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1 ottobre 2014

L'abbraccio con i combattenti delle Repubbliche Popolari
Carovana Antifascista

La giornata conclusiva della carovana, prima di affrontare il lungo viaggio in pullman per tornare a Mosca, ha coronato il tentativo di portare la nostra solidarietà attiva alla Novorossija.

Mentre scriviamo, una nostra delegazione è a Rostov sul Don per la cerimonia di consegna di una parte del denaro raccolto in favore della Repubblica Popolare di Donetsk; ieri invece abbiamo incontrato in territorio russo alcuni partigiani e partigiane dell'Esercito popolare provenienti da Lugansk, con cui ci siamo intrattenuti tutta la serata condividendo a livello ideale i patimenti, l'analisi, le prospettive e le speranze di questi combattenti: la volontà ferrea di aiutarci vicendevolmente nella lotta per la libertà, contro fascismo e imperialismo.  
Possiamo quindi annunciare a tutti coloro che hanno contribuito economicamente o materialmente alla Carovana che la rappresentanza della Repubblica di Lugansk ci ha promesso che gli aiuti economici e materiali andranno a chi ne ha più bisogno, ovvero, in questo momento, non l'Esercito popolare ma la popolazione locale che ha subito la violenta escalation militare della giunta golpista di Kiev e delle truppe neo-naziste.

Un abbraccio solidale scandito da canzoni, alcuni brindisi di vodka e dalle illuminanti riflessioni sulla situazione attuale e gli scenari futuri, giurando solennemente di continuare insieme nei rispettivi paesi di provenienza l'impegno fino ad ora condotto.

Un lavoro politico che proseguirà con la coscienza di non essere isolati a livello europeo, di avere centrato una scommessa più unica che rara, di avere conosciuto compagni di grande umanità e di ancora più alto profilo politico: tutto questo senza l'iniziativa della Banda Bassotti non sarebbe stato possibile, o quanto meno molto più difficile e impegnativo.

La mattina in un primo incontro con i rappresentanti delle Repubbliche popolari abbiamo ribadito attraverso un compagno della Banda le nostre difficoltà durante la permanenza sul confine senza potere entrare collettivamente nel territorio della Novorossija, difficoltà ascrivibili ad un quadro politico mutato di cui abbiamo ipotizzato le ragioni nel comunicato precedente e che abbiamo poi approfondito in serata, rinnovando la nostra volontà di consegnare soldi e aiuti e per potere tornare avendo la garanzia di condurre fino in fondo l'iniziativa che ci siamo prefissati. Torniamo comunque a casa con l'impegno da parte dei governi delle Repubbliche popolari di fare ogni sforzo necessario per concederci l'invito ufficiale per tornare in Novorossija nei prossimi mesi.

Siamo gente che ha sempre più difficoltà a gestire la propria stessa sopravvivenza economica, sacrificando le proprie ferie per chi ce l'ha e che ha chiesto aiuto a gente come noi, sicuri che il mutuo appoggio è l'unica forza dei dannati della terra.

Alcuni di noi, prima del meraviglioso concerto della Banda sulle scalinate della piazza dove sorge la “casa della cultura”, sono stati al confine dove una lunga fila di auto con la targa ucraina era in coda per entrare in Novorossija.

Abbiamo parlato con le persone che ci hanno raccontato di come la convivenza linguistica e religiosa non fosse mai stata problematica durante il periodo sovietico, dell'azione dell'esercito della  Giunta di Kiev e delle milizie neo-naziste, della resistenza quotidiana ad un situazione di guerra.

Il concerto in una piazza dove sorge una meravigliosa statua dorata di Lenin ritrova il calore conosciuto in questi giorni tra le persone e l'accoglienza delle autorità locali, termina con un piccolo corteo verso la statua di Vladimir Illic: gesto simbolico che abbiamo voluto compiere dopo aver saputo che a Karkhov alcuni attivisti pro Kiev hanno abbattuto una statua di Lenin, arrivando a scontrarsi con la popolazione locale. 
Tra canti, foto e pugni chiusi si conclude una giornata faticosa, ma estremamente soddisfacente, con i ringraziamenti della popolazione e l'invito, raccolto, di continuare il canto corale della nostra condivisa tradizione rivoluzionaria.

Mentre i colori dell'autunno russo ci accolgono in un viaggio che durerà tutta la giornata, ritorniamo a Mosca con la sensazione di avere affrontato e risolto insieme momenti difficili dove la stanchezza, la frustrazione e la sfiducia avrebbe potuto prendere il sopravvento, ma anche grazie al collaudato spirito unitario della Banda ciò non è successo, un capitale politico che speriamo di esportare nella nostra attività politica quotidiana nei rispettivi paesi.



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