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07 dic 2014

Russia e Islam: rischi, opportunità, conflitto di civiltà?
Traduzione e sintesi di Anacronista

Proponiamo una sintesi riassuntiva di 8 articoli scritti sull’argomento da “The Saker”*, ricchi di informazioni utili per comprendere meglio i rapporti tra Occidente, Russia e Islam e quanto ci sia di vero nella narrativa del “conflitto di civiltà”.

Russia e Islam non sono concetti opposti o che si escludono a vicenda. Sebbene relativamente pochi russi etnici siano mussulmani, la Russia è sempre stata uno stato multi-etnico, perfino quand’era un piccolo principato con centro nella città di Kiev. La nazione russa ha sempre incluso gruppi di etnia non russa, tra cui i mussulmani, che hanno spesso giocato un ruolo cruciale nella storia della nazione: dai vichinghi ai mongoli che aiutarono San Alessandro Nevsky a sconfiggere i cavalieri teutonici delle crociate del nord, alle forze speciali cecene che guidarono la controffensiva russa contro l’esercito georgiano nel 2008.

Questo è importante da tenere a mente quando si sentono le opinioni disinformate di quanti assimilano la Russia alla cosiddetta “Cristianità occidentale”. Chiariamoci subito: l’interazione più frequente e significativa che la nazione russa ha avuto con la Cristianità occidentale è stata la guerra. Una guerra sempre di difesa dall’aggressione occidentale.
Prima del 18° secolo, nessuno avrebbe affermato seriamente che la Russia era parte della civiltà occidentale. Ma, con l’ascesa al potere dello zar Pietro I, cominciò lo sforzo continuo di certi membri dell’elite per “modernizzare” la Russia, il che in realtà significava “occidentalizzarla”. Dallo zar Pietro I ai massoni della rivolta del 1825, dal regime Kerensky agli anni di Eltsin, gli “occidentalizzatori” non hanno mai abbandonato tale scopo. Direi che anche l’intero esperimento sovietico fu un tentativo di occidentalizzare la Russia con il modello marxista. Tutti questi tentativi avevano in comune un odio viscerale per la vera cultura e spiritualità russa e un desiderio ossessivo di “trasformare la Russia in Polonia”. Napoleone, l’imperatore massonico, manifestò chiaramente tale odio quando usò i santuari ortodossi come stalle per i cavalli e quando per disprezzo cercò di far saltare in aria l’intero Cremlino.

Al contrario, i mongoli (in gran parte mussulmani) che avevano invaso la Russia 500 anni prima avevano trattato la Chiesa e il clero ortodosso con il massimo rispetto. Certo, non esitando a bruciare un monastero e a ucciderne tutti gli occupanti, ma solo se questo veniva usato per insorgere contro gli invasori. Sì, alcuni mongoli avevano costretto i principi russi a camminare attraverso il “fuoco della purificazione”, ma erano mongoli pagani, non mussulmani. Il fatto incontrovertibile è che il giogo mussulmano fu molto meno crudele e barbarico dei crimini che i papisti o i massoni commisero ogni volta che cercarono di conquistare e sottomettere la Russia. Questo è il motivo per cui nella cultura popolare russa non esiste una vera corrente anti-islamica, o perlomeno non esisteva prima dell’era sovietica, che purtroppo sconvolse il delicato equilibrio raggiunto prima del 1917.
In passato gli occidentalizzatori si consideravano “europei” piuttosto che “asiatici”, e guarda caso oggi queste forze sono diventate anti-mussulmane. Mentre supportano a gran voce la libertà di organizzare i cosiddetti “gay pride” o le azioni della “Pussy Riot”, queste forze si oppongono categoricamente al diritto delle ragazze mussulmane di indossare un foulard in testa a scuola. Francamente però non voglio parlare oltre delle forze filo-occidentali in Russia, soprattutto perché ormai si sono indebolite a tal punto da rappresentare meno dell’1 o 2% della popolazione. Oggigiorno il dibattito interessante riguardo all’Islam avviene all’interno dei vari gruppi “patriottici”.

