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06/04/2013

La "nostra" Susan tra i fermati in Siria
di Mattia Schieppati

Tra i quattro giornalisti italiani fermati ieri in Siria anche la collaboratrice di Vita, Susan Dabbous. «Vado a cercare qualche storia bella da raccontarvi» ci aveva detto cinque giorni fa

Quando ci siamo sentiti, a metà della scorsa settimana, era gasatissima per questo progetto: «Parto con una troupe della Rai, andiamo a fare un lavoro molto bello in Siria, è un progetto  interessante. Spero di trovare qualche bella storia positiva per Vita, magari già subito per il numero di maggio». Seduti di fronte al pc di redazione, a Milano, sentire via cellulare per pochi minuti Susan Dabbous - una dei quattro giornalisti rapiti ieri nel nord della Siria, al confine con la Turchia - metteva sempre adrenalina. Freelance per scelta, nome e cognome siriano ma accento marcatamente romano, Susan ha scelto di fare la giornalista "sul serio": da un anno si era trasferita da Roma a Beirut, per raccontare la tragedia siriana in presa diretta per diverse testate italiane (oltre a Vita, per Il Foglio, per Il Fatto Quotidiano), andando a visitare i campi profughi al confine tra Siria e Turchia, raccontando il dramma di chi, fuggito attraverso il confine e finito in Libano, viveva in maniera drammatica le continue stragi del "grande gioco" siriano.
Ma nei suoi racconti (l'ultimo pezzo scritto per Vita, pubblicato sul numero di dicembre, lo trovate qui sotto) Susan cerca sempre di trovare il lato positivo di storie ed eventi. Di pescare quel filo di speranza che anche in una terra così martoriata resta vivo, permette di continuare a credere nel futuro. «Storie belle», era l'input che ci davamo ogni volta, non serviva altro per capirsi. La notizia della "storia brutta" che Susan sta vivendo in queste ore - insieme ai tre colleghi Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali - ci lascia in ansia e in attesa. Rispettiamo la richiesta di "silenzio stampa sulla vicenda" inoltrata dalla Farnesina, che da subito si è messa all'opera per risolvere il caso in tempi ci auguriamo rapidi.

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