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lunedì 4 agosto 2014

Michail Sergheevich Rowhani

Il fuoco il nuovo presidente iraniano, Rowhani. Ingeneroso attribuirgli le colpe dei suoi nemici. L'importante è capire chi siano.

I nemici più pericolosi sono sempre quelli che abbiamo dentro casa. Così è anche per Rowhani, il presidente che vuole rimettere l'economia iraniana sulle sue gambe. E per farlo non può che andare in contrasto con i padroni dell'immenso apparato militar-industriale iraniano, i pasdaran. 

Gli osservatori dei fatti iraniani sanno bene che tra Rowhani e i pasdaran è in atto un tremendo braccio di ferro, nel quale molto spesso questi ultimi sanno far ricadere sul primo le loro colpe. Come nel caso del giro di vita contro i giornalisti. A Tehran in questi mesi ci sono stati anche altri giri di vite, contro esponenti del fronte pro-Rowhani, giri di vite che alle volte si sono tramutati in attentati. Tutto questo deve indurre a distinguere. Da una parte chi alza la voce contro le malefatte iraniane deve tener conto che farlo è giusto, imputandole però a chi vanno imputate. Dall'altra chi fa politica nella regione deve stare attento a non cadere nella trappola inversa: aiutare l'Iran per aiutare il riformista Rowhani, aiutando però, magari, i suoi nemici. 

E siccome abbiamo detto che il suo nemico numero uno sono i pasdaran, proprietari dell'apparato militar industriale e vogliosi di tenerselo così com'è, è chiaro che gli uomini dei pasdaran sono i nemici di Rowhani, e tra questi chiaramente c'è il premier iracheno Maliki. Puntellarlo vuol dire mettere un punteruolo nei piedi del presidente. 

Certo, le vie della politica non sempre sono così trasparenti, e così qualcuno sostiene che Rowhani non vedrebbe di cattivo occhio i suoi nemici impantanati nelle sabbie mobili irachene e siriane. Un impantanamento che li indebolirebbe, lasciandogli margine di manovra in casa. Può essere, l'importante è saperlo. Sapere che gli al-Maliki, Hezbollah e Assad fanno parte della catena politica che avversa Rowhani e le sue riforme.

Nessuno oggi può dire la sua scommessa riformista fin dove voglia spingersi, oltre che fin dove possa spingersi. Favorirla è importante, e per farlo aiutare i suoi nemici non è saggio. Rowhani ha un solo modello per cambiare il suo modello.

Come Gorbaciov aveva il modello liberal democratico lui ha quello turco, quello dell'AKP, centrato sulla rimozione dei generali dalla cabina di comando. Non sarà facile. Anzi sarà difficilissimo: tanto difficile che i suoi avversari proprio non hanno bisogno di quinte colonne, magari inconsapevoli.

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