E’ importante tenere presente che, nel rapporto tra società russa e Islam, la Chiesa ortodossa non è un fattore importante. Questo perché il suo status nella società è estremamente indebolito. La Chiesa attuale è la parte sopravvissuta a 300 anni di persecuzioni, quella che durante il periodo sovietico ha collaborato con il regime e che per questo viene vista con sospetto perfino da persone molto religiose. Il fatto che, secondo Wikipedia, circa il 40% della popolazione sia costituita da ortodossi, va precisato. Personalmente stimo che non più del 5% della popolazione sia profondamente, consapevolmente religioso. Per gli altri la Chiesa ortodossa serve come organizzazione di “educazione patriottica” offrendo simboli ben riconosciuti (belle chiese, canti religiosi, icone, croci ecc.) che possono essere usati come simboli nazionali anziché spirituali. E tali simboli sono riconosciuti da molto più del 40% dei russi che si dichiarano ortodossi. Oggi i russi vengono incoraggiati a “raccogliersi attorno alla croce” anche se a un livello personale non capiscono davvero, o non si curano di capire, cosa il simbolo della Croce rappresenti nel Cristianesimo ortodosso.

Leggete il testo del discorso tenuto da Putin al concilio episcopale del Patriarcato di Mosca: è tutto patriottismo e ancora patriottismo. Non una sola parola su argomenti spirituali. Perciò non si può dire che la Russia moderna sia davvero ortodossa. Il che però fa sorgere la domanda: se la società russa non è più marxista, e nemmeno ortodossa, che cos’è? Oltre ad essere prevalentemente anti-occidentale e anti-capitalista, che cosa supporta? E come reagisce ai valori offerti dall’Islam?

La grande maggioranza dei russi oggi è d’accordo su queste idee di base:


a) L’Occidente non è un amico, non lo è mai stato e mai lo sarà; l’unico modo per trattare con esso è da una posizione di forza.


b) La Russia ha bisogno di un governo forte guidato da un leader forte.


c) I “liberali” russi sono un piccolo gruppo degenerato di intellettuali che adorano gli USA e odiano la Russia.


d) La Russia deve essere uno “stato sociale”; il modello di capitalismo “puro” è sia moralmente sbagliato che insostenibile, come evidenziato dall’attuale crisi.


e) Il sistema democratico è una frode usata dai ricchi per avanzare i loro interessi.

Una volta c’era il modello tradizionalista secondo cui la Russia doveva essere un paese cristiano ortodosso, dove il massimo potere temporale era affidato allo zar, controllato da una Chiesa potente e autonoma, e dove la volontà del popolo veniva espressa in un “Consiglio della terra”, una specie di parlamento con funzione prevalentemente consultiva. Questa idea è stata espressa da filosofi e scrittori come Khomiakov, Tikhomirov, Rozanov, Solonevich, Iliin, Solzhenitsyn, Ogurtsov e molti altri. Con i dovuti distinguo, direi che sarebbe la versione russa ortodossa del tipo di sistema che oggi vediamo nella Repubblica Islamica dell’Iran. Non una teocrazia, ma un sistema in cui la struttura, natura, funzione e fine dello stato sia di difendere i valori spirituali. Dove vi sia una forte componente popolare, controllata però quando necessario dalle maggiori autorità spirituali. Tuttavia, in Iran il modello islamico è appoggiato dalla grande maggioranza della popolazione, mentre in Russia una “Repubblica ortodossa” verrebbe probabilmente accettata solo dal 10%.

Personalmente penso sia un peccato, perché credo sarebbe il modello migliore per la Russia, ma la politica è l’arte del possibile e quindi quali sono le altre opzioni?
Nel panorama politico, in Russia è come se ci fosse un solo partito: Russia Unita, di Putin e Medvedev. Sia i Liberal-democratici che i Comunisti sono lì solo per fornire una valvola di sfogo ai nazionalisti isterici e ai comunisti nostalgici e per tenerli lontani dal Cremlino.

