http://www.repubblica.it
10 novembre 2014

Is, nuove conferme da governo Iraq: ferito al Baghdadi, ucciso suo braccio destro

Da Beirut, il ministero dell'Interno fa sapere che il 'califfo' dello Stato Islamico è stato colpito in un raid aereo Usa. Uno dei suoi più stretti collaboratori sarebbe morto in un bombardamento a Falluja. Iran pronto a combattere contro jihadisti

Il ministero dell'Interno iracheno ha confermato che il 'califfo' dello Stato Islamico, Abu Bakr al Baghdadi, è rimasto ferito in un raid aereo nel quale diversi altri leader dell'Is sono rimasti uccisi. Lo riferisce l'agenzia irachena Nina. Il leader jihadista, fa sapere ancora il ministro, è stato trasferito in Siria in una regione sotto il controllo dei suoi miliziani per essere curato. Non è ancora chiara la dinamica degli eventi, anche perché sia iracheni che americani rivendicano l'intervento che ha coinvolto al Baghdadi. Secondo la ricostruzionie fatta dal Ministro dell'interno, il raid sarebbe stato condotto da aerei dell'esercito iracheno e diretto contro una scuola della località di Saada dove Al Baghdadi e altri dirigenti dell'Isis tenevano un incontro con un altro "gruppo terrorista" che aveva deciso di stringere alleanza con lo Stato islamico. Nel bombardamento sarebbero rimasti uccisi o feriti 40 miliziani.

La notizia arriva dopo che nelle ultime ore erano circolate nuovamente voci contrastanti sulle sorti del leader dell'Is, sulla cui testa è stata messa una taglia da 10 milioni di dollari. Era già stata la televisione di Stato irachena, citata da al Jazeera, a dire che il capo dell'Is era stato ferito in un raid americano vicino alla città di Mosul, e una prima conferma era già arrivata dal ministero della Difesa iracheno che ha anche riferito che nell'incursione sarebbe stato ucciso il braccio di destro di al Baghdadi, Abu Muslim Turkmen. A stretto giro, la tv irachena ha dato notizia dell'uccisione di un altro dirigente dell'Is che sarebbe molto vicino al suo leader, Abu Huthaifa al-Yamani, deceduto in un bombardamento su Falluja.

Per contro, il comando americano per il Medio Oriente (Centcom), tramite la voce del colonnello Patrick Ryder, non conferma la presenza del califfo nei raid americani. "Non abbiamo potuto accertare", queste le parole del colonnello, se il capo dei jihadisti fosse davvero presente sul luogo dei raid che hanno colpito e "distrutto un convoglio di veicoli formato da dieci camion dello Stato Islamico" vicino a Mosul che è la seconda città irachena e rappresenta oggi il centro nevralgico del sedicente califfato jihadista che l'ha conquistata a giugno, all'inizio di quell'offensiva che ha consentito all'organizzazione estremista sunnita di prendere il controllo di una vasta area della Siria e dell'Iraq.

La tv satellitare al Arabiya conferma la morte di un ulteriore stretto collaboratore di al Baghdadi a seguito del raid compiuto venerdì scorso da aerei Usa contro la cittadina di Qaim, alla frontiera irachena-siriana. La tv pubblica la foto di Auf Abdulrahman al Afri, conosciuto con il nome di Abu Saha, un collaboratore che "accompagnava sempre al Baghdadi senza mai lasciarlo".

L'emittente saudita, citando Hashim al Hashimi, esperto di terrorismo iracheno, afferma che "Abu Saha è il più importante esponente dell'organizzazione e che si dà per certa la sua morte assieme ad altri 20 presi di mira nello stesso raid".

Secondo al Arabiya, Abu Sija era responsabile dei prigionieri in mano all'Is, è ritenuto uno dei 20 più importanti esponenti dell'organizzazione terroristica e risponde direttamente all'autoproclamato 'califfo'.

Islamisti egiziani si schierano.

Sul fronte delle 'alleanze', invece, da un messaggio registrato sull'account Twitter del gruppo 'Ansar Beit al Maqdis' emerge che gli islamisti egiziani, già legati ad al Qaeda, hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico: "Annunciamo di giurare fedeltà al 'califfo'  Ibrahim Ibn Awad... di ascoltarlo e obbedirgli", recita l'audio, indicando il leader del Is, al-Baghdadi.

Dopo che l'esercito del Cairo nel luglio dello scorso anno ha defenestrato il presidente islamista Mohamed Morsi, il gruppo ha scatenato una campagna di violenze nella penisola del Sinai, sua roccaforte, in cui sono morte decine di uomini delle forze di sicurezza. I jihadisti egiziani avevano già espresso il loro sostegno all'Is, senza però impegnarsi in un'alleanza. Il portavoce del ministero dell'Interno del Cairo, Hany Abdel Latif, ha repilcato che la novità non cambia nulla nella battaglia del governo contro i terroristi.

Obama: "Servono forze di terra".

"Ora inizia una nuova fase - ha dichiarato ieri il presidente americano Barack Obama in una intervista a Face the Nation, domenicale della Cbs - ora siamo nella posizione di iniziare l'offensiva. I raid sono stati molto efficaci nel degradare le capacità dell'Is e rallentare la loro avanzata. Ora abbiamo bisogno di forze di terra, di forze di terra irachene che possano iniziare a respingerli". Da tempo generali americani impegnati a dirigere le operazioni nei cieli dell'Iraq e della Sirya chiedono all'amministrazione un impegno sul terreno, per rinforzare i progressi ottenuti dai bomardamenti, come spiega il capo di stato maggiore dell'esercito ed ex comandante delle operazioni in Iraq, il generale Ray Odierno: "La verità è che i raid aerei servono per prendere tempo. Non risolveranno da soli il problema. Per questo, serviranno soldati sul terreno".

Su Twitter il 'giallo' del nuovo account.

Poco prima delle 14, su Twitter appare un post che annuncia la morte di al Baghdadi. A 'cinguettare', un account di dubbia autenticità - creato appena due ore prima - che si definisce"ufficiale" e che parla a nome "del ministro degli Esteri iracheno, Ibrahim al-Jaafari". Scritto in lingua inglese (all'attivo solo tre tweet), vi si legge: "Il governo iracheno annuncia ufficialmente che il leader dell'Is, Abu Bakr al Baghdad, è stato ucciso sabato nella città di Qaim (Iraq)". Inoltre il sito al quale rimanda  è irfad.org, il portale di un'organizzazione di ricerca, e non un sito governativo.

Iran pronto a intervenire. L'Iran ha annunciato la sua disponibilità a intervenire contro l'Is in Iraq. Lo riferiscono i media di Teheran, citando le dichiarazioni rilasciate dal vicepresidente Eshaq Jahangiri dopo un incontro con il collega ed ex premier Nuri al-Maliki. "Contro il terrorismo dobbiamo usare tutti i mezzi. L'Iran è pronto ad utilizzare tutta la sua capacità a disposizione dell'Iraq", ha affermato Jahangiri. Teheran ha fornito ai curdi iracheni armi e consiglieri militari a Bagdad ma ha finora negato supporto di truppe sul campo, anche se di recente le tv irachene hanno diffuso una foto di Qassem Suleimani, il capo della forza Quds, la selezione speciale dei pasdaran responsabili per le azioni all'estero, in battaglia insieme ai peshmerga.

top