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set 8th, 2014

Poroshenko a Mariupol minaccia i nemici. Poi si sente con Putin, e la tregua regge
di Enrico Oliari

Nonostante in un primo momento la situazione sembrasse precipitare a causa di colpi di mortaio a Mariupol e presso l’aeroporto di Donetsk, sembra reggere la tregua in Ucraina e soprattutto le parti stanno gradualmente attendendo ai punti del documento di cessate-il-fuoco stilato a Minsk.
All’incontro, che si è tenuto presso la capitale della Bielorussia lo scorso 6 settembre, hanno preso parte l’ex presidente ucraino, Leonid Kuchma, l’ambasciatore russo a Kiev, Mikhail Zurabov, la rappresentante dell’Osce Heidi Tagliavini, e per le due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk rispettivamente Alexander Zakharcenko e Igor Plotnitski.
Gli osservatori dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) hanno comunque fatto sapere che non sono sufficienti gli sporadici scontri che vi sono stati a tregua proclamata per inficiarne il funzionamento.
Il presidente ucraino Petro Poroshenko si è recato a Mariupol, città costiera di fondamentale importanza per la posizione strategica e per il suo porto, e per rassicurare gli abitanti ed ammonire i filo-russi ha detto di aver “ordinato all’esercito di mettere in sicurezza Mariupol con lanciarazzi, carri armati e copertura aerea. I nemici soffriranno una sconfitta devastante”.
Con un twitter Poroshenko ha affermato che “Dopo la notizia del mio arrivo per le ore 13.30, i ribelli hanno iniziato a sparare contro i posti di blocco. Pensano di farci paura. Non fanno paura a nessuno”.
Dalla città sul Mar Nero il presidente ucraino ha riconosciuto comunque che i filo-russi si sono generalmente attenuti alla tregua ed ha annunciato la liberazione di 1.200 persone catturate dai ribelli come “prigionieri di guerra”.
Il Cremlino ha reso noto che il presidente russo Vladimir Putin si è sentito al telefono con il collega ucraino e che i due hanno concordato di continuare il dialogo con lo scopo di mettere fine alla crisi ucraina.

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