Perciò riassumiamo: la Russia è una nazione multi-etnica priva al momento di un’ideologia o spiritualità unificante, guidata da un gruppo di persone la cui ideologia è un mix di pragmatismo, patriottismo, socialismo moderno e multilateralismo nelle questioni internazionali. Alla Russia moderna manca una chiara definizione di se stessa ed è quindi incapace di elaborare una posizione unitaria nei riguardi dell’Islam. Alcuni russi lo vedono come un nemico pericoloso, altri come un alleato naturale. La situazione è complicata dal fatto che lo stesso Islam non è un fenomeno unitario e ne esistono vari tipi e aspetti. Per essere pienamente capito, l’argomento “Russia e Islam” deve perciò essere considerato in ciascuno di questi aspetti. Vediamo prima quelli legati all’Islam come minaccia:

1) Immigrazione e criminalità

Dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica c’è stato un flusso costante di immigranti da alcune ex repubbliche sovietiche (Azerbaijan, Tajikistan ecc.) e dal Caucaso verso le grandi città russe. Se la maggioranza arriva in cerca di lavoro, gli elementi criminali sono abbastanza per far scattare l’associazione immigrazione-criminalità. Inoltre, visto che gran parte di questi immigrati proviene da paesi storicamente mussulmani e che molti di loro si considerano tali, scatta l’associazione mussulmano-criminale. Lo scrittore e filosofo francese Alain Soral parla di “Islamo-racaille” (feccia islamica): giovani teppisti vestiti da gangsta-rapper e con cappelli da baseball newyorkesi che parlano di Allah e Kufar mentre guidano auto sportive (spesso drogati o ubriachi) in cerca di qualcuno da derubare o violentare. Come sottolinea Soral, questa gente non è esattamente il tipo di persone che si vedrebbero uscire da una moschea, e la stessa cosa vale in Russia.


2) Wahabismo interno

Il terrorismo in Cecenia, Dagestan e altrove ha provocato una profonda avversione verso qualsiasi gruppo wahabita. Gli insorti ceceni combinavano il peggio dell’estremismo wahabita con il teppismo ceceno: migliaia di persone vennero uccise, violentate, torturate a morte, crocefisse, scuoiate vive, decapitate, vendute come schiave, e tutti questi orrori venivano compiuti da uomini barbuti che brandivano bandiere verdi e nere ricamate con le sure del Corano. A peggiorare le cose, l’insorgenza cecena aveva il supporto della maggioranza del mondo mussulmano, dando credibilità al paradigma del “conflitto di civiltà” che gli occidentali volevano imporre all’opinione pubblica russa. Se Eltsin si dimostrò totalmente incapace di affrontare la situazione, con Putin le cose cambiarono rapidamente, come illustrato dalla seconda guerra cecena, che fece a pezzi l’insorgenza. La Cecenia diventò una delle repubbliche più sicure del Caucaso, e da allora la società russa ha tolleranza zero per ogni forma di wahabismo. Purtroppo, però, molti estremisti wahabiti scapparono dalla Cecenia in Dagestan e altre parti della Russia, perciò il problema non è ancora risolto, anche perché i sauditi stanno ancora promuovendo l’Islam wahabita. Essi addestrano i predicatori e li mandano in Russia, dove questi formano piccole comunità, spesso dentro le moschee, dove reclutano i fedeli per attività sociali e religiose. In questa fase selezionano i potenziali terroristi, che poi utilizzano per attaccare stazioni di polizia, banche, clericali anti-wahabiti ecc. I servizi di sicurezza hanno osservato questa sequenza in Dagestan, Kazan e Stavropol (regioni con consistenti minoranze mussulmane) ma anche a San Pietroburgo, che ha una popolazione mussulmana molto piccola e tradizionalista. I leader spirituali tradizionali sono le prime vittime degli infiltrati wahabiti, che spesso cominciano l’attività proprio assassinando gli imam locali. La versione saudita dell’Islam dichiara “non-islamiche” molte usanze e tradizioni fondamentali per i gruppi mussulmani russi, e ha perciò scarsa presa. Inoltre il comportamento violento e volgare dei teppisti del Caucaso è motivo di vergogna per le loro stesse comunità d’origine, spesso molto conservatrici e pacifiche. Nel complesso c’è quindi una forte resistenza da parte dei mussulmani russi contro l’Islam wahabita che i sauditi cercano di esportare.


