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15.04.2014

Ucraina, ora parlano le armi: la Russia minaccia la guerra civile, ma non solo
di Giovanni De Mizio

Dalle parole ai fatti: scaduto l'ultimatum lunedì 14 aprile, incuranti delle minacce russe a proposito dell'uso della forza, l'Ucraina ha finalmente iniziato lo sgombero in armi degli edifici governativi occupati da alcuni giorni da uomini filo-russi.

Stando alle agenzie locali sarebbero iniziati gli scontri a Slovyansk, Kramatorsk e Donetsk, tutte città facenti parte dell'Oblast di Donetsk, nell'Ucraina orientale. Si tratta della regione più economicamente sviluppata dell'Ucraina (e a maggioranza abitata da ucraini), ed era logico ritenere che Kiev l'avrebbe difesa anche con la forza, a differenza di quanto avvenuto in Crimea, penisola che, al contrario, è a maggioranza russa ed un fardello economico per il governo centrale.

Tuttavia ciò che per Kiev è un'operazione di antiterrorismo, per Mosca è invece un passo ulteriore verso la guerra civile, il che in russo significa significa guerra con la Russia, poiché difficilmente Vladimir Putin starà a guardare mentre i suoi interessi economici sono a rischio (tra l'altro c'è la scusa della protezione dei russofoni a condire "umanitariamente" il tutto).

Secondo il governo ucraino la Russia sarebbe già entrata in azione, con il 45mo aviotrasportato già in azione nelle regioni orientali: niente di nuovo, almeno in linea teorica, visto che solo poche ore prima era stata la NATO, attraverso il suo segretario generale Anders Fogh Rasmussen, ad accusare la Russia di essere "profondamente coinvolta" negli eventi nell'Ucraina orientale. Non è un fatto nascosto che la Russia abbia ammassato truppe sul confine ucraino nelle ultime settimane, proprio in attesa di qualche scintilla che facesse precipitare gli eventi. Quella scintilla potrebbe essere arrivata, soprattutto dopo che la NATO ha nuovamente escluso un intervento in aiuto dell'Ucraina, che non fa parte del Patto Atlantico, lasciando Kiev sola di fronte alle (abbondanti) motivazioni e pretesti russi per un'invasione (facile sulla carta).

Secondo il think tank londinese Royal United Services Institute le truppe russe avrebbero diverse opzioni, riassumibili in quattro scenari principali. Nel primo caso, giudicato non troppo probabile, i militari russi dovrebbero rimanere sui confini nel tentativo di piegare Kiev con la sola minaccia: data la risposta del governo di transizione ucraino, il piano di una "conquista pacifica" potrebbe essere fallito.

Nel secondo caso, la Russia sta giocando lo scenario crimeano negli Oblast di Zaporizhia, Donetsk e Luhansk, nel sudest ucraino: la Russia starebbe supportando o fomentando gruppi locali in modo tale da avere una scusa per occupare tali regioni, muovendo da sudovest (ovvero dalla Crimea) e da est. Si tratta dello scenario più probabile se si ritiene che Putin abbia già deciso di intervenire militarmente, e che non aspettasse che un casus belli. In questo scenario Putin "spera" nella quiescenza occidentale per continuare a divorare (pezzo dopo pezzo) il suo vicino occidentale.

Nel terzo scenario, quello più aggressivo, la Russia deciderebbe di rompere tutti gli indugi e invadere l'Ucraina non solo nelle regioni sudorientali, bensì dal confine bielorusso fino al mar Nero. Le truppe di Mosca sono già ben posizionate per questo scenario, che in definitiva mirerebbe a dividere in due l'Ucraina a est del fiume Dnepr e creare così uno stato cuscinetto (peraltro ricco ed economicamente avanzato) fra la Russia e l'Occidente.

Il quarto scenario è ancora più aggressivo, per quanto meno probabile: oltre a quanto avverrebbe nel terzo scenario, i russi muoverebbero truppe dalla Crimea e dalla Transnistria per muovere verso lo strategico e fondamentale porto di Odessa, mentre dalla Bielorussia altre truppe muoverebbero verso Kiev, smantellando con la forza il governo di transizione prima che si rafforzi attraverso le elezioni del mese prossimo.

Va comunque ricordato che questi scenari non sono alternativi, ma potrebbero avvenire di seguito (come in modo relativamente lento avvenne la conquista del Lebensraum da parte di un ben noto dittatore fra gli anni Trenta e Quaranta), in attesa prudente delle inevitabili sanzioni (economiche e politiche, difficilmente militari) da parte dell'Occidente contro le mosse russe. I colloqui di Ginevra fra Ucraina, USA, UE e Russia, previsti per  giovedì 17 aprile, in ogni caso, rischiano di partire con il piede sbagliato, o di non partire affatto

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