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29/10/2015

 

L'Occidente sta trascinando tutta l'umanità in una direzione sbagliata.

Maurizio Vezzosi Intervista Pavel Gubarev fondatore di Novorossija.

 

Pavel Gubarev è uno dei personaggi di spicco sulla scena politica delle giovanissime Repubbliche Popolari insorte contro il governo di Kiev. Alle sue spalle un passato ultranazionalista: ha fondato il partito politico “Novorossija”. E' stato arrestato dall'SBU – i servizi segreti ucraini – e detenuto nelle carceri di Kiev,  dove nell'aprile scorso ha portato avanti uno sciopero della fame fino alla sua liberazione. Qualche mese dopo, ad ottobre, è sopravvissuto miracolosamente ad un attentato. E' attualmente il governatore della regione di Donetsk sotto il controllo degli insorti.

 

Intervista in esclusiva per l'AntiDiplomatico

 

- Che cosa può dire a proposito degli accordi di Minsk e della relazione tra Kiev e le repubbliche popolari?

 

A Minsk, già in occasione della prima tornata di colloqui, alla quale ho partecipato, non ritenevo che la pace fosse davvero possibile, anzitutto perché esiste un contrasto insanato nel popolo dell'ex Ucraina: una parte di questo credeva nel progetto europeista, nel fatto che l'Ucraina avrebbe dovuto integrarsi nell'Unione Europea, dove avrebbe trovato la propria felicità; l'altra parte, sopratutto nella regione sud-orientale del paese, dove si trova gran parte del potenziale industriale ex-ucraino, la popolazione russofona, non credeva assolutamente in questo progetto e non voleva essere incorporata nello spazio occidentale per ragioni storiche, economiche e culturali. Questo contrasto continua a esserci, ed occorre risolverlo, che si tratti di farlo pacificamente o ricorrendo alle armi.

La strada pacifica presuppone la disponibilità delle parti ad un confronto paritario, ma fino ad ora purtroppo questo è stato molto difficile:  il governo ucraino rivendica ostinatamente territori di cui non detiene più il controllo, come la Crimea o il Donbass, e non ha ancora rinunciato al progetto di integrazione nell'U.E. e nella NATO.

Noi non intendiamo accettare tutto questo ed abbiamo preso le armi per conquistare la nostra indipendenza.

Uno scenario di pace sarà possibile solo avviando un dialogo paritario volto a superare le contraddizioni della società ucraina: senza di questo non rimarrà che lo scenario della guerra.

 

- Che cosa pensa del futuro della Nuova Russia e dell'Ucraina e cosa pensa riguardo all'Occidente e al suo futuro?

 

A mio parere, se guardiamo questa questione in un'ottica generale, nonostante i leader della civiltà siano al momento senza alcun dubbio occidentali, la civiltà sta man mano allontanando dal loro modello.

Se insistiamo con un modello capitalistico e predatorio, con la razzia delle risorse del pianeta, con la distruzione della natura, non otterremo che un processo degenerativo, avvicinando, come ha detto Fukuyama  "la fine della storia", verso la quale ci sta trascinando il capitalismo liberale.  Mentre Fukuyama declinava questo concetto in senso positivo, in realtà il modello capitalista tra mettendo a repentaglio l'esistenza del nostro pianeta e dell'umanità.

Dobbiamo essere più modesti, senza illudere la gente con la promessa di montagne d'oro. L'uomo non ha bisogno di molto per vivere: vestiti, cibo, una casa calda. Tutto il resto è secondario. L'Occidente sta trascinando tutta l'umanità in una direzione sbagliata, una direzione che noi intendiamo abbandonare. 

Vedo per noi una prospettiva nella cornice della civiltà russa, una civiltà che deve formulare per tutto il mondo un progetto differente, di progresso per l'umanità intera, e questo può farlo il popolo russo che è capace di sognare su scala mondiale: abbiamo già mostrato al mondo il nostro progetto sovietico, un progetto di una società giusta. Non credo che nella storia sia esistito un paese più giusto dell'Unione Sovietica.