3) Wahabismo esterno

La minaccia wahabita però proviene anche dall’esterno. L’amministrazione Obama ha cambiato le politiche imperialiste: durante l’era Bush gli USA esercitavano il controllo militare diretto su Africa e Medio Oriente, come desiderato dalla lobby ebraica e dai neo-con. Chi appoggia Obama invece preferisce il controllo indiretto, per procura, ottenuto fomentando il caos. I wahabiti e “al-Qaeda” sono i soldati di questa nuova politica imperialista statunitense. Gli USA li “iniettano” nelle società da sovvertire: la CIA è il burattinaio e i wahabiti folli sono i burattini, che se ne rendano conto o no. Il timore degli analisti russi è che questa strategia verrà usata per rimuovere Assad e poi contro l’Iran. L’Iran ha piccole comunità kurde, turkmene e sunnite che, insieme ai “rivoluzionari alla Gucci” dell’elite, possono rappresentare un rischio reale per il regime. Perciò gli analisti russi restano in allerta.

4) L’Islam e il “conflitto di civiltà”

C’è una tesi mai dimostrata ma solo proclamata: che esista un “conflitto di civiltà” tra “l’Europa cristiana” e l’Islam “orientale” o “arabo”. Poco importa che l’Europa abbia perso quasi ogni traccia di Cristianesimo molti anni fa, o che l’Islam non sia prevalentemente né “orientale” né “arabo”, che comprenda civiltà molto diverse (dal Marocco all’Indonesia) e che nessuna civiltà mussulmana o islamica abbia attaccato gli interessi occidentali da molto tempo in qua. I sostenitori di questa teoria includono un paese teocratico e razzista come Israele nel campo “occidentale”, se non nell'”Europa cristiana”, mentre ignorano il ruolo chiave della Turchia mussulmana nella NATO. In breve, questa visione è al 100% ideologica: per essa i fatti non contano.

Eppure, in Russia ci sono alcuni gruppi felici di promuoverla: i comunisti, per i quali ogni religione è un nemico, “l’oppio dei popoli”; i sionisti, numerosi nei media russi, che non perdono occasione di buttare benzina sul fuoco dell’islamofobia e dicono: “voi avete i ceceni, noi i palestinesi”; gli skinhead razzisti, molti dei quali cercano le loro radici in una mitica “Russia pagana” popolata di guerrieri dagli occhi azzurri (e guarda caso salta fuori che i loro siti più attivi hanno indirizzi IP statunitensi, canadesi e israeliani); i cattolici e gli ecumenisti ortodossi, secondo i quali la Russia appartiene all'”Occidente cristiano” “minacciato” da un “nemico comune”, e che evitano con cura di menzionare il fatto che la Russia ha sempre preferito l’Asia all’Europa o l’Islam al papato, se non altro viste tutte le guerre di conquista mosse dall’Occidente contro la Russia. Tranne quello sionista questi gruppi non sono potenti, tuttavia è chiaro che ci sarà sempre una minoranza del popolo russo che vedrà l’Islam come una minaccia. Questa visione viene rinforzata dalle parole di ecclesiastici come al-Qaradawi, la cui TV è seguita nel mondo da 60 milioni di mussulmani, il quale sollecita a pregare per il rovesciamento di Assad, l’eliminazione dell’esercito siriano, dell’Iran, di Hezbollah, della Cina e della Russia (guarda caso tutti i rivali strategici degli USA -ndt). Poiché però la Siria, l’Iran ed Hezbollah sono senza dubbio mussulmani, le sue stesse parole mostrano chiaramente che esistono diversi tipi di Islam, e che alcuni di essi sono obiettivamente alleati della Russia.

Il mondo mussulmano infatti non è un’entità unitaria con un’unica ideologia, etica e scopo. Sono molto poche le credenze comuni a tutti i mussulmani. Di fatto per convertirsi all’Islam basta recitare sinceramente la Sahhadah: “Non c’è altro dio che Allah, Maometto è il messaggero di Allah.” Tutto il resto è lasciato all’interpretazione delle varie sette e scuole di giurisprudenza. Ecco perché tutte le generalizzazioni sull’Islam sono così fuorvianti: ne ignorano le immense diversità, dal Marocco all’Indonesia, dal wahabismo saudita al sufismo kazako.
Tali generalizzazioni vengono sicuramente aiutate dal fatto che l’Islam wahabita è al momento quello più attivo, e questo anche perché dispone di immense risorse finanziarie. Esso era una setta locale e irrilevante, prima che gli Stati Uniti, complice la Casa di Saud, costituissero un movimento wahabita internazionale. Inizialmente gli USA usarono i pazzi wahabiti per organizzare una resistenza contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan; in seguito se ne servirono in Bosnia, in Kosovo, per l’11 settembre, in Libia e in Siria. L’Islam sciita, da sempre opposto ai wahabiti, viene ovviamente avversato dagli USA, che non perdono occasione per cercare di indebolirlo (cosa che finora non sono riusciti a ottenere, grazie all’intelligenza e al coraggio degli sciiti).

