Originale: Informed Comment

http://znetitaly.altervista.org
20 luglio 2014


Falluja e Gaza

di Juan Cole

Traduzione di Maria Chiara Starace

Ci sono delle cose come i gruppi terroristi che fanno un sacco di danni e che mancano di qualsiasi significativo supporto politico e sociale. Potrebbe forse capitare che tali gruppi possano essere sconfitti da operazioni di contro-terrorismo.
Altri cosiddetti gruppi terroristi sono più organici e nascono dalla profonda sofferenza e dalle lamentele di un’intera popolazione. Questi gruppi possono usare il terrore, attacchi da parte di soggetti politicamente importanti, ma non allearsi con nessuno stato, contro non-combattenti, ma non sono soltanto gruppi terroristi. Sono insurrezioni. Soltanto circa il 20% delle insurrezioni finisce con la sconfitta militare decisiva degli insorti da parte del governo. Alla maggior parte si pone fine tramite un accordo negoziato.
Nella primavera del 2005, alcuni mercenari della Black Water* stavano scorrazzando attraverso la città sunnita araba di Falluja appena a ovest di Baghdad. Sono stati attaccati da una folla infuriata, uccisi e i loro corpi sono stati profanati.Tre dei quattro erano americani.
La rivista Newsweek ha riferito all’epoca che George W. Bush ha preso l’attacco come un affronto agli Stati Uniti e che ha detto “delle teste devono rotolare”[delle persone devono essere silurate]. Ha messo in moto l’assedio e l’invasione di Falluja. Però, nell’Aprile 2004 gli Stati Uniti hanno perduto il controllo dell’Iraq meridionale a causa dell’insurrezione dell’esercito di Mahdi, e Bush ha tentato di operare una transizione verso un governo iracheno civile invece che di quello fallito del vicerè americano, Paul, “Jerry” Bremer. Diversi membri del consiglio di governo iracheno che facevano da consulenti a Bremer per la transizione, hanno minacciato di dimettersi se Falluja fosse stata invasa. Bush quindi ha fatto marcia indietro.
Però dopo che Bush ha vinto la rielezione contro John Kerry, è immediatamente tornato al piano di invadere Falluja. L’amministrazione ha denunciato che Abu Musaab al-Zarqawi, capo di al-Qaida in Mesopotamia, era di stanza a Falluja e che un gran numero di attentati con autobombe a Baghdad erano stati pianificati e compiuti da lì. Nel novembre del 2004, gli Stati Uniti hanno circondato e poi invaso Falluja. Le forze armate statunitensi hanno distrutto la città, lasciando molti edifici in macerie. La popolazione è scappata nei campi profughi oppure è rimasta rischiando la morte. Il bilancio delle vittime non sarà mai conosciuto.
Tutti gli arabi sunniti in Iraq erano furiosi per l’invasione degli Stati Uniti e per la distruzione completa di Falluja. Hanno annunciato che non avrebbero partecipato alle elezioni del gennaio 2005. E questo ha dato il via all’allontanamento degli arabi sunniti dal nuovo governo iracheno, che è stato dominato dai fondamentalisti sciiti e dai separatisti curdi.
Dopo che Falluja è stata invasa e parzialmente distrutta, gli attentati con le autobombe sono continuati proprio come prima. Non era infatti indispensabile per la resistenza all’occupazione statunitense. In realtà Zarqawi è stato ucciso alla fine della primavera del 2006, e neanche questo ha fatto una differenza per il grado di violenza.
Gli Stati Uniti hanno frainteso la resistenza sunnita considerandola limitata e consistente di pochi e piccoli gruppi terroristi. Washington pensava di sapere dove erano di stanza (Falluja) ed era convinta che invadere quella città avrebbe permesso loro di infliggere un logoramento considerevole alla capacità militare e organizzativa di al-Qaida in Mesopotamia. Gli analisti statunitensi per la sicurezza all’epoca mi hanno scritto dicendo che era fondamentale uccidere i capi, perché le abilità di leadership sono rare e i capi sono difficili da sostituire.
Nel gennaio del 2014, all’inizio di quest’anno, Falluja è caduta nelle mani del successore di al-Qaida in Mesopotamia, cioè lo Stato Islamico di Siria ed Iraq (ISIS). La popolazione araba sunnita della città era estenuata da tutti quegli anni di occupazione americana e poi dal prepotente dominio sciita del PM Nouri al-Maliki. Quindi l’invasione di Falluja del 2004 non soltanto non ha sradicato il “terrorismo”, ma molto probabilmente ha preparato la strada a far perdere all’Iraq Falluja e altri importanti centri con popolazione irachena arabo-sunnita.
Analogamente, le forze armate israeliane si fraintendono profondamente Hamas. E’ ridicolo liquidarla come un’organizzazione terrorista. Ha una vasta base e ha un’importante ala politica.
Per questa ragione, l’invasione israeliana di terra della parte settentrionale di Gaza, non avrà più successo dell’invasione statunitense di Falluja. Gli israeliani non possono davvero distruggere Hamas o il suo potenziale fino a quando importanti numeri di palestinesi di Gaza lo appoggiano. Il loro sostegno è politico, in quanto ha a che fare con il ruolo di quella organizzazione nel cercare almeno di opporsi all’oppressione, all’ occupazione e al blocco da parte di Israele.
Proprio come i nemici degli Stati Uniti hanno fondamentalmente prevalso a Falluja, così i nemici di Israele prevarranno a Gaza.
L’’oppressione e l’occupazione producono resistenza. Fino a quando si tratta dell’oppressione e dell’occupazione, anche soltanto sottoporre a logoramento le abilità militari della resistenza non servirà a eliminarla. Altri leader prenderanno il posto di coloro che sono stati uccisi.
Se Israele davvero volesse la pace o la liberazione dai razzi di Hamas, i suoi capi perseguirebbero negoziati di pace in buona fede con Hamas (che in più di un’occasione ha onorato in modo affidabile le tregue). Altrimenti, invadere Gaza avrà gli stessi effetti, buoni e cattivi (ma soprattutto cattivi) che l’invasione di Falluja da parte degli Stati Uniti ha avuto sull’Iraq.


Nota


*http://it.wikipedia.org/wiki/Blackwater_Worldwide



Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/falluja-and-gaza


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