Chinadigitaltimes - September 10, 2014 - In uno stato autoritario, tutta l'arte necessariamente è politica? E se sì, qual è la responsabilità dell'artista? Quanto avanti dovrebbe, lui o lei, spingersi? Come fa un individuo ad operare in una società che valorizza soprattutto il collettivismo? E questa intersezione tra arte e politica, vale il tumulto, il caos, e il dolore che essa provoca a chi ama? Sono queste le domande al centro del nuovo romanzo di Xiaolu Guo,

“I Am China” read it here: (http://www.amazon.co.uk/I-Am-China-Xiaolu-Guo/dp/0701188197)

Kublai Jian, per metà Mongolo e per metà cinese Han, è un rocker punk della metropolitana di Pechino, subito dopo i fatti di piazza Tiananmen. “Si accorge del poeta Deng Mu prima ad una partita di pallavolo, poi ad uno dei suoi concerti, con i suoi grandi occhi bottoni neri ... gli occhi più brillanti in quel campo di occhi." Da lì, il libro segue Jian e Mu nel lorro rapporto tormentato, in entrambi i decenni e continenti. [...] [Fonte: Source]


"Uno sguardo straziante alla repressione post-Tienanmen in Cina ... Un racconto semi-epistolare alimentato da ciò che è represso e indicibile." — Kirkus Reviews


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