L'Huffington Post  
21/03/2014

#TwitterisblockedinTurkey.
di Adele Sarno

Il nemico è rinchiuso in 140 caratteri, quelli di un tweet. Il primo ministro turco Erdogan è passato in poche ore dalle parole ai fatti e ha staccato la spina al social network in tutta la Turchia. Così tutto il Paese si è svegliato offline. Dopo le rivolte di Gezi Park a Istanbul la scorsa estate e l'inchiesta di corruzione che lo ha coinvolto, Erdogan ha trovato nella censura l’unico modo per arginare le fughe di notizie. E per bloccare lo scandalo delle telefonate compromettenti intercettate uscite nelle ultime settimane su twitter.

Nel corso di un comizio elettorale nella città di Bursa, nel nordovest del Paese, a dieci giorni dalle elezioni amministrative: “Estirperemo Twitter, non mi interessa cosa dice la comunità internazionale, è contro la sicurezza nazionale. C’è una sentenza del tribunale. Vedranno la forza della Turchia”.

Il provvedimento sta provocando un'ondata di reazioni internazionali. Il primo a intervenire è Jack Dorsey che ha pubblicato un tweet con le istruzioni per aggirare il blocco tramite gli operatori di telefonia mobile. In particolare, lo stratagemma consigliato da Dorsey consente di postare dei tweet usando il servizio di sms.

Turkish users: you can send Tweets using SMS. Avea and Vodafone text START to 2444. Turkcell text START to 2555. 11:30 PM - 20 Mar 2014

La protesta senz'altro più clamorosa è quella del presidente Abudallah Gul, che ha scelto proprio Twitter per una raffica di messaggi di condanna del provvedimento, di cui si augura la rapida conclusione. Già nei giorni scorsi, facendo seguito ad altre minacce simili, il presidente Abdullah Gul, dello stesso partito islamico moderato Akp di Erdogan, si era detto contrario alla mossa, segnando una spaccatura nella formazione a 10 giorni dalle elezioni locali del 30 marzo.

Di fronte all'oscuramento, il web si è scatenato, cercando di aggirare il blocco. L'hashtag 'TwitterisblockedinTurkey' è diventato in poche ore tra i più seguiti e su Ankara si è abbattuta una valanga di critiche, con paragoni a Iran e Corea del Nord dove le piattaforme social sono severamente controllate.

A gettare acqua sul fuoco ci ha provato il vice premier Ali Babacan, convinto che un accordo verrà trovato e che si risolverà tutto in un blocco temporaneo. "Non credo che durerà troppo a lungo. Una soluzione reciproca bisogna trovarla", ha commentato in un'intervista televisiva, sottolineando che la libertà di espressione è importante, ma bisogna rispettare anche il diritto alla privacy.

La vice presidente della Commissione europea, Neelie Kroes, critica il blocco dell'accesso a Twitter. In un post pubblicato sul suo account Twitter, Kroes lo definisce "infondato, privo di scopo e codardo". "Il popolo turco e la comunità internazionale lo considereranno censura e lo è", afferma e accoglie con favore la presa di posizione di Gul: "Spero che spingerà in favore della libertà".

Facebook per adesso è salvo. Ma il 7 marzo Erdogan aveva attaccato, oltre a YouTube, anche il social. "Ci sono misure che prenderemo dopo il 30 marzo (data delle elezioni comunali, ndr), non lasceremo il paese in balia di Youtube e di Facebook", diceva in un'intervista televisiva.

Gli interventi contro i social network sono arrivati dopo che il parlamento ha approvato a fine febbraio una legge di proposta governativa che rafforza il controllo pubblico sul Web, dando all'autority per le telecomunicazioni i poteri di raccogliere dati sugli utenti e di bloccare siti Web. Ironia della sorte, la sua frase di ieri su Twitter è stata rilanciata dall'agenzia ufficiale Anadolu proprio tramite il suo account sul sito di micro-blogging.

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