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16 settembre 2014

Israele pensa di trasferire 12.500 beduini

Secondo il giornale HaAretz, Tel Aviv ha pronto un piano per l’espulsione di migliaia di beduini che risiedono vicino a Gerusalemme est e il loro trasferimento in una nuova cittadina nella Valle del Giordano Intanto uno studio dell’Olp sostiene che il 99% dell’Area C della Cisgiordania è stato confiscato dalle autorità israeliane.

Roma, 16 settembre 2014, Nena News

L’Amministrazione civile israeliana in Cisgiordania è pronta a presentare un piano che prevede l’espulsione di migliaia di beduini che risiedono attualmente nelle terre vicine a Gerusalemme Est e il loro trasferimento in una nuova città nella Valle del Giordano. A scriverlo è Amira Hass in un articolo pubblicato oggi dal quotidiano locale Haaretz.

Hass racconta che tra la fine di agosto e quest’ultima settimana, l’Amministrazione civile ha pubblicato nove piani che rientrano nel progetto generale di costruzione di una nuova cittadina per i beduini nei pressi di Gerico. Una decisione, però, che è avvenuta senza che i “destinatari” siano stati consultati nonostante la Corte Suprema israeliana abbia obbligato Tel Aviv a concordarsi con loro.

Tel Aviv sostiene che la proposta di reinsediamento si adatta «ai cambiamenti dinamici» che si stanno verificando all’interno della società beduina che sta diventando «una società moderna che si guadagna da vivere grazie al commercio, ai sevizi e ad altro».

La nuova città – in cui risiederanno 12.500 beduini appartenenti alle tribù dei Jahalin, Kaabneh e Rashaida – diventerebbe la terza e più grande cittadina creata da Tel Aviv in Cisgiordania per la popolazione beduina. La prima, infatti, è abitata da 300 membri dei Jahalin. La seconda è ancora in fase di progettazione.

La creazione di «città permanenti» costituisce l’apice della lotta iniziata 40 anni fa da Israele contro i beduini. Nel corso degli anni, infatti, lo stato ebraico ha limitato le aree destinate al pascolo dei loro animali, ha ristretto i loro spostamenti e non ha permesso loro di costruire case nei luoghi in cui vivevano da decenni. Ostacoli che, secondo Hass, sono aumentati con gli Accordi di Oslo. Da allora, infatti, l’Amministrazione Civile ha pubblicato migliaia di ordini di demolizione contro le tende e baracche in cui essi risiedevano e li ha trasferiti in township.

A poco sono valsi finora i tentativi della popolazione locale di rivolgersi alla Corte Suprema israeliana, nonostante questa abbia affermato l’illegalità del trasferimento laddove non vi siano le adeguate condizioni per vivere e abbia sostenuto a più riprese l’obbligo di Tel Aviv di consultarsi con la popolazione locale prima di eseguire qualunque piano.

Jamil Hamadin della tribù degli Jahalin ha dichiarato ad Haaretz che l’Amministrazione Civile non ha mai parlato con il suo clan. Accusa però negata dallo stato ebraico che, tramite il portavoce del Coordinatore delle Attività governative, fa sapere che si sono svolti decine di incontri con i leader locali. Secondo Tel Aviv, il trasferimento dei beduini è tutto «a loro vantaggio» perché così potranno vivere in luoghi dotati di infrastrutture adeguate.

Intanto uno studio commissionato dal Dipartimento della Cultura e d’Informazione dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) pubblicato domenica sostiene che il 99% dell’Area C [il 60% del territorio cisgiordano e sotto il pieno controllo israeliano secondo gli Accordi di Oslo, ndr] è stato confiscato dalle autorità israeliane per fondare o espandere le colonie israeliane, le zone militari e le riserve naturali.

«Israele non solo ha usato la violenza per intimidire e separare la Striscia di Gaza dal resto della popolazione palestinese durante la sua aggressione a Gaza – si legge nel rapporto – ma ha anche convogliato le sue energie finanziarie e politiche per estendere il suo controllo e la sua egemonia in Cisgiordania e nell’occupata Gerusalemme attraverso la confisca, il furto di terra palestinese e la rapida espansione delle colonie impadronendosi così dell’intero territorio prima che venga stabilito un futuro stato palestinese».

Lo studia sostiene che tutti i dati relativi all’espansione israeliana in Cisgiordania confermano la fine della soluzione a due stati. Quello però che non evidenzia il documento dell’Opl è la complicità dell’Autorità Palestinese nel «furto di terra» attuato da Tel Aviv. Al di là delle flebili proteste di circostanza, Ramallah ha preferito difendere i propri privilegi derivanti dall’occupazione. A discapito dei diritti legittimi del suo popolo. Nena News

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