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10 novembre 2014

Al Baghdadi ferito

Il governo iracheno conferma il ferimento del leader dell’Isis, ma resta  da chiarire se sia caduto vittima di un’operazione di intelligence irachena o di un raid Usa. Intanto, il presidente americano ha annunciato un cambio di strategia per fermare l’avanzata jihadista. inviati altri 1.500 uomini a sostegno delle truppe irachene e dei peshmerga

Roma, 10 novembre 2014, Nena News

Mentre si rincorrevano le voci del ferimento, confermato oggi dal governo di Baghdad, di Abu Bakr al Baghdadi, il leader dell’autoproclamato Stato islamico, Barack Obama ha parlato di una “nuova fase” nel contrasto all’avanzata jihadista in Iraq e in Siria.

Una fase iniziata con l’invio, annunciato due giorni fa, di altri 1.500 uomini in sostegno alle truppe irachene. Nonostante il supporto dell’aviazione della coalizione internazionale, l’esercito di Baghdad è in grande difficoltà, non riesce a contenere l’offensiva dei miliziani dell’Isis (lo Stato islamico dell’Iraq e della Siria) e si è spesso trovato allo sbando di fronte ai combattenti di al-Baghdadi.

L’autoproclamato califfo è stato dato per ferito, o addirittura morto, nelle ultime ore. Oggi il governo iracheno ha confermato il suo ferimento, ma non è chiaro se sia stato ferito durante un’operazione dell’intellignece irachena o in un raid statunitense nei pressi di Mosul, venerdì scorso, in cui sono stati uccisi esponenti dell’Isis e il vice del “califfo” Abu-Muslim al-Turkmani.

Mentre si attendeva di fare chiarezza sulla sorte del capo dello Stato islamico, Il presidente statunitense in un’intervista alla Cbs Tv ha parlato di una “fase” più offensiva nella lotta ai jihadisti. “La prima fase ha riguardato la formazione di un governo iracheno inclusivo e credibile”, ha detto Obama, “adesso che c’è, siamo nella posizione di iniziare l’offensiva”. Si dovrebbe dunque passare da una fase di contenimento a quella di respingimento, e toccherà alle Forze armate irachene mettere in pratica questa strategia sul campo. “I raid”, ha detto il presidente Usa, “sono stati molto efficaci nell’indebolire lo Stato islamico e frenare la sua avanzata. Adesso abbiamo bisogno di truppe irachene in grado di respingerlo”. Per questo l’invio di altri 1.500 consiglieri militari statunitensi in Iraq. Saranno mandati a Baghdad e a Erbil, la capitale della regione del Kurdistan iracheno, e addestreranno i militari iracheni e i peshmerga curdi. Li prepareranno a una controffensiva contro i jihadisti con la copertura aerea della coalizione. In ogni caso, ha precisato Obama, non ci sarà alcun intervento di terra della coalizione e i rinforzi statunitensi non prederanno parte ai combattimenti.

Un cambio di strategia che la Casa Bianca si augura renda più efficace il suo intervento in Iraq. Quando l’Isis, ad agosto, ha iniziato la sua espansione dalla provincia dell’Anbar, sono stati avviati i raid della coalizione. A fine settembre i bombardamenti sono stati estesi in Siria, tuttavia i jihadisti non arretrano. Inoltre, guadagnano consensi nella regione. Ieri con un twitt il gruppo Ansar Beit al-Maqdis, responsabile di diversi attentati in Egitto, ha giurato fedeltà al cosiddetto califfato di al Baghdadi. Nena News

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