In Russia esistono gruppi influenti che sono consapevoli della grande varietà presente nel mondo islamico, e che vedono l’Islam con un alleato naturale. Essi sono: i patrioti ortodossi, come Maksim Shevchenko, secondo i quali la Russia è per vocazione una nazione multi-etnica e l’Islam tradizionale condivide molti, se non tutti, i valori del Cristianesimo ortodosso; i servizi di sicurezza, che si rendono conto del grande potenziale di un’alleanza tra ortodossi e mussulmani non-wahabiti contro i nemici comuni (Putin ha affermato molte volte che le comunità mussulmane tradizionali possono contare sull’assoluto appoggio dello stato russo); i tradizionalisti ortodossi, che sentono l’etica o l’abbigliamento dell’Islam tradizionale molto più vicini all’Ortodossia rispetto al modello degenere offerto dalle varie Pussy Riots, parate del gay pride ecc.

Dopotutto, Chiesa ortodossa e Islam tradizionale promuovono gli stessi valori: famiglia tradizionale, patriottismo moderato, responsabilità sociale, modestia, sobrietà, carità, onore e rispetto per le tradizioni, comprese le tradizioni degli altri. In un tempo in cui molti canali TV russi sputano a getto continuo immoralità, materialismo e indecenza, i cristiani ortodossi guardano con comprensione e ammirazione a quelle famiglie mussulmane che crescono i figli con il rispetto per gli anziani e le tradizioni. I tradizionalisti ortodossi difendono il diritto delle ragazze mussulmane di indossare un foulard in testa, affermando che in realtà danno un buon esempio anche alle ragazze ortodosse. E’ un fatto che, prima della rivoluzione bolscevica, nelle campagne russe quasi tutte le donne indossavano un foulard, basta guardare le bambole matrioshka.

Anche gli analisti russi che si occupano di politica estera sono convinti dell’importanza di supportare paesi come la Siria e l’Iran, considerati alleati chiave. Tuttavia esiste tra loro anche una forte minoranza filo-occidentale, secondo la quale l’Iran deve sottostare agli ordini del Consiglio di Sicurezza dell’ONU anche nel caso tali ordini siano sfavorevoli alla Russia. Questo è il gruppo prevalso anche quando la Russia tradì Gheddafi non ponendo il veto sulla risoluzione che permetteva l’attacco USA-NATO alla Libia. Il pensiero predominante però, soprattutto da quando Putin è tornato al potere, è che l’Iran sia un alleato importante che la Russia deve supportare.
Esiste quindi un conflitto interno tra due fazioni, una associata con Medvedev (gli integrazionisti atlantici) e l’altra con Putin (i sovranisti eurasiatici), e credo che ciò provocherà grandi cambiamenti al Cremlino nei prossimi 4 o 5 anni. Per i sovranisti esiste un “Islam” in Bosnia, Kosovo e Cecenia che è chiaramente nemico della Russia, ma c’è anche un Islam in Iran, Libano o nella Cecenia di Kadyrov che è oggettivamente un suo alleato. E’ indicativo che gli integrazionisti atlantici indichino come loro naturale alleato in Medio Oriente Israele, mentre i sovranisti eurasiatici nominino l’Iran.

