Foto: Martin Wippel
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16 nov 2014

Azerbaigian abbatte elicottero militare armeno. Ci sarà una nuova guerra nel Caucaso?
di Emanuele Cassano

Non c’è pace per il Nagorno-Karabakh. L’autoproclamata repubblica, contesa tra Armenia e Azerbaigian, e uscita vent’anni fa da una sanguinosa guerra che in realtà non sembra essere mai terminata, si è resa infatti teatro dell’ennesimo incidente tra le forze armate armene e quelle azere. Un elicottero militare armeno è stato infatti abbattuto dalle forze armate azere proprio presso il confine tra il Nagorno-Karabakh e l’Azerbaigian. Non si tratta di certo del primo incidente che a partire dal cessate il fuoco del 1994 a oggi si è verificato nella regione, ma questo è sicuramente il più grave.

Si tratta infatti della prima volta dopo la fine della guerra che un elicottero militare viene abbattuto in seguito a uno scontro tra forze armate, in quanto fino a questo momento non si era mai andati oltre a semplici conflitti a fuoco lungo la linea di confine. Questa volta non si può però parlare di un semplice incidente, non si può parlare della solita scaramuccia tra le due linee nemiche; questa volta il fatto è più serio. Il grave accaduto, visto sia a Yerevan che a Stepanakert come un vero e proprio attacco, rischia infatti di scatenare, a vent’anni dalla fine della prima,  una seconda guerra tra Armenia e Azerbaigian, che metterebbe in ginocchio una regione che non si è mai veramente ripresa dal primo conflitto, e che destabilizzerebbe l’intera regione del Caucaso.

La notizia dell’abbattimento di un elicottero militare armeno da parte delle forze armate dell’Azerbaigian è stata annunciata il 12 novembre da Zakir Hasanov, Ministro della Difesa di Baku, il quale ha specificato che il fatto è avvenuto presso il confine tra l’autoproclamata Repubblica del Nagorno Karabakh e l’Azerbaigian, nella regione di Ağdam. Secondo la ricostruzione del Ministro della Difesa azero, due elicotteri da combattimento armeni MI-24 avrebbero tentato di aprire il fuoco per attaccare le postazioni azere situate lungo il confine, a poca distanza dal villaggio di Kǝngǝrli; le forze armate azere avrebbero quindi risposto al fuoco, abbattendo uno dei due elicotteri, uccidendo tutti e tre i passeggeri.

Immediata la risposta del governo armeno, arrivata per mano del Ministro della Difesa Artsrun Hovannisian, il quale ha definendo l’aggressione “una provocazione senza precedenti”, dichiarando che “le conseguenze per la parte azera saranno molto pesanti, e la responsabilità dell’accaduto ricadrà sul governo dell’Azerbaigian”. Secondo quanto affermato da David Babaian, portavoce dell’esercito dell’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh, l’elicottero è stato abbattuto mentre stava effettuando una semplice missione di addestramento, e non è mai stato coinvolto in un’operazione di combattimento. Le stesse forze armate armene hanno spiegato come la cannoniera volante dell’elicottero abbattuto non stesse trasportando alcuna munizione, invitando chi ne dubitasse a effettuare delle indagini sul relitto dell’elicottero.

Già in estate una serie di gravi incidenti rischiarono seriamente di fare riscoppiare un nuovo conflitto tra Armenia e Azerbaigian: all’inizio di agosto la regione del Nagorno-Karabakh fu infatti teatro di una preoccupante escalation di violenza che causò una trentina di vittime, tra cui anche civili, nel giro di pochi giorni. Allora si trattò di una serie di scontri a fuoco lungo vari punti del confine tra Armenia, Nagorno-Karabakh e Azerbaigian, con le due parti che si accusarono a vicenda dell’accaduto. La situazione diventò talmente tesa che sia il presidente azero Ilham Aliyev che il primo ministro armeno Hovik Abrahamian si recarono addirittura presso le rispettive forze armate schierate sul fronte al fine di incitare le proprie truppe. In seguito a questi fatti furono in molti a temere l’esplosione di un nuovo conflitto, tanto che Putin decise di tenere a Sochi una serie di colloqui separati con i presidenti di Armenia e Azerbaigian per mettere fine alla serie di violenze e per trovare una soluzione pacifica alla questione.

Nonostante il cessate il fuoco imposto dall’Accordo di Bishkek del 1994, nel Nagorno-Karabakh il conflitto scoppiato nel 1988 non ha mai avuto una vera e propria fine. Tra Armenia e Azerbaigian è in atto da anni una guerra non dichiarata, basata sul crescente nazionalismo e sull’odio verso “l’altro”, e alimentata da continue provocazioni e reciproche accuse. Nel Nagorno-Karabakh in tutti questi anni non si è mai smesso di sparare, così come non si è mai smesso di contare le vittime di un conflitto che sembra essere tutto tranne che vicino a una risoluzione. La situazione è infatti diventata, soprattutto nell’ultimo anno, più che mai critica: l’abbattimento dell’elicottero militare armeno da parte delle forze armate dell’Azerbaigian, ultimo e come detto più grave dei numerosi incidenti verificatisi negli ultimi anni nella regione, potrebbe essere la goccia che farà traboccare il vaso.

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