 

- Ai tempi dell'Unione Sovietica c'era l'ideologia della lotta di classe. Qual è oggi la vostra interpretazione di questo concetto?

 

Posso sintetizzare la mia concezione politica nella formula "socialismo ortodosso".

Socialismo inteso come processo di redistribuzione della ricchezza, e dunque non di accumulo capitalista di questa, nel senso della speculazione e del lusso.

Ortodosso nella sua “russicità”, nella sua etica: l'etica cristiana secondo l'interpretazione della Chiesa russa ortodossa.

Dobbiamo investire nell'Uomo: prima di tutto nella famiglia, nell'infanzia, nella maternità, nell'istruzione, nella salute e nello sport. 

Indice dello sviluppo di un paese è dato proprio dallo sviluppo delle sue potenzialità umane: in questo senso noi siamo socialisti e siamo umanisti (civilizacionnye nacionalisty), non siamo nazionalisti nel senso occidentale e sciovinista del termine. 

Non siamo xenofobi ed abbiamo rispetto per ogni persona e per qualsiasi orientamento religioso: accettiamo qualsiasi tradizione e crediamo che le differenze tra confessioni teologiche non debbano diventare il pretesto per creare conflitti. Vedo il nostro futuro in uno Stato laico, dove gli affari religiosi possano essere scissi da quelli politici.

Sono socialista e rispetto la proprietà privata: penso che l'iniziativa privata sia necessaria, ma lo Stato, e solo lo Stato, può occuparsi di progetti generali e di lungo periodo.

Faccio l'esempio dell'esplorazione dello spazio: in questo momento l'umanità ha smesso di viaggiare lontano, ha smesso di guardare oltre gli orizzonti del suo potenziale. Siamo tutti concentrati sui nostri smartphone, sui talkshow politici, sugli aggiornamenti del sistema operativo e su tutte queste sciocchezze. Abbiamo smesso di guardare l'orizzonte, abbiamo smesso di sognare, ci siamo dimenticati che l'uomo ha bisogno di volare nel cosmo e deve raggiungere questi orizzonti. Gli astronauti russi concepivano l'Uomo come una creatura che deve svilupparsi costantemente e la cui missione è l'insediamento nel cosmo e la costruzione della civiltà. L'importanza di questo la capisce addirittura mio figlio a sette anni, sognando di entrare all'istituto Bauman di Mosca (Nda: il Politecnico di Mosca) e di costruire un'astronave. Nel mio studio ci sono tre ritratti, tre persone che hanno fondato l'idea del cosmismo: Konstantin Čolkovskij, colui che per primo ha sintetizzato l'idea della possibilità di volare nel cosmo. Sergej Korolev, il costruttore del primo razzo e Jurij Gagarin, il primo uomo nello spazio. Tutti e tre erano russi e questo è per noi motivo di orgoglio.

D'altra parte, anche Lajka era russa!

Certo, anche Lajka era una cagnetta russa.

 

- In Donbass, ed in tutto il mondo ex-sovietico l'ultimo fine settimana di Agosto ricordando il mito di Stachanov si celebra "il giorno del minatore": qui a Donetsk la giornata ha di certo un senso più profondo rispetto ad altri luoghi visto che la regione del Donbass deve forse la sua stessa esistenza alle miniere ed all'industria metallurgica. Che cosa può dire sulle nazionalizzazioni di questi settori e sulle politiche che intendete adottare?

 

Nella mia visione la terra ed il sottosuolo sono patrimonio di tutto il popolo: le attività economiche possono essere intraprese da aziende statali o private, ma queste devono essere tassate in base ai loro guadagni. In Donbass abbiamo il metallo che ci è stato dato dalla natura.

L'estrazione mineraria e la produzione metallurgica costituiscono un unico complesso industriale che al momento purtroppo non si trova per intero nelle città dei territori delle Repubbliche Popolari come Zaporož'e, Mariupol' ed altre città della Nuova Russia ancora sotto controllo ucraino. Questo costituisce un problema per il normale funzionamento del complesso siderurgico.

