Fonte: www.remocontro.it
http://www.informarexresistere.fr
27 marzo 2014

Sorry Mr. Obama Sanzioni alla Russia chi paga il conto?
di Ennio Remondino

Gentilmente ci spiega due cosucce? Nulla di imbarazzante sui diritti all’auto determinazione che Le risultano variabili come le risoluzioni Onu su Israele. Gas e petrolio President: quel 30% di gas che l’Europa arriva dalla Russia attraverso l’Ucraina. Ci dica…

Caro signor Presidente, alcune questioni sulle sanzioni che Lei chiede all’Europa di imporre alla Russia. Questioni energetiche soprattutto: gas e petrolio.

Oltre alla dipendenza dal gas russo per l’enormità del 60 per cento dei suoi consumi, l’Ucraina riceve anche greggio raffinato dalla Russia. Diversi paesi europei sono dipendenti dal petrolio russo che transita per l’Ucraina. Dipendenza reciproca: oltre il 90 per cento delle esportazioni di gas e l’80 per cento delle esportazioni di greggio sono dirette in Europa. Le esportazioni di petrolio e gas costituiscono oltre il 50 per cento del bilancio russo. Diciamo che l’Europa piange, peggio sarà col prossimo inverno, ma anche la Russia, in tempo molto molto più lunghi non avrà molta di ridere.

Lo status dell’Ucraina come paese di grande transito è costellato da estenuanti trattative tra Mosca e Kiev, controversie di prezzo, pagamenti fallito. L’energia è quindi il sintomo più evidente della crisi esplosa in maidan Indipendenza ma coltivata altrove. Risse tra oligarchi ucraini o russi solidarmente corrotti sul fronte del gas. Che sarà del nostro gas e petrolio è la domanda che li assilla. Questione geopolitica che ha certo reso più tesa la crisi attuale. Non potrebbe accadere che sia proprio il flusso, il bisogno di energia a spingere verso una soluzione della crisi piuttosto che il contrario?

Nel 2013 l’Ucraina ha importato circa 10 miliardi in dollari di gas naturale dalla Gazprom, la società del gas controllata dallo stato russo, va ricordato, e doveva 3.300 miliardi di dollari già all’inizio di questo 2014. Da pagarli con cosa avendo le casse vuote? Rivoluzione benedetta arrivata nei tempi giusti. Ma questo debito è un elemento significativo per capire la Russia. Nel dicembre scorso accordo tra Putin e Yanukovich sui debiti per il gas provocò proteste generali. Poi la Russia ha accettato di acquistare titoli di Stato ucraino per pagare il debito e ridurre il prezzo del gas di 1/3.

Ovviamente quando Yanukovich ha lasciato l’Ucraina, la Russia ha annullato gli acquisti residui di obbligazioni e deciso l’aumento dei prezzi già dal 1 aprile. Naftogaz, la compagnia ucraina omologa deve attualmente deve circa 1,9 miliardi dollari a Gazprom per il gas distribuito nel mese di febbraio. Poi è arrivata la Crimea che riceve la maggior di energia elettrica (90 per cento) e di altre forniture di energia (il 25 per cento dei gas) delle connessioni che passano dall’Ucraina. E Kiev si trova provvisoriamente in mano uno strumento tecnico di pressione energetica su Mosca. Rischioso.

Ma la Russia se si arrabbia chiuse i rubinetti e ci lascia al freddo? Nessuna minaccia di questo genere, almeno al momento. Questo non vuol dire che la situazione sia statica. Una escalation della dimensione militare della crisi potrebbe incoraggia i russi o gli ucraini a cambiare il loro calcoli. L’annuncio del 17 marzo che gli Stati Uniti e l’UE hanno imposto sanzioni a funzionari russi non è un bel segnale. Ed ecco che esplode, comprensibilmente, la questione dei pagamenti del debito. Se litighiamo, niente soldi, niente gas. Buona sorte Ucraina col caldo e ridotta necessità di gas per ora.

Adesso proviamo a rovesciare il problema: l’Europa può utilizzare l’energia per fare pressione sulla Russia o per ridurre la propria vulnerabilità sul fronte energia? Nell’immediato l’Europa e Ucraina pare possano fare pochino per ridurre la loro vulnerabilità energetica. Subito si tratterebbe di tirar fuori i soldi per pagare i debiti energetici dell’Ucraina. Ma, chi paga? Poi mettere la mani su tutto il settore energetico altamente inefficiente e corrotto di Ucraina. Ricordiamoci l’arresto della feroce anti russa Timoshenko che era finita in galera non per una battaglia di libertà ma per conti sul gas.

Oggi, a caldo, saremmo noi nei pasticci. Noi a comprare gas altrove per mandarlo in Ucraina. Non buono. A medio e lungo termine? S’è parlato di utilizzare il gas naturale degli Stati Uniti liquefatto per aiutare gli europei e ucraini, oltre che a espandere gli acquisti le importazioni da Norvegia, Algeria e Qatar. Fantapolitica commerciale, replicano gli specialisti del settore, almeno a breve termine. A comprare in concorrenza con l’Asia sul prezzo più alto! Certo, l’Ucraina, se mai fosse ben governata, potrebbe aumentare la sua produzione nazionale di gas, ma occorrerebbe tempo.

Altro dubbio, l’ultimo per non farla troppo lunga. Non sta accadendo che gli Stati Uniti utilizzano l’energia per fare pressione sulla Russia? Va ricordato che alcuni membri del Congresso lo hanno proposto apertamente. Altro sospetto di un malizioso italiano: questa storia delle sanzioni non è una spinta per accelerare il patto commerciale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti messa in crisi dallo scandalo “Datagate”? Il discusso partenariato transatlantico sul commercio e per gli investimenti. L’Ucraina sempre più a carico Ue e l’Europa sempre più ostaggio di chi farà il prezzo dell’energia.

 

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