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20 ottobre 2014

Papa: "Non possiamo rassegnarci a un Medio Oriente senza cristiani"
di Andrea Gualtieri

L'appello di Francesco contro "l'indifferenza di tanti", durante il concistoro dedicato alla situazione in Iraq e Siria. Bergoglio chiede un'adeguata risposta della comunità internazionale. Il segretario di Stato: "I perseguitati non si affidino ai dittatori"

CITTÀ DEL VATICANO - Papa Francesco dà una scossa a quella che definisce "indifferenza di tanti" davanti a ciò che avviene tra Siria e Iraq. Secondo il pontefice ci si trova davanti ad un "fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili", nel quale sembra che "si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana" e che "la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi". Bergoglio, parlando durante il concistoro dei cardinali chiamato a occuparsi della delicata situazione del Medio Oriente, invoca "un'adeguata risposta" da parte della comunità internazionale e incoraggia anche porporati e i patriarchi a formulare "riflessioni e suggerimenti per poter aiutare i nostri fratelli che soffrono".

Soluzione basata su dialogo e impegno politico - Il concistoro era stato convocato all'indomani del Sinodo sulla famiglia, per la canonizzazione del missionario indiano Giuseppe Vaz e della religiosa napoletana Maria Cristina dell'Immacolata Concezione, morta nel 1906. Francesco ha voluto però approfittare della riunione del collegio cardinalizio per richiamare l'attenzione sulla questione mediorientale: "Mi sta molto a cuore", ha confidato il pontefice ai presuli, ribadendo la "volontà di favorire la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo, la riconciliazione e l'impegno politico".

L'appello per i cristiani perseguitati - Francesco ha chiesto un aiuto particolare per le comunità cristiane: "Non possiamo rassegnarci -  ha detto - a pensare al Medio Oriente senza i cristiani che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù". Appena due settimane fa, in Vaticano, la riunione dei nunzi che rappresentano la Santa Sede nelle aree di crisi, avevano richiamato l'attenzione sul "dramma di tante persone che sono state costrette a lasciare le loro case", chiedendo il rispetto del "diritto dei cristiani e degli altri gruppi etnici e religiosi a rimanere nelle loro terre di origine e, qualora siano stati costretti ad emigrare, il diritto di ritornare in condizioni adeguate di sicurezza, avendo la possibilità di vivere e di lavorare in libertà e con prospettive per il futuro".

Parolin: perseguitati non si affidino ai dittatori - Davanti a questa situazione "la Chiesa non può rimanere in silenzio", ha precisato il segretario di Stato Piero Parolin, nella sua relazione al concistoro. Il porporato chiede di venire incontro "con generosità" alla tragedia dei profughi, rivolgendosi anche alle Caritas locali. Ma ha pure raccomandato ai cristiani perseguitati di evitare la tentazione "di farsi tutelare o proteggere dalle autorità politiche o militari di turno" per non trovarsi a sostenere dittature: si tratta invece di rendersi protagonisti di un percorso dei loro Paesi verso "la modernità, la democrazia, lo stato di diritto e il pluralismo".

Monito all'Onu: evitare nuovi genocidi - Il rappresentante della diplomazia vaticana è stato duro invece nell'invocare dall'Onu un intervento "per prevenire possibili e nuovi genocidi e per assistere i rifugiati". Nella veste di rappresentante della diplomazia vaticana, è pure tornato sul dibattito legato all'uso della forza per fermare "l'aggressore ingiusto". Richiamando ciò che Bergoglio aveva detto durante il volo di ritorno dalla Corea, e mettendo in guardia dagli "errori del passato", Parolin ha ribadito che è necessario che gli interventi armati avvengano "nel rispetto del diritto internazionale". E ha poi aggiunto che non basta l'impegno militare ma, ha aggiunto si deve guardare alle fonti del fondamentalismo, con un chiaro riferimento agli squilibri sociali.

Indagare su chi appoggia l'Is - Il cardinale ha chiesto tra l'altro di indagare su chi sostiene le attività terroristiche dello Stato islamico e su chi alimenti di armi e tecnologie le truppe. Parolin contesta in particolare chi esprime "un più o meno chiaro appoggio politico" e chi commercia illegalmente il petrolio con il califfato. E un aiuto è stato invocato da tutti i leader religiosi contro la "strumentalizzazione della religione". Se da una parte Parolin ha apprezzato diverse iniziative intraprese con alcune "élites musulmane", dall'altra ha auspicato "una più ampia collaborazione a più livelli su vari temi di interesse comune".

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