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30 luglio 2014

Shock in Nigeria, fermata bambina con una cintura esplosiva

La piccola kamikaze ha dieci anni ed è stata bloccata insieme a due sospetti membri del gruppo terrorista Boko Haram. Raffica di attentati in tutto il Paese

Le autorità nigeriane hanno reso noto di aver arrestato una bambina di dieci anni che vestiva una cintura imbottita di esplosivo nello stato di Katsina. L'episodio è avvenuto ieri, ma è stato comunicato solo oggi dopo che a Kano un'attentatrice suicida ha provocato diversi morti. La bambina è stata fermata insieme ad altri due sospetti membri del gruppo terrorista Boko Haram, responsabile del recente rapimento di oltre duecento ragazze che ha provocato lo sdegno della comunità internazionale.

L'attentato di Kano avvenuto oggi, probabilmente architettato da Boko Haram, è il quarto in una settimana compiuto da una kamikaze donna. Questa si è fatta esplodere al Politecnico della seconda città della Nigeria. Lo ha riferito un portavoce del governo, aggiungendo che il bilancio provvisorio è di sei morti. Nell'istituto era ripresa l'attività proprio oggi, dopo la pausa per la festa di fine Ramadan.

Ma la violenza in tutto il Paese sembra inarrestabile. Ieri sera almeno sei persone uccise e altre dieci sono rimaste ferite in un doppio attentato contro due moschee sciite di Potiskum, località dello Stato di Yobe (nord-est), già colpita più volte da Boko Haram. Secondo fonti della sicurezza locale la prima esplosione si è verificata alle 19.55 (ora locale) contro una moschea sciita del quartiere di Dogo Tebo, mentre i fedeli erano riuniti per la preghiera serale di fine ramadan. Quattro le persone uccise e cinque i feriti trasportati all'ospedale locale. Mentre i soccorritori stavano intervenendo sul luogo dell'attentato un secondo ordigno è deflagrato, cinque minuti dopo, in un'altra moschea nella zona di Anguwar Bolawa, quella dell'imam della città, causando la morte di altri due civili.

Intanto, sono purtroppo ancora nelle mani di Boko Haram 219 liceali rapite ad aprile dopo la fuga di una sessantina di loro. Le operazioni dell'esercito finora non hanno portato alla liberazione delle giovani. Il loro rapimento ha scatenato viva commozione in tutto il mondo, dando vita alla campagna #bringbackourgirls, che ha visto come 'testimonial' anche Michelle Obama.

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