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giovedì 20 febbraio 2014

La nuova strategia di Hezbollah

Il partito di Dio guidato da Nasrallah accetta il compromesso in Libano, ma sposta tutto il suo potenziale militare in Siria.

Tehran ha deciso una nuova strategia, basata sul compromesso a Beirut. Ecco così che Hezbollah ha accettato un compromesso molto "remissivo".

Il nuovo governo libanese è senza dubbio un "cedimento" per Hezbollah, infatti il partito di Dio ha rinunciato nell'esecutivo di unità nazionale a tre caselle chiave per la sua sicurezza: gli interni, la difesa e le telecomunicazioni. Non solo ha fatto questa scelta, ma ha anche accettato che alla difesa andasse quello che ha sempre definito il suo arcinemico, il generale (sunnita) Rifi. E il capo dei suoi servizi di intelligence lo è andato a visitare, ufficialmente, appena insediato. Una scelta dettata da Teheran, che ha deciso di mostrare al mondo, tramite Beirut, il volto"disponibile". Si potrebbe pensare proprio a una svolta. Ma come non notare che è avvenuta nelle stesse ore in cui il partito di Dio compiva, su indicazione iraniana, un'altra scelta, di segno opposto: lanciare in Siria la nuova offensiva militare nel Qalamoun, quella per il controllo della nuova città-chiave, Yabroud.

Fonti internazionali assicurano che i leader del cosiddetto braccio militare di Hezbollah e quasi tutti i suoi operativi, 7mila miliziani, sono stati trasferiti in Siria.

La strategia di Hezbollah è dunque chiara: la guerra in Siria è "una guerra esistenziale" per il partito e per Tehran, che non si può abbandonare a nessun costo, il regime di Bashar al-Assad va difeso a qualsiasi costo. Ma non al costo di "rompere" il complesso processo politico-diplomatico ce lo circonda e che richiede "compromesso"in Libano. 

A dimostrare che le cose stiano esattamente così e non , come si potrebbe pur pensare, all'inverso, lo ha lasciato chiaramente intendere il leader stesso di Hezbollah, Hasan Nasrallah, che subito dopo i due nuovi terribili attentati terroristici che hanno colpito la sua "Beirut-sud" ha detto di voler gestire una politica tesa ad "assorbire i contraccolpi" di questi attentati.

Questo ha un solo senso: gli attentati in Libano contro i quartieri controllati da Hezbollah continueranno, nulla e nessuno potranno fermarli, ma la guerra in Siria è una "guerra esistenziale", che "assorbe" e "giustifica" anche questo.

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