ANSA - Bruxelles, 30 Ago - Il Consiglio Europeo ha nominato il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini Alto rappresentante Ue per la Politica Estera e la Sicurezza. Lo ha comunicato con un tweet il presidente permanente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy.


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30 agosto 2014

Chi è Federica Mogherini
di Lorenzo Biondi

Una passione ventennale per la politica estera e la tendenza a “bruciare le tappe”, passando da una promozione all’altra. Potrebbe andare così anche stavolta: a febbraio Federica Mogherini è diventata ministro degli esteri, senza aver mai ricoperto prima nessun incarico di governo, sei mesi dopo potrebbe essere elevata al vertice della diplomazia europea.

Romana, classe 1973, Federica Mogherini comincia a occuparsi di politica – e di politica estera – già da ragazza: rappresentante di istituto a liceo Lucrezio Caro, Roma Nord, entra nella Sinistra giovanile, dove diventa responsabile università e poi esteri. Fa volontariato nell’Arci, è nelle organizzioni dei giovani socialisti europei. All’inizio dei Duemila arriva al dipartimento relazioni internazionali dei Democratici di sinistra. Lavora fianco a fianco col segretario Piero Fassino: in breve la Mogherini arriva al vertice del dipartimento.

Quando i Ds si stanno per sciogliere nel Partito democratico – è la fine del 2006 – Walter Veltroni la chiama nell’esecutivo nazionale: Mogherini ha «bruciato le tappe del cursus honorum politico», scrive Europa già all’epoca. «Il fatto che una ragazza di 34 anni entri nella segreteria di un partito – commenta lei – è una novità che ci fa sanare un’anomalia tutta italiana».

Nel 2008 arrivano la candidatura e l’elezione alla Camera, dove – manco a dirlo – si occupa di esteri e difesa. Si fa la fama della “secchiona”, conosce a menadito tutti i dossier di cui si occupa. Qualche coetaneo, nel Pd, la considera un po’ troppo «d’apparato». Di certo la deputata è un “politico di professione”, impegnata da sempre dentro le strutture di partito (ed è lì che conosce Matteo Rebesani, suo marito, collaboratore di Veltroni al Comune di Roma). Dopo le dimissioni di Veltroni – è il 2009 – Dario Franceschini la chiama in segreteria.

Ci tornerà, come responsabile esteri, nel 2013, con la vittoria di Matteo Renzi alle primarie. La Mogherini si è avvicinata al rottamatore nelle settimane immediatamente successive al terremoto politico del febbraio 2013, dopo che – ai tempi delle precedenti primarie, quelle contro Bersani – aveva riservato a Renzi qualche critica per la scarsa competenza in politica estera. I tempi sono cambiati, e già nell’estate del 2013 la deputata si conquista la nomina a capo della delegazione italiana all’assemblea parlamentare della Nato. In segreteria con Renzi ci trascorre tre mesi appena, il tempo di curare la pratica dell’ingresso del Pd nel Partito socialista europeo. Poi, a febbraio, il governo.

Federica e l’America


Chissà come si sente il ministro degli esteri quando viene definita filo-russa, lei che da sempre ha una passione particolare per gli Stati Uniti e per i Democratici americani. Quando apre il suo blog – lo chiama BlogMog – alla fine del 2006, ricorda di aver deciso di aprire quella pagina dopo un concerto di Bruce Springsteen: «Lì ho pensato che sarebbe stato bello avere un posto tutto mio dove poter scrivere che quella è l’America, che è un grande Paese e che sì, potrà passare dei brutti momenti, ma resta un fantastico patrimonio per l’umanità».

I «brutti momenti» sono quelli della presidenza Bush junior e della guerra in Iraq: la Mogherini è in strada a manifestare contro quell’intervento, che qui su Europa definirà «una follia», «una delle pagine più brutte della politica internazionale». Nell’estate del 2008 la neo-deputata è in America per seguire le primarie democratiche e il successo di Obama (lo racconta con un diario a puntate sul nostro giornale). Chiusa l’epoca dello “scontro di civiltà” e dell’“esportazione della democrazia”, per i democratici italiani è più facile tornare a un rapporto stretto con gli Stati Uniti. Rapporto che rimane al centro dei sei mesi della Mogherini alla Farnesina.

L’Islam e il Medio Oriente


«Tra lo scontro di civiltà del presidente texano – ha scritto nel 2013 l’allora deputata dem – e il viaggio in Medio Oriente del presidente che di secondo nome fa Hussein, ci sono due visioni del mondo contrapposte». Federica Mogherini coltiva un interesse particolare per la politica mediorientale e per l’Islam dai tempi dell’università (scienze politiche, a Roma), quando si laurea con una tesi sul rapporto tra religione e politica nella cultura islamica. Numerosi i viaggi nella regione, in vent’anni di politica (Il Giornale e L’Espresso hanno provato a usare contro il ministro una vecchia foto di un suo incontro con Yasser Arafat, come se ci fosse qualcosa di strano, per la responsabile esteri dei Ds, nell’incontrare il leader palestinese).

Il mese scorso, durante la crisi di Gaza, la Mogherini è stata netta nel suo approccio alla crisi: «Non possiamo dividerci tra amici degli israeliani e amici dei palestinesi». La linea scelta dal governo è andata di conseguenza: sul piano militare si riconosceva il diritto di Israele di demolire i tunnel di Hamas, ma sul piano politico l’Italia ha continuato a insistere sulla riapertura di una trattativa per la pace tra il governo Netanyahu e quello di unità nazionale palestinese, sostenuto anche da Hamas.

L’Europa oggi è considerata un mediatore affidabile su molti dei fascicoli più caldi della politica mediorientale. Il prossimo Alto rappresentate per la politica estera dovrà avere il dono dell’equilibrio. Una virtù che non è mai mancata a Federica Mogherini.

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