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https://www.middleeastmonitor.com
Tuesday 06 May 2014

Il discorso di Peres per il Memorial Day di Israele riconosce l'impegno al Piano Dalet
di Ramona Wadi

Mentre la commemorazione della Nakba si avvicinaa, Israele ha avviato la diffusione di suo patriottismo fabbricato mediante dichiarazioni contraddittorie che glorificano la violenza nel perseguimento della presunta pace. Gli interventi del presidente israeliano Shimon Peres, del capo di stato maggiore dell’IDF Benny Gantz, e del primo ministro Benjamin Netanyahu in occasione del Memorial Day evocano scenari di violenza perpetua, giustificata in nome della sicurezza e della difesa, in particolare un impegno a sostenere le atrocità commesse durante la Nakba.

In linea con l'oblio forzato, la glorificazione della storia di Israele garantisce il continuo sforzo per eliminare i palestinesi dalla sua narrazione. Descritti brevemente da Peres come i nostri vicini, le dichiarazioni segnalano come citato dal Times of Israel l’attenzione su congetture metaforiche di intrinseca malinconia e incompletezza; evitando ogni riferimento al massacro dei palestinesi commesso da Israele, o l'atrocità incarnata dalla mera esistenza dello stato dei coloni, coloniale essa stessa. Peres, la cui una tristezza risulta essere profondamente nascosta, guarda fuori dai nostri occhi, pur affermando la forza di Israele come un miracolo agli occhi degli ebrei, e una meraviglia agli occhi del mondo.

Netanyahu ha salutato l'IDF come una forza di protezione. L'IDF e le forze di sicurezza sono l'unica cosa che differenziano il massacro del nostro popolo in passato dalla nostra sazietà attuale. La sofferenza, secondo Netanyahu, è un sentimento riservato ai partecipanti coloniali, aggiungendo che la comodità deve essere ricercata nel fatto che i caduti diedero la loro vita per costruire il nostro Stato e per tutelarlo.

Nonostante abbia cautamente evitato di discutere dell'agenda coloni, durante la commemorazione delle morti dei colonizzatori di Israele, Peres ha riconosciuto l'adesione al fine ultimo del Piano Dalet. "Viviamo ancora con la spada, ma cerchiamo la pace con tutto il cuore La battaglia non è finita, . . Non abbiamo raggiunto i nostri obiettivi"

In perfetta concordanza con le dichiarazioni di Peres, Gantz ha aggiunto: "Sappiamo che la calma e la relativa sicurezza che abbiamo sperimentato negli ultimi anni è un'illusione"

Mentre la retorica che esalta l'impegno di Israele a perpetrare altre atrocità è attribuita alla sicurezza, i metodi perfezionati da Israele per sterminare e spostare la popolazione palestinese rappresenta l'illusione nutriva di superiorità. Il discorso richiede una sostituzione del vocabolario in modo che "miracolo" possa essere letto come una violazione costante e "il mondo" sia limitato agli alleati imperialisti israeliani che sostengono l'oppressione della resistenza palestinese.

Si tratta di elementi di complicità e impunità che Israele capitalizza al momento, come implicito in queste dichiarazioni. Grazie al riconoscimento internazionale dello stato coloniale dei coloni, la diffusione occidentale della Shoah come l'unico genocidio degno di ricordo e di studio, la Nakba rimane in periferia.

La dissociazione diffusa dal genocidio perpetrato dai sionisti contro i palestinesi costituisce una reinvenzione permanente della nazione fabbricata che festeggia il suo progetto di insediamento coloniale a spese della popolazione indigena. Nel frattempo, il costante supporto delle Nazioni Unite per Israele ha portato alla stesura delle risoluzioni presumibilmente a tutela dei palestinesi, nonostante il sostegno evidente dell'organizzazione imperialista per tali massacri, come dimostra il riconoscimento conferito allo stato coloniale dei coloni.

Il simbolismo vagamente articolato dai leader israeliani potrebbe aver raggiunto il suo scopo ben all'interno della popolazione di coloni; per i palestinesi, ogni parola pronunciata è una testimonianza di violazioni che rende la Nakba non solo una narrazione di perdita, ma anche l'incarnazione della resistenza palestinese in relazione al diritto al ritorno, che supera l'iscrizione sancita all'interno di una risoluzione diplomatica inefficace.


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Tuesday 06 May 2014

Peres's speech on Israel's Memorial Day acknowledges commitment to the Plan Dalet
By Ramona Wadi

As the commemoration of the Nakba approaches, Israel embarked on disseminating its fabricated patriotism through contradictory statements glorifying violence in the pursuit of alleged peace. Speeches by Israeli President Shimon Peres, IDF Chief of Staff Benny Gantz and Prime Minister Benjamin Netanyahu on the occasion of Memorial Day evoked scenarios of perpetual and justified violence in the name of security and defence, notably a commitment to upholding atrocities committed during the Nakba.

In keeping with the enforced oblivion, Israel's glorification of history ensures the continuous effort to eliminate Palestinians from its narrative. Referred to briefly as "our neighbours" by Peres, the reported statements as quoted by the Times of Israel focus upon metaphorical conjectures of inherent melancholy and incompletion; avoiding any reference to the slaughter of Palestinians committed by Israel, or the atrocity embodied by the mere existence of the settler-colonial state itself. Peres referred to a sadness that is "hidden deeply but stares out of our eyes", while asserting Israel's strength as "a miracle in the eyes of the Jews, a wonder in the eyes of the world".

Netanyahu hailed the IDF as a protective force. "The IDF and the security forces are the only thing that differentiate the slaughter of our people in the past from our current satiation." Grief, according to Netanyahu, is a sentiment reserved for colonial participants, adding that comfort should be sought in the fact that "the fallen gave their lives to build our state and to safeguard it".

Despite the cautious avoidance of discussing Israel's settler-colonial agenda during the commemoration of the colonisers' deaths, Peres acknowledged adherence to the ultimate aim of Plan Dalet. "We still live by the sword but seek peace with all our hearts. The battle is not over; we have not reached our goals."

In perfect concordance with Peres's statements, Gantz added, "We know the relative security calm we've experienced in the past years is an illusion."

While the rhetoric exalting Israel's commitment to perpetrate further atrocities is attributed to security, Israel's perfected methods of exterminating and displacing the Palestinian population represents the harboured illusion of superiority. The discourse requires a substitution of vocabulary so that "miracle" can be read as a constant violation and "the world" limited to Israel's imperialist allies supporting the oppression of Palestinian resistance.

It is the elements of complicity and impunity that Israel capitalises upon, as implied in these statements. Owing to international recognition of the settler-colonial state, the Western dissemination of the Holocaust as the only genocide worthy of remembrance and study, the Nakba remains on the periphery.

The widespread disassociation from the genocide perpetrated by Zionists against Palestinians constitutes a permanent reinvention of the fabricated nation celebrating its settler-colonial project at the expense of the indigenous population. Meanwhile, the UN's constant support for Israel has led to the drafting of resolutions purportedly safeguarding Palestinians, despite the imperialist organisation's obvious support for such massacres, as evidenced by the recognition bestowed upon the settler-colonial state.

The vague symbolism articulated by Israeli leaders may have served its purpose well within the settler-population; for Palestinians, each word uttered is a testimony of violations that renders the Nakba not only a narration of loss, but also the embodiment of Palestinian resilience in relation to the right of return, which surpasses the inscription enshrined within an ineffective, diplomatic resolution.

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