La mia sensazione personale è che la fazione di Putin sia in una posizione molto più forte, il che è una buona notizia per il mondo arabo e mussulmano, in particolare per la Siria. Ma il fatto che la Russia abbia dato il via libera all’attacco USA-NATO alla Libia ci deve ricordare che la Russia non è ancora veramente sovrana e non sempre può resistere all’immenso potere statunitense.
I mussulmani all’interno della Russia non hanno altra opzione che supportare il regime in carica, perché l’eventuale successo dell’Islam wahabita sarebbe per loro un disastro totale: sia perché eliminerebbe le tradizioni e la cultura dei mussulmani russi, sia perché la Russia reprimerebbe nel modo più duro qualsiasi movimento estremista o separatista. Sì, ci sono ancora attacchi terroristici in Dagestan e Russia meridionale, ma perché restano al di sotto della “soglia di reazione” dei ministri della sicurezza e della difesa. L’assassinio di pochi poliziotti o ecclesiastici non giustifica il coinvolgimento di forze speciali o dell’esercito. Se però la situazione uscisse fuori controllo, arriverebbero i “Federali” ad occuparsene rapidamente e senza scrupoli.

Al di fuori della Russia, l’Iran, la Siria ed Hezbollah possono solo sperare che la Russia di Putin sarà un alleato migliore di quella di Medvedev, mentre i restanti stati islamici non hanno granché da pensare, visto che sono fermamente sotto il controllo dello zio Sam, il quale ovviamente dice loro cosa pensare, dire e fare.
Da quanto posso capire, gli sciiti sono gli unici mussulmani che ancora resistono all’imperialismo occidentale. E la mia opinione personale è che Putin, Ayatollah Khamenei e Nasrallah sono, o dovrebbero essere, alleati naturali. Resta da vedere se questi tre leader sopravviveranno abbastanza da unire le loro forze. Il potenziale di un’alleanza russo-iraniana potrebbe diventare davvero immenso, in particolare se supportata da altri paesi (il Venezuela all’OPEC o la Cina nei BRICS). Tale alleanza non solo salverebbe la Siria, ma proteggerebbe anche il Libano (tramite Hezbollah) da una conquista straniera.

Per quanto riguarda la collaborazione in campo religioso tra Chiesa ortodossa e Islam non wahabita, offro qui la mia proposta. Innanzitutto bisogna evitare il comunissimo errore di cercare i punti condivisi dalle due religioni senza al contempo riconoscere le differenze. La massima formulazione del Cristianesimo è il cosiddetto “Credo”, il quale dal punto di vista cristiano è perfetto fino all’ultima virgola, non negoziabile, non definibile e non ri-interpretabile. Il che per i mussulmani è inaccettabile, in particolare nell’affermazione che “il Figlio è fatto della stessa sostanza del Padre”. Il fatto che Gesù sia Dio stesso che si è incarnato è il principio cardine del Cristianesimo, ma è inaccettabile per l’Islam, che afferma che Gesù era un profeta e un uomo normale. D’altra parte i cristiani non condividono affatto come minimo la seconda parte del “credo” islamico, che afferma: “Non c’è altro dio che Allah, Maometto è il messaggero di Allah.”

Al contrario, il Cristianesimo considera Maometto come un eretico. San Giovanni di Damasco lo chiamò perfino “falso profeta”. In altre parole, non c’è modo in cui un cristiano possa accettare il credo islamico senza rinunciare al Cristianesimo, così come non c’è modo in cui un mussulmano possa accettare il credo cristiano senza rinunciare all’Islam. Perciò, perché preoccuparsene? Non sarebbe molto più sensato accettare che ci sono differenze inconciliabili, e smettere di cercare accordi teologici? Va benissimo che Cristianesimo e Islam si studino a vicenda, ma le differenze dovrebbero venire riconosciute, non minimizzate o tralasciate.
C’è poi la questione del rapporto storico. Spesso si cerca di presentare la storia delle relazioni tra cristiani e mussulmani come una festa d’amore o, al contrario, una guerra continua. Ma entrambe le versioni sono false ed estremamente ingenue. Primo, sia i mussulmani che i cristiani sono esseri umani, imperfetti e peccatori (entrambe le religioni lo riconoscono). Secondo, sia l’Islam che il Cristianesimo sono state in certe epoche religioni di stato, religioni cioè nel nome delle quali agivano gli stati. Perciò, mussulmani e cristiani hanno spesso convissuto in pace fianco a fianco, ma si sono anche combattuti, perseguitati e maltrattati a vicenda. E allora? Ciò che bisogna stabilire è se possano o no vivere in pace, e la risposta è un sonoro “sì”! Qualcuno obietterà che sia i cristiani che i mussulmani hanno interpretazioni incerte sul fatto che convertire tutti alla propria religione sia un dovere oppure no. Ma il punto è: esistono cristiani e mussulmani per i quali ciò non è un dovere? Credo che la storia ci indichi in abbondanza che entrambi possono accettare che la decisione di abbracciare una fede o l’altra sia presa nell’intimo del proprio cuore senza costrizione. So che l’apostasia è per l’Islam un crimine da pena capitale, ma so anche che nel corso dei secoli molti mussulmani hanno scelto di non applicare la pena. Ovviamente ci sono leader mussulmani abbastanza saggi e pragmatici da capire bene le conseguenze dell’eventuale decisione di condannare a morte chi sceglie di abbandonare l’Islam.

