti nell’originale – n.d.t.]

Il mondo è stato messo sottosopra. La pestilenza del totalitarismo delle grandi imprese si sta rapidamente diffondendo sulla terra. I criminali si sono impossessati del potere. Alla fine non è soltanto Assange o Manning che vogliono. Sono tutti quelli che osano sottrarsi alla versione ufficiale per denunciare la grande menzogna dello stato delle imprese globali. La persecuzione di Assange e Manning è l’anticipazione di ciò che verrà, l’ascesa di un mondo più triste in cui i delinquenti in abiti dei Brooks Brothers e i criminali in uniformi militari pluridecorate – sostenuti da un vasto apparato di sicurezza interno ed esterno, da una stampa compiacente e da una élite politica moralmente alla bancarotta – controllano e schiacciano chi dissente. Scrittori, artisti, attori, giornalisti, scienziati, intellettuali e lavoratori saranno costretti a obbedire o gettati in schiavitù. Temo per Julian Assange. Tempo per Bradley Manning. Temo per tutti noi.


Leggete l’intervista di Greg Mitchell a Alex Gibney, regista del film ‘We Steal Secrets’ Rubiamo segreti a proposito di WikiLeaks e Julian Assange.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/an-interview-with-julian-assange-by-chris-hedges

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