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3 Feb 2014

Sale della Terra: resistenza palestinese nella Valle del Giordano

Il Comitato di Coordinamento della Lotta Popolare Palestinese ha lanciato lo scorso venerdì 31 gennaio, la campagna Melh Al-Ard (Sale della Terra) riportando in vita il villaggio di Ein Hijleh, nella Valle del Giordano. L’obiettivo della campagna è il rifiuto dell’annessione israeliana della Valle del Giordano ritornando a vivere in un paese palestinese che sorge sulla terra di proprietà del monastero S. Gerassimos della Chiesa Ortodossa. Domenica 2 febbraio, gli attivisti hanno costruito un secondo accampamento di protesta, al-Awda (ritorno) visino al checkpoint di Bisan, nel nord della Valle del Giordano.

Il villaggio di Ein Hijleh consiste in poche case abbandonate e palme circondate da terreni che sono stati sottratti ai palestinesi dai coloni israeliani. Una base militare israeliana separa il villaggio dal monastero, il quale possiede circa 1.000 dunam di terra, parte dei quali sono stati confiscati dalle forze israeliane. “Noi, le figlie e i figli della Palestina, annunciamo oggi la rinascita di Ein Hijleh, un’azione della campagna Sale della Terra nella Valle del Giordano. L’iniziativa è volta al rifiuto dello status quo politico attuale, soprattutto in luce degli inutili negoziati che stanno distruggendo i diritti del nostro popolo alla libertà e alla terra,” hanno affermato gli organizzatori venerdì scorso. Hanno poi aggiunto di aver scelto il villaggio di Ein Hijleh in quanto si trova nella Valle del Giordano e sotto il controllo israeliano e che l’azione è volta a dare un segnale di resistenza contro il piano dell’occupazione israeliana di annettere tutta la Valle del Giordano. Stando alle proposte esposte dal Segretario di Stato americano, John Kerry, la Valle del Giordano potrebbe rientrate sotto il controllo amministrativo palestinese ma rimanere sotto il controllo militare israeliano. Il governo israeliano pretende il mantenimento del controllo militare di questa area strategica della Cisgioradania anche nel caso in cui ci si accordasse per la nascita di uno stato palestinese. “Il controllo della sicurezza deve rimanere nelle nostre mani” ha commentato Yuval Steinitz, il ministro israeliano per gli affari strategici e i servizi segreti, all’inizio di gennaio. “Chiunque proponga una soluzione per la Valle del Giordano che preveda il dispiegamento di una forza internazionale, della polizia palestinese o l’utilizzo della tecnologia non capisce il Medio Oriente,” ha aggiunto. Una parte del piano di controllo israeliano della Valle del Giordano prevede l’isolamento e la scacciata delle comunità palestinesi. Il caso più recente risale al 30 gennaio, quando Israele ha distrutto 36 case, allontanando 66 persone. L’azione è stata criticata da James Rawley, il coordinatore umanitario per i Territori Palestinesi dell’ONU.   “Sono molto preoccupato per i continui sfratti e la cacciata dei palestinesi nella Valle del Giordano, in cui il numero delle strutture distrutte è più che raddoppiato nell’ultimo anno” ha dichiarato Rawley. “Tali attività non solo privano i palestinesi di un riparo e dell’accesso ai servizi basilari, ma sono anche contrari al diritto internazionale.” Secondo l’OCHA, più di 1.000 persone sono state cacciate dalle loro case nel corso del 2012 in Cisgiordania e a Gerusalemme Est a causa delle demolizioni delle abitazioni, con la motivazione di essere state costruite senza il permesso israeliano. Secondo gli organizzatori della campagna Sale della Terra, oltre a continuare a mettere a repentaglio il benessere dei palestinesi nella Valle del Giordano, Kerry vorrebbe “creare uno stato palestinese deturpato e riconoscere Israele come uno stato ebraico.” Inoltre, ritengono che un tale accordo metterebbe i palestinesi cittadini di Israele a rischio di essere deportati  in qualsiasi momento. Domenica mattina, un altro accampamento di tende è stato stabilito nel nord della Valle del Giordano, vicino al checkpoint di Bisan. Khaled Mansour, uno degli organizzatori, ha detto che l’azione vuole ribadire che il fiume Giordano è il confine palestinese – giordano e che non ci può essere nessuna presenza israeliana o internazionale nell’area, e chiedere un pieno controllo palestinese di tutti i confini e delle frontiere. Il Comitato di coordinamento della lotta popolare, come parte della campagna, ha anche lanciato l’appello “ai gruppi di solidarietà internazionale affinché supportino le richieste dei palestinesi e boicottino tutte le compagnie israeliane, incluse le imprese e le aziende che operano nella Valle del Giordano e traggono profitto dalle risorse naturali palestinesi.”

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