Una volta riconosciute le differenze inconciliabili e stabilito che non si è responsabili del male commesso in passato, dovremmo chiederci se abbiamo qualcosa in comune: degli interessi, dei valori comuni da difendere. E la risposta è di nuovo sì: in comune abbiamo la nostra etica. Le due religioni hanno idee molto simili su cosa sia giusto e sbagliato e su cosa la società dovrebbe promuovere e rigettare. Anziché fare un lungo elenco delle cose su cui Islam e Cristianesimo concordano, paragonerò le due religioni all’Occidente secolarizzato post-cristiano. Quest’ultimo promuove la libertà di ogni persona di scegliere il proprio sistema di credenze, morale, stile di vita ecc. ovvero rigetta categoricamente l’idea che esista una “Verità”. Ne segue che non esiste “giusto” e “sbagliato” e, fintanto che le tue azioni non hanno effetti sugli altri, puoi fare tutto ciò che vuoi. Ogni persona ha la sua “verità” e il suo benessere viene prima di quello della comunità. Il contrasto con il Cristianesimo e con l’Islam non potrebbe essere più grande, perché queste religioni credono che la vera vita sia quella eterna, che l’uomo debba obbedire a Dio e che la vera felicità sia spirituale e non terrena. Infine, l’unico valore comune a tutte le persone nell’Occidente secolarizzato post-cristiano è, ovviamente, il denaro. Il denaro è, letteralmente, la sola “moneta comune” di una società senza alcun valore supremo, nella quale ogni persona è libera di definire giusto e sbagliato come preferisce. Il risultato è l’inevitabile monetizzazione di tutto, compresa la vita di un essere umano.

E’ un sistema di valori ridotto al minimo, ma più che abbastanza per costituire l’anti-religione per eccellenza. In confronto ad esso, le differenze tra Ortodossia e Islam appaiono minuscole, quasi irrilevanti. E ciò è ben evidenziato oggi in Russia, dove sia il Cristianesimo ortodosso che l’Islam stanno subendo un attacco a molti livelli da parte di un Occidente che fa di tutto per sostituirle con i “valori” occidentali promossi dalla propaganda miliardaria di musica, film, libri, moda, TV, talk show, negozi, politici, personaggi famosi ecc. I recenti casi delle Pussy Riots e del presunto “diritto” degli omosessuali di organizzare parate di “orgoglio” a Mosca sono esempi perfetti del tipo di agenda promossa dall’Occidente oggigiorno. E posso testimoniare che i leader mussulmani in Russia capiscono tutti molto bene di essere anch’essi sotto attacco, e che non è solo un problema ortodosso.

