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5 febbraio 2014

Fukushima, l’inchiesta Reuters fa correre il governo a studiare gli effetti delle radiazioni sui lavoratori

I pescatori non si fidano per lo scarico di acqua in mare. I Comuni non vogliono i depositi temporanei delle scorie.

L’inchiesta di Antoni Slodkowski e Mari Saito pubblicata dalla Ruters (rilanciata in Itala da Internazionale con il titolo “Lavoro a termine”), sta imbarazzando non poco il governo giapponese e la Tokyo electric power company (Tepco) perché rivela le impressionanti violazioni dei diritti dei lavoratori, a cominciare da quelle dei livelli di esposizione alle radiazioni, alle quali vengono sottoposti i “liquidatori” della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Anche per questo, dopo che è emerso che vengono inviati in luoghi con un fortissimo inquinamento radioattivo anche neoassunti senza  alcuna formazione professionale, il governo giapponese ha annunciato che condurrà uno studio approfondito sui lavoratori  di  Fukushima Daiichi per capire quanto e come siano stati colpiti dalle radiazioni che continuano ad essere emesse nell’area ormai a quasi 3 anni dal disastro nucleare dell’11 marzo 2011.

Secondo la radio-televisione Nhk,  «Al ministero della salute, del lavoro e del welfare sarà presto istituito un gruppo di radiologi e  di altri esperti per determinare precisamente che cosa e chi studiare». Il ministero ha già effettuato controlli medici su circa 19.000 lavoratori che sono entrati negli impianti di Fukushima Daiichi subito dopo il disastro nucleare ma sono circa 30.000 i “liquidatori”  che  sono stati impegnati nella disattivazione dei reattori esplosi e il database che ha realizzato finora il ministero non include i livelli di esposizione alle radiazioni prima dell’incidente o i dettagli sulle abitudini di vita che possono causare il cancro, come il fumo.  Ma a quanto pare lo studio non serve esattamente a tutelare i lavoratori, alcuni dei quali sottopagati, sfruttati e costretti a fare lavori ad estremo rischio per la salute dalle imprese in subappalto. Infatti, secondo il governo e la Tepco, le abitudini di vita dei “liquidatori” «Renderebbero  difficile separare l’impatto dell’esposizione provocata dall’incidente da altri fattori se i lavoratori svilupperanno il cancro o la cataratta». Gli esperi dovrebbero  consegnare un rapporto preliminare al governo centrale di Tokyo intorno a maggio  ed in base a questo dovrebbe essere avviato uno studio durante l’anno fiscale 2015, che inizia ad aprile del prossimo anno.

Intanto nell’inferno nucleare di Fikushia Daiichi continua ad operare quella che a Reuters definisce una «Piramide di appaltatori senza regole che conta più di 7 livelli e al primo sino schierati giganti dell’edilizia come Kajima e Obayashi», in fondo ci sono gli “Zingari del nucleare”, i 50.000 “liquidatori” ingaggiati per chiudere il cadavere radioattivo di Fukushima Daiichi, un esercito di “fantasmi” precari, con pochi diritti ed altissimi rischi di ammalarsi.

Ma le cose per il governo  di centro-destra giapponese e la Tepco (che ormai è diventata una sua costosissima costola radioattiva)  non vanno bene nemmeno al di fuori della “zona rossa”:  il governatore della prefettura di Fukushima, Yuhei Sato,  ha proposto che i 3 impianti di stoccaggio provvisorio delle scorie altamente radioattive che il governo vorrebbe  realizzare a Okuma, Futaba e Naraha  siano ridotti a 2. Sato ieri ha incontrato i sindaci di  Okuma e Futaba per la prima volta dal  dicembre 2013,  quando il governo di Tokyo ha annunciato il suo piano di stoccaggio delle scorie di Fukushima Daiichi  e che invita la prefetture ed i 3 comuni a  permettere la costruzione di impianti intermedi.

Secondo Nhk, «Il governo centrale comprerà 19 Km2 di terreni nelle città per aprire i cantieri». Gli incontri tra prefettura e sindaci si sono tenuti a porte chiuse, ma è trapelato che «Sato ha spiegato la sua idea di chiedere al governo di togliere  Naraha dal piano, e proposto che le altre due città offrano i terreni».  Il sindaco di Naraha aveva già respinto la richiesta del governo di realizzare un deposito per conferirci il suolo di Fukushima Daiichi contaminato con più di 100.000 becquerel di cesio radioattivo per Kg. Dopo l’incontro, Sato ha detto che «Mettere in piedi le strutture in 2 Comuni aiuterebbe ad accelerare la decontaminazione e il ripristino ambientale della regione», ma i sindaci, a cominciare da quello di Naraha, non sembrano molto disposti e chiedono di  presentare al più presto un piano alternativo a quello del governo e di avviare negoziati con Tokyo.

Se nell’entroterra di Fukusmia Daichi non va bene, per il premier giapponese Shinzo Abe e per la Tepco in mare va anche peggio: il governo giapponese ha chiesto ai pescatori di accettare che vengano sversate in mare parte delle acque che hanno allagato il sottosuolo della centrale di Fukushima Daiichi. Il 3 febbraio il governo ha presentato ai rappresentanti nazionali dell’industria della pesca una serie di misure  ed un piano Tepco per  realizzare un bypass per le acque sotterranee della centrale nucleare. Un progetto che punta a ridurre la quantità di acqua che scorre negli edifici dei reattori. Le acque sotterranee verrebbero pompate a monte del compound  prima che raggiungano gli  edifici danneggiati dei reattori, dove si è accumulata  acqua radioattiva. Poi l’acqua sotterranea verrebbe scaricata a mare.  Attualmente, ogni giorno finiscono nel mare davanti a Fukushima Daiichi  400 tonnellate di acque sotterranee, il piano di bypass della falda dovrebbe ridurle a circa 100 tonnellate.

Il governo e la Tepco cercano il consenso delle confederazioni nazionali dei pescatori perché le cooperative locali non ne vogliono nemmeno sentir parlare, scottate da una seri infinita di sversamenti in mare di acqua contaminata.

Il vice-ministro all’economia e all’industria, Kazuyoshi Akaba, ha  incontrato Hiroshi Kishi, presidente della National Federation of Fisheries Cooperative Associations, per illustrargli le  misure per ridurre la quantità di acqua contaminata e le nuove politiche che il governo sta studiando dallo scorso autunno. Akaba ha rassicurato Kishi che per l’acqua che finirà in mare attraverso il  bypass il governo fisserà livelli di inferiori agli standard previsti per Fkushima Daiichi e che presto saranno smentite pubblicamente tutte le «Dicerie dannose» sulla contaminazione radioattiva dell’Oceano Pacifico davanti alle coste nord-orientali del Giappone, Kishi ha riconosciuto la  necessità del  piano di bypass delle acque di Fukushima Daiichi, ma ha detto che non potrà andare avanti senza il consenso dei pescatori locali e che prevede di prendere una decisione definitiva dopo aver esaminato attentamente come sarà monitorato il processo di bypass e come saranno prevenute le voci sulla diffusione della radioattività in mare che stanno danneggiando i pescatori giapponesi.

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