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11 dicembre 2014

Il parlamento irlandese riconosce simbolicamente lo stato di Palestina
di Roberto Prinzi

Oggi sarà il turno del Senato francese. Tensione alta nei Territori Occupati dopo la morte del ministro palestinese Ziyad Abu Ein avvenuta ieri durante gli scontri con i soldati israeliani.

Roma, 11 dicembre 2014, Nena News

Il parlamento irlandese ha riconosciuto simbolicamente lo stato di Palestina. La mozione votata ieri invita Dublino a “riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina nei confini del 1967 con Gerusalemme Est capitale come stabiliscono le risoluzioni Onu”. “Questo [riconoscimento] – si legge nel testo – darebbe un impulso positivo alla creazione di due stati [israeliano e palestinese] per risolvere il conflitto palestinese”.

Il voto non è vincolante e, pertanto, non dovrebbe avere conseguenze politiche. Tuttavia, il ministro degli Esteri irlandese, Charile Flanagan, ha detto che Dublino riconosce lo stato palestinese “in linea di principio”. “Continueremo a sostenere una soluzione a due stati in ogni modo e mezzo possibile”, ha detto Flanagan in parlamento. “Si è detto che riconoscere la Palestina può riavviare il processo di pace attualmente in fase di stallo. Questa è stata la valutazione della Svezia ed è questo lo spirito della mozione di oggi pomeriggio”.

La richiesta votata ieri è stata presentata dal partito di opposizione Sinn Fein, ma ha ricevuto l’appoggio anche dalle altre forze politiche. Soddisfatto il presidente della Campagna di solidarietà irlandese per la Palestina, Martin O’Quigley: “è molto importante [quanto è avvenuto], ma è ugualmente importante che il governo irlandese ritenga responsabile Israele per quanto è accaduto e sta accadendo in Palestina”.

Di diverso avviso è l’ambasciata d’Israele a Dublino che ha definito la mozione prematura. “Un voto in favore della mozione vuol dire che l’Irlanda, paese neutrale, è intervenuta in un conflitto estero parteggiando per un movimento nazionale alle spese di un altro. Così non si giunge alla pace” si legge in una nota ufficiale.

Previsto per oggi, intanto, un voto simile anche al Senato francese. Lo scorso 2 dicembre la Francia aveva già adottato nell’Assemblea Nazionale una risoluzione simbolica che invita l’Eliseo a riconoscere la Palestina. Riconoscimento su cui concorderà anche il ministro degli Esteri francesi, Laurent Fabius, qualora i negoziati di pace tra palestinesi e israeliani dovessero fallire.

Recentemente i parlamenti inglese, spagnolo e francese hanno votato per il riconoscimento delle stato palestinese mentre mozioni simili sono state presentate anche in Belgio e in Australia. La Svezia si è spinta oltre riconoscendo ufficialmente la Palestina. Queste “simboliche e non vincolanti” prese di posizione europee vanno lette come segnale di insoddisfazione verso lo stallo politico in corso in Terra Santa dove di fatto palestinesi ed israeliani non parlano più di “pace” da aprile. Alcuni commentatori israeliani ed internazionali puntano il dito contro Benjamin Netanyahu (dal 2009 fino allo scorso lunedì premier israeliano). Secondo gli analisti, infatti, gli europei sarebbero irritati dal fatto che, nei suoi due mandati consecutivi, il primo ministro si sia impegnato soltanto a mantenere “lo status quo” (ma è giusta questa definizione laddove, solo per fare un esempio, si continua a costruire in Cisgiordania?) e non a “fare pace” con i palestinesi.

Nel frattempo, tensione altissima nei Territori Occupati dopo che ieri è morto il Ministro palestinese Ziad Abu ‘Ein negli scontri con i soldati israeliani. Fonti militari di Tel Aviv hanno detto che la polizia di frontiera israeliana si è scontrata stamattina con un centinaio di palestinesi che lanciavano pietre nella città cisgiodana di Hebron protestando rabbiosamente per la morte di Abu ‘Ein. I funerali del ministro stanno avendo luogo in queste ore a Ramallah. Prevista la presenza del Presidente palestinese Abbas e delle alte cariche dell’Autorità palestinese.

Un vertice di emergenza è stato convocato alle 10 locali (9 italiane) per discutere su come rispondere politicamente alla morte di Abu ‘Ein. Israeliani e palestinesi divergono sulle cause del suo decesso. L’ex ministro palestinese Hussein al-Shaikh ha dichiarato che i dottori giordani e palestinesi che hanno condotto l’autopsia sostengono che sia morto a causa dell’aggressione dei militari israeliani. “[Abu 'Ein] è morto a causa delle botte [ricevute], per l’inalazione dei gas lacrimogeni e per il ritardo nei soccorsi medici”.

Una fonte anonima medica israeliana, invece, afferma che l’autopsia mostra come il ministro palestinese soffrisse già di problemi di cuore e che potrebbe essere morto dopo essere stato preso per il collo durante la colluttazione con i soldati. “La sua morte è stata causata da una occlusione delle arterie provocata dallo stress derivante forse dalla pressione esercitata sul suo collo durante il confronto con i militari”. Quello che la fonte dimentica di menzionare alla stampa, però, è chi sia ad aver “esercitato la pressione”. Nel video, in cui sono ripresi gli ultimi istanti di vita di Abu ‘Ein, si vede in modo nitido un soldato israeliano stringere il collo della vittima per alcuni secondi. Il ministro, una volta liberatosi, avrebbe detto con affanno le ultime parole di condanna nei confronti dell’esercito “terrorista e d’occupazione” prima di accasciarsi a terra privo di coscienza.

In un raro caso di unità, le varie fazioni palestinesi hanno condannato all’unisono l’“assassinio” israeliano. Uno dei leader di Fatah, Jibril Rajoub, ha annunciato la sospensione della cooperazione alla sicurezza con Israele. Proclamati dal Presidente Abbas tre giorni di lutto. Nena News

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