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17 apr 2014

Nabi Saleh rompe l’assedio
di Luca Tamimi

Una manifestazione popolare è riuscita a rompere la forte pressione dell’esercito israeliano sul villaggio divenuto simbolo della lotta palestinese contro il muro.

Dopo la manifestazione settimanale di venerdì scorso, il villaggio è stato dichiarato “area militare chiusa” e l’unica strada di collegamento tra Nabi Saleh e Ramallah è stata chiusa. Il blocco ha reso impossibile la vita per gli abitanti. Odai Tamimi, 23 anni, è stato ferito al volto da un proiettile mentre percorreva a piedi la strada, Wijdan Tamimi, una donna di 45 anni, è stata detenuta e picchiata mentre camminava con il suo nipote di tre anni. Ogni macchina che ha cercato di avvicinarsi al gate posizionato all’ingresso del villaggio accanto alla torre militare israeliana è stata aggredita e danneggiata con il lancio di granate assordanti e di proiettili. Per tre giorni nessuno ha potuto lasciare il villaggio per recarsi a scuola o a lavoro se non improvvisando strade molto più lunghe e pericolose.  L’assedio è stato un’altra espressione dell’occupazione e delle sue politiche razziste che quotidianamente violano i diritti umani, la libertà di movimento e l’accesso ai bisogni primari per i cittadini di Nabi Saleh e dell’intera Palestina.

Il” Movimento di Resistenza Popolare” ha così chiamato per la giornata di lunedì a manifestare con la pratica che da anni lo contraddistingue: una manifestazione popolare e non violenta, a cui sono accorsi gli altri “Comitati Popolari Palestinesi”, nonché attivisti israeliani ed internazionali. La campagna mediatica sui social network è  stata eccellente ed è riuscita a coinvolgere i tanti che anche dall’estero conoscono la lotta di questo villaggio e la sostengono. Così intorno alle 16 una manifestazione popolare si è mossa dal centro del villaggio verso il gate controllato dall’esercito israeliano e, nonostante il fitto lancio di granate assordanti e di gas lacrimogeni, è riuscita a riaprirlo, utilizzando solo la forza dei propri corpi. Alla fine l’esercito ha dovuto ritirarsi di fronte a questa marea umana ed accettare di lasciare aperto l’ingresso del villaggio. Inoltre, anche la strada secondaria di accesso, chiusa dal 2002, è stata riaperta.

Questa grande dimostrazione di forza è servita prima di tutto a ridare coraggio agli abitanti di Nabi Saleh che hanno fatto ritorno a casa intonando i canti della resistenza palestinese convinti di aver intrapreso la giusta strada e determinati a proseguirla. È servita inoltre a riportare l’attenzione sulla sistematica violazione della libertà di movimento in Palestina, che attraverso un sistema fatto di muri, gate e check point, lede quotidianamente la dignità del popolo palestinese e lo priva di un bene prezioso quale il tempo. Nena News

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