Fonte: Low Living High Thinking
http://www.ilcambiamento.it
3 Aprile 2014

Quello che accade in Ucraina e quello che accade nel tuo quartiere
di Alberto Rizzi e Andrea Strozzi

Si era partiti parlando di invasione e invasori, il mondo occidentale lanciava strali contro la Russia; poi sulla questione Ucraina hanno iniziato a dipanarsi le nebbie e sono emersi molti elementi interessanti che hanno animato la scena e che hanno permesso di avere un'idea un po' più ampia rispetto a quella offerta dalla propaganda. Ma soprattutto: partendo dal lontano "là", impariamo anche a capire il più vicino "qua". Vi proponiamo un contributo da “Low Living High Thinking” sull’evoluzione della “polveriera diplomatica” russa.

Tutti conoscono i veri motivi che stanno dietro il braccio di ferro tra Europa e Stati Uniti da un lato e Russia dall’altro, con la situazione creatasi in Ucraina e di conseguenza in Crimea, vero?



Tutti sanno che l’Europa si prefigge almeno tre scopi:


• annettersi un’altra economia debole, per creare una situazione economica sempre più favorevole (prima di tutto in termine di costo del lavoro) ai gruppi di potere finanziario sovranazionali;


• isolare ulteriormente la Russia dal punto di vista del traffico di certe risorse energetiche;


• minacciare direttamente la sua presenza militare nel Mar Nero.



Con quest’ultima mossa si vanificherebbe automaticamente la presenza russa nel Mediterraneo, dove l’unica base navale è in Siria: visto come si son messe le cose con l’aggressione a quel Paese, si otterrebbero i classici due piccioni con una fava. Ovvio che la Russia non ci sta: fatte le debite proporzioni, è come se i Giapponesi lavorassero per convincere le Hawaii a staccarsi dagli Stati Uniti e passare con loro…

Ma presumiamo che tutti coloro che bazzicano da queste parti siano più o meno a conoscenza di questo scenario. E che quindi nessuno creda che Ianucovich sia il mostriciattolo di turno (il Gheddafi, l’Assad, il Saddam…), da liquidare per dare la libertà ai poveri ucraini, vero? Per carità, Ianucovich sarà anche “figlio di” e corrotto quanto si vuole: ma sempre nella media dei politici di altri Stati del Terzo Mondo, come l’Italia.

Questo contributo vorrebbe pertanto rappresentare solo uno spunto di riflessione, proprio in riferimento alla propensione degli italiani ad esercitare un’attività politica autonoma: cioè verso la democrazia diretta o “di base”, che dir si voglia.
Poi si può anche aprire una discussione su questo scenario geo-strategico, ma la domanda è: se tu che leggi sai queste cose, se conosci le vere dinamiche di quello che sta accadendo là, conosci altrettanto bene le dinamiche di ciò che accade nel tuo quartiere? Sei in grado di dire con precisione a chi fa comodo cementificare quel parco, togliere da lì (o mettere lì) quel campo nomadi, quella discarica e via discorrendo?
Tenendo presente, però, che “con precisione” significa conoscere nomi e cognomi. Sai quindi indicare, per esempio, a chi andranno in tasca i soldi del cambio di destinazione d’uso di quei determinati terreni? Esattamente a quali gruppi di potere economico locale fanno capo nella tua città, nella tua frazione o nel tuo quartiere, i Partiti? E, quindi, quale gruppo di potere economico locale sta dietro al Partito, che spinge il nome “x” ai vertici della “partecipata y”?

Ecco, chi nella vita reale non è in grado di ragionare in questi termini, rimarrà relegato alle chiacchiere da bar. E si farà influenzare facilmente da tutti gli specchi che il Potere gli metterà davanti: fuori moda le ideologie, gli –ismi, il Potere ha sempre l’imbarazzo della scelta, per sviare le capacità di giudizio; specie in chi questa capacità di giudizio ha un po’ paura ad usarla: il rischio di dover ammettere le proprie responsabilità è elevatissimo e più che dietro l’angolo: mai come oggi le informazioni sono alla portata di chiunque, basta cercarle. Pardon, basta volerle cercare: e dietro quel “volerle”, c’è un’assunzione di responsabilità, che all’italiano medio mette una gran paura…

Proprio per non scivolare nelle chiacchiere da bar – e poiché, al di fuori di quei due o tre membri del Cremlino e altrettanti loro omologhi alla Casa Bianca, nessuno di noi conosce gli effettivi retroscena della vicenda – ci limitiamo a proporre un paio di ulteriori considerazioni che hanno catturato la nostra attenzione, proprio mentre l’opinione pubblica veniva astutamente distolta da questa polveriera diplomatica, per essere dirottata sul primo giorno di scuola di Renzi al G7 e sui tappeti rossi (con gli F35 ricamati sopra...) stesi a Obama durante la sua visita a Roma:

1) La democrazia, anche in questo caso, ha perfettamente svolto la funzione di un lubrificante diplomatico, una specie di strumento – o gioco di prestigio – per legittimare un’operazione che ha così potuto sottrarsi al potere molto più vincolante dei trattati. E’ come se Putin avesse chiesto al Vecchio Continente:

Scusa, mi presti per un attimo quel tuo giochino…? Com’è che si chiama? Ah, sì: la democrazia! Lo uso un attimo, poi te lo restituisco. 

Quindi, ha rapidamente inscenato un referendum “mordi-e-fuggi”, solo per mostrare agli avversari, con una genialità degna di Sun Tzu, che mettersi contro di lui avrebbe significato minare alle basi le ragioni di questo strumento, sul quale tutto l’Occidente ipocritamente si fonda. L’eventuale ritorsione internazionale contro la Russia per l’annessione della Crimea, adesso, suonerebbe come una delegittimazione della valenza stessa del ruolo della Democrazia: scelleratamente geniale, niente da dire.

2) La seconda considerazione – che, non lo neghiamo, ci rende in parte simpatico il Presidente della Federazione Russa – è che questa sua mossa, a pochi mesi dalle elezioni europee, ha di fatto ridicolizzato l’establishment internazionale, che non ha potuto fare altro che assistere, attonito e impotente, alle sue mosse. Attonito e impotente, in quanto – ricordiamo – l’Italia fa dipendere dalla Russia il 29% del suo fabbisogno di gas, la Germania il 39%, la Francia il 14% e l’Ucraina il 100%.
Ascoltare in questi giorni Van Rompuy e Barroso suonava alle nostre orecchie come una nenia stridula, una specie di lamento infinito e unicamente volto a esorcizzare l’affronto ricevuto. Al quale, manco a dirsi, non avrebbero infatti potuto replicare che con distratte dichiarazioni come: “La Russia non la passerà liscia” o “Arriveranno sanzioni” o “Saranno espulsi dal G8” o ancora “La comunità internazionale ne terrà conto”. Bla bla bla.

In una parola, Putin è riuscito nella miracolosa impresa di annichilire, nel giro di poche settimane, l’intero ruolo diplomatico e militare dell’Unione Europea, smascherando le falle di un’istituzione priva di senso storico, ancor prima che economico, politico e – aggiungo – di legittimazione popolare.

E questo a meno di due mesi dalle elezioni Europee è uno smacco che potrebbe costare molto caro ai brontosauri di Bruxelles.
Personalmente, è quello che ci auguriamo.

top