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01/10/2014

Amnesty accusa i Paesi Ue
di Marco Zatterin

Vergognosa mancanza d’azione. E critica la decisione di archiviare Mare nostrum

«La linea invalicabile è “salvare le vite umane nel Mediterraneo”», attacca John Dalhuisen, responsabile di Amnesty International per l’Europa e l’Asia Centrale. Non vuol dire quale sarebbe la soluzione ideale, si ferma al «basta che lo facciano». Che sia «mantenendo Mare Nostrum o sostituendolo con un’iniziativa congiunta europea, fa poca differenza». Nell’ultimo anno sono annegati in 2500, troppi per fare marcia indietro. Per questo ha dubbi sulla nuova versione di Frontex. Arretra la frontiera del monitoraggio, «è inadeguata e insufficiente».  

È duro il rapporto «Vite alla deriva: rifugiati e migranti in pericolo nel Mediterraneo» pubblicato ieri dall’ong che dal 1961 difende i diritti umani. Scodella accuse pesanti, gravi preoccupazioni, testimonianze drammatiche. Se la prende con «la vergognosa mancanza d’azione» dei paesi dell’Ue e di come questa «abbia contribuito all’aumento delle morti nel Mediterraneo». Dal 2008 a oggi, le persone che affogate mentre raggiungevano le coste meridionale europee sono state 21.344. L’intero comune di Orbassano, oppure Orvieto, per dare un’idea. 

A quasi un anno dalla tragedia di Lampedusa, la situazione è peggiorata. Tra l’ottobre 2013 e il settembre di quest’anno l’attività di Mare Nostrum ha salvato oltre 138 mila persone. Ma il numero dei morti aumenta: nel 2011 i decessi erano stati stimati in 1500, sono stati 500 nel 2012, e al 15 settembre scorso erano «almeno 2500». Il loro numero reale, avverte Amnesty «non sarà mai conosciuto, dal momento che molti sono i corpi rimasti in mare». 

Sono disperati in fuga. Amnesty International rileva che il 63% di tutti gli arrivi irregolari via mare in Europa riguardava persone provenienti dalla Siria, dall’Eritrea, dall’Afghanistan e dalla Somalia, «tutti Paesi dilaniati da conflitti e da dilaganti violazioni dei diritti umani». Nei primi otto mesi del 2014, il 40% delle persone giunte irregolarmente nelle nostre sponde attraverso il Mediterraneo erano eritrei (23%) e siriani (17%). «La maggioranza di chi abbandona questi Paesi fugge da persecuzioni che necessitano di protezione internazionale», si ribadisce. 

L’Europa sta cambiando strategia e Amnesty non pensa sia per il meglio. Il governo italiano vuole ritirare la costosa e contestata, per quanto utile, impresa Mare Nostrum. L’Europa metterà in campo Triton, il che vuol dire arretrare la linea del controllo dalle acque internazionali alla frontiera di Schengen. È «Frontex Plus», avrà fondi triplicati (3 milioni) e mezzi raddoppiati. «Siamo fortemente preoccupati - chiarisce Matteo de Bellis di Amnesty Europa -, perché un’operazione che sta funzionando ha intenzione di chiudere i battenti, mentre Triton non ha per ora i requisiti per poter far fronte alla situazione». 

L’idea espressa dal ministro Alfano è di asciugare gradualmente Mare Nostrum profittando dell’inverno. In primavera, ci potrebbe essere solo Triton. Assicura Dalhuisen che «il fattore di attrazione generato da Mare Nostrum è minore del fattore di spinta provocato dalle guerre a noi vicine». Siamo a un bivio terribile, afferma. Le ragioni dell’Europa saranno inversamente proporzionali al numero di vittime che avremo fra un anno, insiste. Meglio evitare la conta, tenere Triton in alto mare, lavorare sul reinsediamento, sulla revisione dei regolamenti di Dublino sulle domande d’asilo. L’alternativa sono i morti. Più di quanti sia possibile immaginare. 

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