El País
20/07/2014

Un conflitto ben definito dal diritto internazionale
di Soledad Gallego-Díaz
Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo

Quando vuole, la comunità internazionale può usare formidabili strumenti di pressione

Il conflitto israelo-palestinese deve, e può, risolversi attraverso l’applicazione del diritto internazionale, con la proclamazione di due Stati indipendenti. Tuttavia, questo obiettivo può essere raggiunto solo se la comunità internazionale (eufemismo per designare le 5 o 6 grandi potenze mondiali) applichi la sufficiente pressione.

Ad ogni modo, la comunità internazionale è stanca. Sostiene che tutti i suoi tentativi finora sono stati vani, dal momento che i settori più estremisti del governo israeliano e del movimento di Hamas non vogliono risolvere la cosa. Forse dovranno passare ancora altri anni di sangue e fuoco prima che la realtà si imponga e gli estremisti si indeboliscano. Per questo la Casa Bianca parla a voce bassa, così come l’Unione Europea si mostra indifferente quando si tratta di esigere un cessate-il-fuoco a Gaza. Per questo la famosa comunità internazionale guarda apatica la lista delle vittime tra i civili: “Le abbiamo provate tutte”, sembrano dire, scuotendo le loro potenti teste.

Tutta falsità e tutto cinismo. Quando la comunità internazionale ha voluto davvero soffocare il conflitto in Ucraina, è ricorsa a strumenti molto potenti: formidabili sanzioni capaci di calmare anche una potenza essenziale nel concerto mondiale come la Russia. Non esistono strumenti altrettanto potenti per sconfiggere la bellicosità estremista israeliana e per dare potere all’Autorità Palestinese per far fronte ai gruppi più radicali di Hamas? Per imporre il diritto internazionale? Certo che esistono. Non si tratta di un conflitto tra collettivi destrutturati o gruppi caotici, non è il caso della guerra civile in Libia o in Iraq. Si tratta di un conflitto perfettamente definito, nel quale il ruolo di protagonista è giocato da uno Stato molto capace come Israele, che controlla e assedia territori che non gli appartengono.

La questione è che col passare degli anni l’odio si accumula e si accumulano i civili morti, per la stragrande maggioranza palestinesi (molti giovani e bambini) ai quali questa comunità internazionale guarda come capri sacrificali. Non si può fare niente. Ancora, falsità e cinismo.

Oltre al diritto internazionale, esiste il cosiddetto diritto internazionale umanitario, la cui implementazione è anch’essa responsabilità della comunità internazionale e che nella zona viene violato quotidianamente. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa, i responsabili dell’UNRWA, Amnesty International, gruppi di avvocati internazionali: hanno tutti ripetutamente denunciato l’assedio subito dalla popolazione di Gaza come “illegale, inumano e insensato”.

Un’infinità di organismi ha ricordato che il diritto internazionale umanitario vieta (e non suggerisce) che vengano fatte esplodere case sospettate di atti criminali; che si obblighino gli abitanti di interi paesi di abbandonare il proprio domicilio. Vieta, senza la minima giustificazione, che si impongano castighi collettivi e che si bombardino strutture civili necessarie alla sopravvivenza della popolazione.

Ma la comunità internazionale è stanca. Per l’amor del cielo.

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