Noi, in quanto socialisti, abbiamo il culto dei minatori e degli operai. In ogni cosa che l'uomo costruisce, ad esempio questo tavolo, ci sono più elementi:  c'è il lavoro intellettivo ed il lavoro manuale. Nient'altro. 

Nonostante nel mondo di oggi al denaro venga attribuita l'essenza stessa della ricchezza, il denaro in sé non è che uno strumento di scambio. Ben pochi stati detengono la propria reale sovranità monetaria: quasi tutti stampano valuta indipendentemente delle proprie riserve auree, e tenendo la moneta nazionale agganciata al dollaro americano, il cui valore viene stabilito arbitrariamente. In questo senso molti paesi non godono di una sovranità sostanziale.

Nelle Repubbliche Popolari vogliamo costruire un sistema senza nessuna percentuale di credito sulla stampa della moneta, come in Islanda. Permettere l'usura delle banche significa condannare la società alla sofferenza.

L'usura bancaria è una piaga che bisogna estirpare dai processi di produzione dei beni e della ricchezza. Solo in questo modo i minatori, gli operai e tutti i lavoratori potranno trovare la loro prosperità. Anche Gesù cacciò gli usurai dal tempio di Gerusalemme ed essendo noi socialisti, ma anche ortodossi, facciamo nostro questo insegnamento della tradizione cristiana.

 

- Parlando ancora della situazione economica del Donbass, che cosa può dire di Rinat Achmetov?

 

Rinat Achmetov è un oligarca, un oligarca che deve la propria ricchezza alla criminalità organizzata. Chiunque vive a Donetsk ed ha memoria degli anni novanta ricorda come Achmetov ha creato il suo capitale. 

In Donbass le concentrazioni di ricchezza oligarchica affondano tutte, in un modo o nell'altro, le loro radici nelle attività criminali che hanno dilagato dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica.

Come cristiano e socialista quale può essere il mio giudizio su Rinat Achmetov, un bandito che ha costruito il suo potere con la criminalità organizzata? Ha ucciso, si è impossessato di proprietà altrui, ha falsificato bilanci, ha portato il Donbass alla miseria.

Nonostante Donetsk appaia come una città pulita e curata, dal 1991 l'intero Donbass è una regione interessata da deindustrializzazione, calo demografico e degrado sociale.

Da un punto di vista economico permangono problemi sostanziali nel settore siderurgico. Anziché concentrarla sui macchinari come in precedenza, la produzione venne orientata sui semilavorati destinati alle esportazioni, di però cui c'è abbondanza sul mercato globale.

Perché è successo questo? La costruzione di macchinari ha bisogno di enormi investimenti, e nessuno li ha fatti. 

Certamente i paesi occidentali hanno avuto tutto l'interesse nel cercare di impedire o rendere difficoltoso questo genere di investimenti e nel favorire la corruzione: nessuno ha investito in una produzione complessa che mettesse al centro del modello economico la conoscenza, il sapere ed il valore umano.

Nella lotta che abbiamo cominciato lo scorso anno convivono la rivendicazione nazionale e la rivendicazione sociale rivolta contro personaggi come Achmetov, come Taruta, e come tutti coloro che hanno tormentato e portato all'indigenza una regione ricca, una regione dove ci sono, risorse naturali, risorse industriali, ed importante potenziale umano e scientifico.

 

Achmetov è anche il proprietario della squadra di calcio della vostra città, lo Shachtar Donetsk, che da quando è cominciato il conflitto disputa le proprie partite casalinghe a L'viv. Lo Shachtar è ancora la vostra squadra?

 

Non sono un appassionato di calcio e per questo mi è difficile commentare: mi dispiace per la gente di Donetsk che soffre per il fatto che la loro squadra del cuore non giochi nella propria città, ma più di questo non posso dire: non sono un appassionato di calcio.

 


L'autore ringrazia la dott.sa Daniela Cesareo dell'Università di Roma “La Sapienza” per il supporto nel lavoro di traduzione.