infopal - 10/11/2014 - Ma’an e altre agenzie. Lunedì, i media israeliani hanno riportato la notizia dell’accoltellamento di tre coloni israeliani da parte di un Palestinese, nell’insediamento di Alon Shvut, nel complesso coloniale di Gush Etzion, a Betlemme. Uno dei tre è deceduto per le ferite. Si tratta di una donna. Il sito israeliano Ynet riferisce che un cittadino palestinese è uscito dalla propria vettura, vicino all’insediamento israeliano, e ha accoltellato tre coloni.
Una guardia israeliana ha sparato al sospetto, che un corrispondente di Ma’an afferma essere di Hebron. L’attacco segue di qualche ora un altro accoltellamento, avvenuto a Tel Aviv, in cui un soldato israeliano è rimasto gravemente ferito. Il sospetto è stato arrestato dalla polizia israeliana.

Reuters - 12:49

Un soldato israeliano è stato accoltellato nei pressi di una stazione ferroviaria di Tel Aviv, si sospetta che sia un attacco palestinese. L’uomo è ferito gravemente, ha circa 20 anni, ed è stato ricoverato in ospedale. La polizia ha detto di aver arrestato un palestinese sospettato dell’attacco, proveniente dalla città di Nablus. La tensione in Israele è aumentata dopo l’attentato avvenuto il 5 novembre a Gerulsalemme Est. L’esercito israeliano su Twitter ha confermato che si tratta di un militare.

Afp  - Bbc - 16:50

Un palestinese ha aggredito con un coltello tre israeliani alla fermata dell’autobus in una colonia in Cisgiordania: Una ragazza israeliana è morta dopo essere stata accoltellata, le altre due persone sono rimaste ferite. Le forze di sicurezza hanno sparato all’aggressore, che è in gravi condizioni.

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10 Nov 2014

Distanza incolmabile
di Amira Hass
Traduzione di Andrea Sparacino

Mentre scrivo queste righe, il 5 novembre, tutto è tranquillo a Ramallah, capitale de facto dell’Autorità palestinese. Ma nelle strade di Gerusalemme, la capitale teorica, che si trova a quindici chilometri di distanza, i giovani palestinesi si scontrano con la polizia israeliana. È uno dei maggiori successi della politica di separazione portata avanti da Israele negli ultimi anni: quello che succede in una regione palestinese non influisce sulle altre. A restare inalterata è soprattutto la spina dorsale politica, che a Ramallah riceve il denaro dei donatori e si limita a mantenere l’ordine.

Gerusalemme Est è in fiamme ormai da mesi, da quando una banda di ebrei ha bruciato vivo un giovane palestinese. Ma è da decenni che i palestinesi di Gerusalemme sono trattati da Israele come ospiti indesiderati nella loro stessa città. Non parlo solo della povertà e della disoccupazione. Non parlo solo della pretesa israeliana di dominare la Spianata delle moschee e della costruzione di insediamenti ebraici all’interno della città. È tutto questo insieme e molto altro: una violenza di stato deliberata che punta a rendere la vita impossibile alla popolazione.

La violenza di stato prosegue senza che se ne parli. Solo la violenza individuale dei palestinesi fa notizia. Questi episodi offrono alla destra israeliana una ghiotta opportunità per accusare l’Autorità palestinese di alimentare le violenze a Gerusalemme. Peccato che questa, per scelta di Israele, sia del tutto assente dalla città.

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