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Sabato, 13 Settembre 2014

Le milizie commettono crimini di guerra in Libia
di Giuseppe Acconcia

La Libia è sempre più spaccata in due tra Tripolitania e Cirenaica, governo filo-islamisti di Tripoli ed esecutivo di Abdullah al-Thinni, al fianco del golpista Khalifa Haftar (promotore dell’Operazione Dignità lo scorso maggio), asserragliati nella città orientale di Tobruk.

Dopo il giuramento di al-Thinni, i militari vicini all’ex agente Cia, hanno promesso una nuova offensiva su Bengasi, in parte nelle mani dei gruppi jihadisti (Ansar al-Sharia che hanno proclamato l’Emirato di Bengasi). Il colonnello Mohammed Hegazi ha annunciato ieri l’uccisione di almeno 200 militanti dei movimenti islamisti radicali in Cirenaica. Massicci raid aerei (secondo il Pentagono con il sostegno di Emirati arabi uniti ed Egitto) avevano colpito gli aeroporti civili e militari della seconda città del paese. Sebbene i jihadisti tengono in pugno Bengasi, le milizie Scudo di Misurata, che controllano il parlamento di Tripoli, continuano a dissociarsi dalla battaglia dei jihadisti di Ansar al-Sharia, responsabili dell’attacco del settembre 2012 al Consolato Usa a Bengasi. I miliziani Scudo difendono la legittimità degli islamisti moderati che hanno la maggioranza nel parlamento di Tripoli (decaduto ma ancora in carica, i deputati non riconoscono le elezioni del 25 giugno scorso).

Ma a far precipitare il paese nell’anarchia sono, come sempre, le oltre 1700 milizie che operano indisturbate. Secondo un report, reso noto ieri da Human Rights Watch, le milizie libiche che combattono per il controllo di Tripoli e delle aree limitrofe si sono macchiate di crimini di guerra, attacchi ai civili e alle proprietà private. Le milizie hanno preso in ostaggio persone, dato alle fiamme e distrutto case. Migliaia di libici sono stati costretti a lasciare le loro case nelle ultime cinque settimana quando è iniziata l’Operazione Alba, promossa dai jihadisti contro il golpe di Haftar. In particolare, Hrw ha documentato una lunga serie di attacchi dei miliziani islamisti sulla popolazione civile locale.

«Le guide combattenti di entrambe le parti (islamisti ed esercito) devono cessare gli abusi per non rischiare di essere i primi a subire sanzioni internazionali e procedimenti penali» ha detto Sarah Leah Whitson, responsabile per il Medio oriente di Hrw. In particolare i jihadisti hanno commesso numerose violazioni contro giornalisti, ufficiali governativi e civili, sospettati di sostenere le milizie di Zintan e l’operazione Dignità di Khalifa Haftar. Queste milizie hanno spostato con la forza gli abitanti del villaggio di Tawergha (almeno 40 mila, secondo il think tank). Inoltre, secondo l’Unità di crisi municipale di Zintan, le case di almeno 80 famiglie della cittadina che si è schierata con Haftar sono state «attaccate e saccheggiate» e 80 persone sono state rapite o sono sparite nel nulla. Tra i miliziani jihadisti ci sarebbero poi numerosi pachistani ed egiziani. Secondo le Nazioni unite, 100 mila persone sono state spostate con la forza all’interno del paese e 150 mila sono i migranti costretti a lasciare il paese dall’inizio della crisi.

Ma anche i Zintani, vicini ad Haftar, non sono stati da meno. Secondo il report di Hrw, anche questi miliziani hanno proceduto allo spostamento forzato di migliaia di persone e ad arresti sommari. Per esempio, sono spariti nel nulla l’attivista Abdelmoez Banoon e Suliman Zubi, presi dai Barq al-Nasr, milizia vicina ai Zintani. Non solo, dopo la cruenta battaglia dell’aeroporto di Tripoli, in cui hanno perso la vita almeno 200 persone, tra jihadisti e Zintani. Una decina di aerei commerciali, che potrebbero essere usati in attacchi terroristici, sarebbero spariti nel nulla.

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