Quindi cosa potrebbero fare? I politici russi non sono ciechi e si rendono conto che il “conflitto di civiltà”, lungi dall’essere tra Ortodossia e Islam, è tra questi e l’Occidente secolarizzato post-cristiano. Il fatto che questo scontro non sia solo ideologico ma anche politico e perfino militare (vedi Euromaidan e lo schieramento dello scudo missilistico USA in Europa orientale) rende la questione ancora più urgente.
Ebbene, una delle caratteristiche più bizzarre dell’attuale Costituzione russa è il suo articolo 13.2, secondo il quale “Nessuna ideologia può essere assunta ad ideologia di stato od obbligatoria”. Il motivo per questo paragrafo piuttosto strano va cercato nel rigetto della vecchia ideologia marxista-leninista, ma anche nel desiderio dei “consiglieri” stranieri di Eltsin che niente di russo trovasse spazio nella nuova Costituzione. Alcuni politici ortodossi hanno suggerito che il paragrafo 13.2 andrebbe eliminato, che bisognerebbe formulare in qualche modo il fatto che l’Ortodossia ha avuto un ruolo storico cruciale nella cultura russa e che i suoi valori sono alla base dell’attuale ideologia della Russia. Secondo alcuni questa frase dovrebbe essere scritta come preambolo alla Costituzione. Molti ortodossi però temono che ciò alienerebbe i russi di altre religioni e gli agnostici, e i mussulmani hanno espresso preoccupazione in quanto ciò assegnerebbe ufficialmente all’Islam uno status di seconda categoria. Ecco, credo fermamente che questo sia l’esempio perfetto di come cristiani e mussulmani possono facilmente trovare un terreno comune e unire le forze: perché non riconoscere semplicemente il ruolo speciale dell’Ortodossia *e* dell’Islam nella costruzione della cultura e dei valori russi? Tanto per cominciare, è storicamente vero. In secondo luogo, riconoscere il ruolo di Ortodossia e Islam guadagnerebbe il supporto della grande maggioranza della popolazione, dato che i buddisti, papisti, protestanti, ebrei e altri in confronto sono pochissimi. In quanto agli agnostici, il fatto stesso che venga riconosciuto il ruolo speciale di due religioni li rassicurerebbe del fatto che nessuna ideologia sarebbe quella di stato.

In conclusione, al contrario di quanto molti pensano, la cooperazione tra Cristianesimo ortodosso e Islam è molto facile da ottenere. Entrambi devono riconoscere le differenze teologiche inconciliabili, ammettere gli errori del passato e affermare il diritto di ogni persona a scegliere liberamente la propria religione. Devono poi definire una serie di questioni di civiltà sulle quali concordano. Infine devono difendere sistematicamente i loro valori culturali e sociali insieme, fianco a fianco, in quanto valori *russi* fondamentali. Per esempio i cristiani ortodossi difenderebbero il diritto delle ragazze mussulmane a indossare un foulard in testa ovunque. Non solo perché è bello o perché prima di Pietro I tutte le donne russe indossavano esattamente gli stessi foulard, ma perché il cosiddetto “velo islamico” non è in alcun modo una minaccia per il Cristianesimo: basta che guardiate un’icona della Madonna.

Di recente in Tatarstan una chiesa ortodossa è stata incendiata da alcuni teppisti wahabiti. La comunità mussulmana locale ha donato tutto il denaro necessario per la ricostruzione. Allo stesso modo in Cecenia Ramzan Kadyrov ha personalmente supervisionato la ricostruzione di molte chiese russe distrutte in combattimento o dai wahabiti. Se ortodossi e mussulmani promuovessero insieme la modifica della Costituzione russa, non solo riuscirebbero presto a ottenerla, ma manderebbero un forte segnale di collaborazione alle comunità locali e all’estero.
Questa soluzione per me è semplice ed evidente, e la collaborazione tra ortodossi e mussulmani è anche l’unica strada percorribile. La politica è l’arte del possibile e perseguire l’impossibile è una forma di suicidio politico. I religiosi che cercano disperatamente di mettere cristiani e mussulmani gli uni contro gli altri non otterranno mai nulla se non di danneggiare proprio la religione che dicono di difendere.

Nota:

The Saker (a simboleggiare il falco sacro che veglia sulla vigna) è un analista russo che vive negli Stati Uniti. Il suo blog vineyardsaker.blogspot.it/, dalla popolarità sempre crescente (oltre alla russa e all’inglese ne sono nate anche la versione francese, tedesca, serba e neozelandese) è uno dei meglio ragionati e informati sulle questioni russe e internazionali, e rappresenta un autorevole punto di riferimento per quanti sono interessati a comprendere la realtà russa aldilà della versione assai distorta fornita dai media occidentali.

Fonti:

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/02/russia-and-islam-part-one-introduction.html

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/02/russia-and-islam-part-two-russian.html

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/02/russia-and-islam-part-three-internal.html

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/02/russia-and-islam-part-four-islam-as.html

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/03/russia-and-islam-part-five-islam-as-ally.html

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/03/russia-and-islam-part-six-kremlin.html

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/03/russia-and-islam-part-seven-weathermans.html

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/12/russia-and-islam-part-eight-working.html

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