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giovedì 6 febbraio 2014

Il dopo Ginevra porta a Tehran

Dopo il fallimento di Ginevra gli Usa puntano su Tehran, e sperano che proprio l'Iran li salvi. Ma la Russia...

Kerry lo aveva detto: Ginevra è stato un fallimento. Dunque per la Siria è l'ora di cambiare politica. Ma quale politica perseguire? La risposta del segretario di stato Usa sembra essere questa: coalizione contro al Qaida e meccanismo per far arrivare gli aiuti umanitari alla popolazione siriana. Entrambe le nuove "gambe" dell'approccio Usa passerebbero per Teheran. Sapendo benissimo gli Usa che proprio Tehran ha facilitao la nascita del braccio siriano di al-Qaida ed ha spinto Assad a impedire l'arrivo degli aiuti umanitari, sa bene che senza Teheran nessuno dei due obiettivi sarebbe perseguibile. Se invece Tehran aiutasse si dimostrerebbe all'opinione pubblica che l'Iran è un interlocutore con cui vale la pena impegnarsi. E salvare Assad sarebbe ancor più facile...

Sarà dunque molto interessante seguire le prossime mosse di Tehran, a cominciare dall'imminente varo di un governo di unità nazionale in Libano. Le voci delle ultime ore parlano di un irrigidimento iraniano, che potrebbe portare Hezbollah a toni meno concilianti. Se per Tehran si avvicina l'ora di andare al banchetto siriano, meglio andarci senza aver concesso nulla prima.Potrebbe essere questo il calcolo iraniano.

Chi non apprezza il clima amicale tra Usa e Iran è certamente la Russia, che sull'idea americana di salvare Assad lanciando un grande piano di aiuti umanitari per i siriani già annuncia il proprio no. "Non è il momento dell'emergenza umanitaria in Siria", ha avuto il coraggio di dire il rappresentante di Putin al Palazzo di Vetro. Che tema un tango "Usa-Iran" appare logico, che non si curi dei siriani (come fino ad oggi non se ne sono curati neanche gli altri) pure.

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