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giovedì 30 gennaio 2014

Palestinese ucciso dall'esercito israeliano

Mohammed Mubarak, 21 anni, è stato colpito mentre lavorava. Secondo Israele, aveva sparato contro una torretta, secondo testimoni è stato ucciso a sangue freddo.

Gerusalemme, 30 gennaio 2014, Nena News

Freddato sul posto di lavoro. Così è morto ieri un giovane di 21 anni, Mohammed Mahmoud Mubarak, ragazzo palestinese del campo profughi di Jalazon, vicino Ramallah. Una morte che ha provocato la rabbia degli amici e degli altri residenti del campo che, per protesta, hanno marciato su Ramallah.



Mohammed stava lavorando come operaio alla riabilitazione della strada di Ein Siniya, tra Ramallah e Nablus, progetto finanziato dall'agenzia americana USAid, ieri pomeriggio. Poco dopo, è stato colpito alla testa da un proiettile sparato dall'esercito israeliano, accanto ad una torretta militare vicino alla colonia israeliana di Ofra.



Diverse le versioni. Secondo l'esercito israeliano, il giovane si sarebbe avvicinato alla torretta di controllo con in mano una piccola mitragliatrice e avrebbe aperto il fuoco, dopo aver sparato anche contro alcune macchine in transito. Immediata la risposta delle forze militari che lo hanno subito ucciso: "Un terrorista palestinese ha aperto il fuoco contro l'esercito vicino Ofra - ha detto il portavoce militare Peter Lerner - I soldati hanno risposto subito al fine di eliminare l'imminente minaccia alle loro vite e hanno sparato al terrorista". L'esercito ha fatto poi girare una foto su internet, ripresa dai media e dai social network, e che mostrava la presunta mitragliatrice in mano al giovane. Più tardi si è scoperto essere una foto di repertorio, in nessun modo connessa all'evento appena accaduto.



Secondo la famiglia di Mohammed e l'Autorità Palestinese, il giovane stava lavorando e in mano aveva solo una bandierina per dirigere il traffico durante i lavori stradali, quando l'esercito lo ha ucciso. "Stava lavorando, quando un gruppo di soldati lo ha avvicinato e ha iniziato a vessarlo e umiliarlo - raccontano alcuni testimoni - Lo hanno costretto a togliersi i vestiti e poi a indossarli di nuovo. Poi gli chiedevano di fare qualche passo in avanti e qualche passo indietro. Alla fine gli hanno sparato e lo hanno lasciato sanguinante a terra impedendo all'ambulanza di raggiungerlo".



Il padre, parlando ai media palestinesi, ha espresso tutto il suo dolore: "Era un bravo ragazzo, aveva un lavoro. Perché lo hanno ucciso?". "Un omicidio a sangue freddo", lo ha definito Maher Ghneim, ministro palestinese dei Lavori Pubblici che ha poi accusato le autorità israeliane di tentare di "distorcere i fatti" dicendo che Mohammed era armato, seppur in mano avesse solo una bandierina per il traffico.



Il giovane Mohammed è il 27esimo palestinese ucciso dall'inizio del 2013 dalle forze militari israeliani. Un'altra morte che ha provocato la rabbia degli amici e dei residenti del campo profughi Al Jalazon, che hanno marciato su Ramallah in segno di protesta chiedendo ai negozianti di abbassare le saracinesche in segno di lutto per un altro martire. Alcuni negozianti si sono rifiutati di chiudere gli esercizi e sono iniziati scontri. Per sedarli è intervenuta la polizia palestinese che ha sparato in aria e ha disperso i manifestanti con proiettili di gomma e gas lacrimogeni.



Uno dei manifestanti presenti ha accusato l'Autorità Palestinese di avere responsabilità nell'omicidio di Mohammed: "Tutta colpa di Abbas. Non abbiamo solo un'occupazione, ma due. Se usciamo a manifestare, i primi che ci fermano sono i poliziotti dell'ANP". Nena News

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