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https://www.middleeastmonitor.com
Thursday, 23 October 2014

L'insistenza delle Nazioni Unite sull’acquiescenza palestinese
di Ramona Wadi

"Non si può pretendere che la comunità internazionale raccolga continuamente i pezzi di una nuova guerra per poi pagarne il conto." Questo commento, pronunciate dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon durante il Briefing del Consiglio di Sicurezza sul Medio Oriente, è un riflesso dell'impunità costante generataa dall'imperialismo. Mentre la comunità internazionale e le Nazioni Unite generano la propria impunità, vengono mantenuti cicli incessanti di violenza coloniale contro i palestinesi, che serve ai fini del sostegno dell'esistenza delle Nazioni Unite, nonché alla necessità di infiltrare i resti della Palestina al fine di garantirne la completa colonizzazione da parte di Israele.

La memoria selettiva, che si adatta ad Israele e alle Nazioni Unite, è stata ancora una volta esibita da Ban come le atrocità commesse da Israele durante l’Operazione Bordo di Protezione, sono state semplificate dagli attacchi nei locali dell'organizzazione imperialista e dalla sofferenza sopportata da Israele, esemplificata dalla morte di un singolo bambino. L'argomento illogico sostenuto durante il briefing che ha utilizzato il concetto di danni collaterali, in modo che ancora una volta la priorità delle prossime indagini venga compromessa e dissociata dalla carneficina perpetrata da parte dello Stato coloniale dei coloni. Alludere alla speranza per i palestinesi di Gaza è un’umiliazione ingiustificata aggiuntiva che il segretario generale delle Nazioni Unite non era contrario ad esprimere dopo aver deplorato la resistenza armata legittima contro la supportata violenza coloniale imperialista.

Come previsto, il preludio ha portato ad un altra insistenza, sul complotto imperialista dei due Stati, una presunta soluzione per i palestinesi, promossa esclusivamente da richieste israeliane che, alla fine, supportano il processo di completa colonizzazione. "I leader di entrambe le parti devono superare le loro differenze e rinunciare a iniziative unilaterali che servono solo a creare diffidenza e a infiammare la polarizzazione. La soluzione dei due Stati è l'unica opzione praticabile per una pace duratura."

Piuttosto che il superamento delle differenze per il bene dell’acquiescenza, la leadership palestinese deve intraprendere l'identificazione e il mantenimento delle differenze, al fine di costruire una narrazione che faccia derivare solo dalla storia palestinese, la memoria e la necessità di tutta la liberazione. Il ciclo di distruzione che è categoricamente rispettato dalla PA e dal governo di unità è costituito da un gran numero di concessioni in cambio di una parvenza di legittimità compromessa. "Cause sottostanti" continuano a costituire la premessa per la retorica diplomatica. Il riferimento a varie forme di violenza coloniale commesse da parte dello Stato e della sua popolazione di coloni sono interpretati in assenza di contesto, al fine di assolvere dalla complicità sia Israele che i suoi alleati internazionali, pur consentendo rimproveri inefficaci sulla base della quotazione del diritto internazionale.

Aspettando che le Nazioni Unite forniscano un contesto per le violazioni perpetue di Israele del diritto internazionale è illusorio, quanto il riferimento alle fonti giuridiche iscritte e interpretate da parte dell'imperialismo, frasi come "difficili compromessi" restano pertinenti ad un quadro diplomatico, nonostante le insidiose implicazioni.

Tuttavia, l'assimilazione alla retorica del compromesso da parte dei leader palestinesi dovrebbe essere eliminati per poter articolare l'importanza della resistenza e della liberazione prima di ogni discorso di pace. In particolare, una presa di posizione contro la reinvenzione dei "bisogni" palestinesi dovrebbe affermare, con particolare insistenza la obliterazione dello stato coloniale dei coloni, come una richiesta legittima che corrisponde alla legittimità della resistenza armata palestinese.


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Thursday, 23 October 2014

UN insistence on Palestinian acquiescence
By Ramona Wadi

"The international community cannot be expected to continually pick up the pieces of another war and then pick up the bill." Uttered by United Nations Secretary-General Ban Ki-moon during the Security Council Briefing on the Middle East, the comment is a reflection of the constant impunity generated by imperialism. As the international community and the UN generate their own impunity, incessant cycles of colonial violence against Palestinians will be maintained – serving the purposes of supporting the UN's existence as well as the necessity of infiltrating the remnants of Palestine to ensure Israel's intention of complete colonisation.

Selective remembrance, one that suited Israel and the UN, was once again exhibited by Ban as the atrocities committed by Israel during "Operation Protective Edge" were simplified into attacks on the imperialist organisation's premises and the "suffering" endured by Israel epitomised by a single child's death. The illogical argument sustained during the briefing utilised the concept of collateral damage in a manner that once again prioritised forthcoming compromised investigation disassociated from the carnage inscribed by the settler-colonial state. To allude to "hope" for Palestinians in Gaza is an additional unwarranted humiliation that the UN secretary-general was not averse to expressing after he deplored the legitimate armed resistance against imperialist-supported colonial violence.

As expected, the prelude led to another insistence upon the imperialist two-state conspiracy – an alleged solution for Palestinians departing exclusively from Israeli demands that ultimately support the process of complete colonisation. "Leaders on both sides must overcome their differences and dispense with the unilateral initiatives that serve only to fuel mistrust and polarisation. The two-state solution is the only viable option for a durable peace."

Rather than overcoming differences for the sake of acquiescence, the Palestinian leadership should embark upon identifying and maintaining differences in order to construct a narrative derived solely from Palestinian history, memory and the necessity of entire liberation. The cycle of destruction that is adamantly adhered to by the PA and the unity government consists of a multitude of concessions in return for obtaining a compromised semblance of legitimacy. "Underlying causes" continue to form the premise of diplomatic rhetoric. Reference to various forms of colonial violence committed by the state and its settler-population are interpreted in the absence of context in order to absolve both Israel and its international allies of complicity, while allowing for ineffective reprimands based upon the quoting of international law.

Expecting the UN to provide a context for Israel's perpetual violations of international law is as illusory as referring to the legal sources inscribed and interpreted by imperialism, which is how phrases such as "tough compromises" remain relevant within a diplomatic framework despite the insidious implications.

However, assimilation to the compromise rhetoric by Palestinian leaders should be eliminated to articulate the importance of resistance and liberation prior to any peace discourse. In particular, a stance against the reinvention of Palestinian "needs" should be asserted, notably insistence upon the obliteration of the settler-colonial state as a legitimate demand corresponding to the legitimacy of Palestinian armed resistance.

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