Il Fatto Quotidiano
30 settembre 2014

Il Governo ci riceva o amplieremo la protesta

Gli organizzatori della mobilitazione popolare che blocca da giorni la città vogliono sedersi a un tavolo e discutere una possibile soluzione con i rappresentanti locali. Gli studenti minacciano "scioperi e occupazioni di edifici governativi" e chiedono le dimissioni del governatore locale. Lui assicura: "Non mi dimetto fino alle elezioni del 2017". Pechino: "Le dimostrazioni sono illegali"

Se il governo locale non incontrerà i rappresentanti dei manifestanti entro la mezzanotte, la “protesta degli ombrelli” diventerà più dura, con scioperi e occupazioni di edifici governativi che andranno ad aggiungersi ai tre giorni di manifestazioni in strada. È l’ultimatum lanciato dai giovani organizzatori di “Occupy Central” che chiedono di sedersi intorno a un tavolo con il governatore locale di Hong Kong, Chun-Ying Leung, per poter avanzare le loro richieste. Leung, però, frena sulla possibilità di arrivare ad accordi che prevedano la cancellazione della proposta di riforma alla legge elettorale, punto centrale del malcontento degli studenti: “Fermate le proteste – ha detto -, tanto il governo centrale non annullerà la sua decisione” riguardo all’istituzione di una commissione ad hoc che decida sui candidati che potranno presentarsi alle prossime elezioni, nel 2017, le prime a suffragio universale.

I pro-democrazia hanno individuato come limite temporale massimo la mezzanotte (le 18.00 italiane) per trovare un accordo con il governo locale di Hong Kong e arrivare, successivamente, alle dimissioni del’amministratore del distretto cinese. Leung non ha ancora dato il suo assenso a incontrare i capi della protesta, ma ha escluso la possibilità di dimissioni: “Non mi dimetterò prima delle elezioni del 2017″, ha assicurato. Non lascia, però, alternativa il segretario generale della Federazione degli studenti di Hong Kong, Alex Chow: “Se non soddisfa le nostre richieste – ha dichiarato – le proteste si intensificheranno e si estenderanno”. Dura la risposta del governo centrale cinese che rimane sulle sue posizioni: “Daremo tutto l’appoggio che serve al governo di Hong Kong per fermare una protesta illegale“.

Nei giorni scorsi si era ipotizzato l’intervento dell’esercito di Pechino per sedare le proteste dei manifestanti che, adesso, superano quota 100 mila, la maggior parte concentrati nella zona della città in cui si trovano i palazzi governativi e della finanza. Leung ha però smentito questa possibilità: “Ho fiducia nel nostro corpo di polizia”, ha detto.   

Intanto, la città rimane bloccata: “Il blocco di alcune arterie importanti – spiega l’amministratore locale – ha causato grosse difficoltà a ‘servizi essenziali’”. Alcune scuole sono rimaste chiuse, corse di autobus eliminate e sono state anche cancellate alcune fermate della metro in prossimità delle zone più calde della protesta. I disagi, però, sono destinati ad aumentare con i due giorni di festa nazionale, mercoledì e giovedì, che, secondo Willy Lam, professore dell’università cinese di Hong Kong, potrebbe portare in piazza “fino a  300 mila o 400 mila persone”. Le manifestazioni hanno portato anche al crollo dei prezzi degli immobili. I professionisti del settore denunciano un crollo del 50% sui prezzi delle case nelle zone interessate dalla protesta e la situazione è destinata a peggiorare se le proteste si protrarranno.

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