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20/08/2014

L’Isis decapita un giornalista americano

Si tratterebbe di James Foley, scomparso in Siria un anno fa. La sua morte un messaggio per gli Usa

La testa mozzata di un giornalista americano rapito in Siria un anno e mezzo fa. È questo il messaggio che l’Isis ha inviato agli Stati Uniti giovedì 19 agosto. Il video, dal titolo Messaggio all’America, è stato pubblicato dallo Stato Islamico che controlla parte di Iraq e Siria, su YouTube, poi è stato rimosso. Foley, quarantenne freelance di Boston, era stato rapito nel gennaio del 2013 in Siria. I parenti hanno creato un sito internet aggiornato con i passi avanti nelle ricerche del giornalista scomparso. Nelle immagini, Foley appare in ginocchio, con una tuta arancione simile a quella indossata dai prigionieri di Guantanamo, con alle spalle un uomo vestito di nero. Poco dopo — pochi i frammenti diffusi al momento — a vedersi è il corpo di Foley con la testa insanguinata poggiata in grembo. 

Il giornalista americano era già stato rapito nel 2011 in Libia, ma era stato rilasciato dopo sei settimane. Prima delle immagini della decapitazione si leggono alcune scritte in arabo e inglese, a spiegare che questa è la prima risposta promessa a Barack Obama per i raid aerei degli ultimi giorni contro Isis. Raid che hanno portato gli Usa, «su una superficie scivolosa verso un nuovo fronte di guerra contro i musulmani. Qualsiasi tuo tentativo, Obama, di negare le libertà e la sicurezza ai musulmani sotto il califfato islamico (il regime imposto da Is in parte di Iraq e Siria a fine giugno, ndr) porterà alla carneficina della tua gente». 

Nel video parla lo stesso Foley che si rivolge ai cari accusando gli Usa e Obama di essere responsabili della sua morte. Il guerrigliero al suo fianco, che con un coltello taglia la testa al giornalista, avverte che anche un secondo americano è nelle loro mani. Poitrebbe trattarsi di Steven Joel Sotloff, corrispondente di Time Magazine, disperso dall’agosto del 2013 in Libia, indicato come la prossima vittima: «Dipende dalle prossime decisioni di Obama». 

Abbiamo tradotto la trascrizione di quanto si sente nel video:

James Foley: «Chiedo ai miei amici, alla mia famiglia e alle persone care di prendere una posizione e di rivoltarsi contro i miei veri assassini: il governo degli Stati Uniti. Perché quello che mi sta per succedere è soltanto il risultato della loro vanità e del loro comportamento criminale.

Il mio messaggio per i miei amati genitori è di riconoscermi ancora un po’ di dignità e di non accettare una così magra consolazione per la mia morte, dagli stessi che hanno infilato l’ultimo chiodo nel coperchio della mia bara, con i loro recenti attacchi aerei in Iraq.

Mi rivolgo a mio fratello John, membro della Us Air Force. Pensa a quello che stiamo facendo, pensa alle vite che distruggi, incluse quelle dei tuoi familiari. Mi rivolgo a te, John, pensa a chi ha preso la decisione di bombardare l’Iraq e uccidere quelle persone, chiunque siano. Pensa, John, chi hanno ucciso? E hanno pensato a me, a te alla nostra famiglia quando hanno preso quella decisione?

Sono morto quel giorno, John, quello in cui i tuoi colleghi hanno sganciato la bomba su quelle persone, quel giorno hanno firmato la mia condanna. Vorrei avere più tempo. Vorrei avere la speranza di essere liberato e rivedere la mia famiglia, solo un’altra volta. Ma quell’occasione è sfumata. Dopotutto, vorrei non essere americano».

Carnefice: «Questo è James Wright Foley, un cittadino americano, del vostro Paese. Come governo, siete stati in prima linea nelle aggressioni contro lo Stato Islamico. Avete complottato contro di noi e siete andati ben oltre il tollerabile nella ricerca di ragioni per interferire con i nostri affari. Oggi, le vostre forze armate ci attaccano giorno dopo giorno in Iraq e i vostri raid hanno causato numerosi danni tra i musulmani. Non state più combattendo una rivolta, siamo un esercito e uno Stato riconosciuto da un gran numero di musulmani in tutto il mondo, quindi, in effetti, ogni aggressione nei confronti dello Stato Islamico è un’aggressione ai danni di ogni musulmano sulla Terra che abbia accettato il Califfato come propria guida, quindi ogni tentativo da parte tua, Obama, di negare ai musulmani il loro diritto di vivere sicuri sotto il Califfato, avrà come conseguenza lo spargimento del sangue della tua gente». 

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