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02 mar, 2014

Chi sono gli Uiguri, sospettati del massacro alla stazione di Kinming in Cina

Se fosse confermato che il massacro di Kunming è opera degli Uiguri, sarebbe l'ennesimo atto violento e di protesta di questa popolazione che vive in una regione cinese ma non si sente nativa della Cina

Il bilancio dell’attacco di ieri sera alla stazione ferroviaria della città di Kinming in Cina è salito oggi a 33 morti e oltre 140 feriti, tutti uccisi a colpi di coltello o machete. Una scena agghiacciante con gli ospedali della zona che ancora hanno difficoltà a sistemare i feriti che sono arrivati per tutta la notte (italiana). Dell’attacco – per il quale ora c’è una donna in stato di fermo – sono sospettati gli Uighuri, una popolazione turcofona che abita in gran parte nella regione dello Xinjiang, responsabile, sempre secondo le autorità di Pechino, degli attacchi di qualche mese fa a Piazza Tian’anmen con 5 morti e 38 feriti.

Gli Uiguri, turcofoni e di religione musulmana, sono gli abitanti originari della regione, che chiamano Est Turkestan. Attualmente gli uighuri rappresentano circa la metà dei 20 milioni di abitanti del Xinjiang, in gran parte immigrati da altre zone della Cina. Le origini dell’instabilità di questa regione della Cina risalgono a secoli fa, ma è negli ultimi 30 anni che la situazione si è fatta più pesante.

La resistenza uigura moderna risale alla fine degli anni ’80. La campagna contro il crimine, lanciata col nome di “Colpire forte” dal governo cinese nel 1996, se intendeva rispondere alle inquietudini della popolazione di fronte all’espandersi della criminalità e della delinquenza, è stata anche l’occasione per la polizia cinese di colpire i militanti politici e religiosi dello Xinjiang. Più di 10.000 persone accusate di “separatismo” sono state arrestate nel corso di questa campagna. Il 5 febbraio 1997, trenta famosi dignitari religiosi furono arrestati dalla polizia a Guldja Dès. Il giorno dopo si svolse una massiccia manifestazione di protesta. La polizia e i paramilitari spararono sui manifestanti. Bilancio: 167 morti. Nelle ore successive, 5000 persone furono arrestate. Li si accusava di voler “dividere la patria”, di svolgere un’attività criminale e fondamentalista religiosa, in breve, di essere degli elementi “controrivoluzionari”. Il Governo cinese decise allora l’esecuzione pubblica di sette uiguri come esempio. Infine, ventisei uiguri (almeno) sono stati catturati in Afghanistan e in Pakistan e detenuti a Guantanamo. Bisogna tornare alle altre cause di questo scoppio di violenza; le relazioni tra le comunità sono tese da decenni tra i Turcofoni sunniti, influenzati dalla mistica sufita dell’Asia centrale, e i Cinesi Han, venuti a colonizzare queste terre ricchissime di petrolio e di materie prime. Negli anni 1990, una serie di attentati e moti di piazza fecero temere una sollevazione di questo lontano Occidente cinese. Combattenti uiguri sono stati arrestati in Afghanistan dopo la caduta dei Talebani nel novembre 2001. E tuttavia il peso dell’islam salafista, o più generalmente radicale, non è predominante in Xinjiang, dove le rivendicazioni religiose si esprimono più spesso in termini nazionalisti piuttosto che integralisti. La repressione poliziesca si è accresciuta in questi ultimi anni e il governo cinese ha posto limiti alla libertà religiosa.

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