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24.09.2014

Virus Ebola, il CDC avverte: entro gennaio le nuove infezioni potrebbero raggiungere più di un milione di casi
di Luca Lampugnani

Martedì il Centers for Disease Control (CDC, in italiano Centro per la prevenzione e ilcontrollo delle malattie) degli Stati Uniti ha reso noti i risultati di uno studio dove si evidenzia, in una previsione piuttosto catastrofica, che al 20 gennaio del 2015 le infezioni da Ebola nell'Africa occidentale potrebbero andare da un minimo di 550 mila ad un massimo di 1,4 milioni di casi. Si tratta, ha tuttavia specificato l'organismo parte integrante del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani di Washington, di una ricerca basata su dati relativi allo scorso agosto, prima che numerosi Paesi della Comunità Internazionale intervenissero direttamente tra Sierra Leone - qui, secondo il CDC, i casi raddoppiano ogni 30-40 giorni -, Guinea e Liberia - infezioni raddoppiate in 15-20 giorni -, i tre Paesi più colpiti dalla diffusione del virus.

In seguito all'impegno assunto tra gli altri proprio dagli Stati Uniti, consolidato con un consiglio delle Nazioni Unite organizzato e fortemente voluto dal Segretario Generale Ban Ki-moon, il presidente del CDC, Thoma Frieden, si è detto "fiducioso che le proiezioni più terribili non si avvereranno", aggiungendo che se ulteriori passi saranno fatti verso un più efficace isolamento dei pazienti colpiti dall'Ebola "l'epidemia potrà essere fermata". Intanto, sempre martedì, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha reso noto che allo stato attuale delle cose, se non si vedranno in tempi brevi gli effetti dello sforzo internazionale per combattere il virus, i casi di contagio potrebbero raggiungere quota 20 mila entro la fine del prossimo novembre, numero precedentemente ipotizzato per la metà del 2015. Il quadro che ne emerge è piuttosto nitido: innanzitutto il rischio maggiore risiede nella possibilità che tra Liberia, Guinea e Sierra Leone l'Ebola passi da epidemia a virus endemico, diventando a quel punto un vero e proprio problema anche al di fuori dell'Africa occidentale e del Continente Nero in generale, mentre appare sempre più evidente quanto sia necessaria, per far fronte a questo risvolto, un'azione da parte di tutte le forze in campo efficace e nel minor tempo possibile.

Stando ad alcune stime, infatti, se entro la fine del prossimo dicembre almeno il 70% dei pazienti colpiti riceverà un trattamento per l'Ebola - o, laddove il virus avrà la meglio, i corpi senza vita saranno seppelliti con tutte le accortezze del caso per evitare contagi -, l'epidemia potrebbe cominciare a diminuire fin dalle prime settimane successive facendo calare sensibilmente il proprio impatto entro la fine del gennaio del 2015. In questo senso, utile sarebbe riuscire ad accelerare il processo di sperimentazione, e quindi di diffusione, dei trattamenti farmaceutici in studio contro il virus dell'Ebola, benché come specificato dal direttore Strategie dell'OMS, Christopher Dye,  "è improbabile che i prodotti attualmente in fase sperimentale possano essere disponibili nelle quantità che servirebbero per fare la differenza nei prossimi mesi". Per questo motivo, ha continuato Dye, è assolutamente necessario e di primaria importanza "tracciare al meglio i contagi, provvedere misure adeguate ed efficaci di isolamento migliorando, inoltre, la qualità e la gestione dell'assistenza, coinvolgendo le comunità locali e cercando di ottenere ulteriore sostegno dai partner internazionali".

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