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27.06.2014

Biglietto nei jeans grida l'SOS: Salvateci, siamo detenuti cinesi trattati peggio di animali
di Vincenzo Cassano

L’inferno dei campi di lavoro in Cina ribolle nascosto dietro i prodotti che acquistiamo, e talvolta trabocca con una disperata richiesta d’aiuto. È quello che è successo con un paio di jeans acquistati a Belfast, in Irlanda, da Karen Wisinska, che è scoppiata in lacrime dopo aver letto l'atroce bigliettino dentro la tasca.

«SOS! SOS! SOS!» si legge in grande e in caratteri occidentali all’inizio del biglietto, che prosegue poi in cinese: «Siamo detenuti nella prigione Xiangnan di Hubei, in Cina. Il nostro lavoro in carcere è produrre abbigliamento per l'esportazione. Ci fanno fare turni da 15 ore al giorno. Quello che ci danno da mangiare è perfino peggio di quello che si darebbe a un cane o a un maiale. Siamo tenuti ai lavori forzati come animali, usati come buoi o cavalli. Chiediamo alla comunità internazionale di condannare la Cina per questo trattamento disumano». (traduzione di Huffington Post)

Primark, l’azienda che vende i jeans, afferma di aver avviato delle indagini. Non è la prima volta che avvengono casi del genere.

Il caso più eclatante tra i recenti è avvenuto nelle festività di dicembre 2012, quando fu rinvenuto un biglietto ancora più articolato all’interno di decorazioni di Halloween. Il biglietto parlava delle violazioni subite nei campi di lavoro e di come molti detenuti fossero praticanti del Falun Gong, una pratica di esercizi meditativi che segue i principi di verità, compassione e tolleranza, perseguitata dal regime cinese a partire da luglio del 1999.

«Molti di loro [detenuti] sono praticanti del Falun Gong – diceva il biglietto del 2012 – che sono persone del tutto innocenti... spesso subiscono più punizioni rispetto agli altri».

I campi di lavoro sono stati ufficialmente banditi dal governo cinese, ma, come è evidente, sono ancora in funzione, oppure vengono sostituiti da altre forme di detenzione illegale. Esistono anche delle prove su come un importante imprenditore italiano (recentemente deceduto) avrebbe lavorato in associazione con dei campi di lavoro, secondo quanto riferito confidenzialmente a Epoch Times.

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