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Settembre 29, 2015

 

Vladimir Putin all’Assemblea generale delle Nazioni Unite

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Vladimir Putin ha tenuto un discorso il 28 settembre alla 70.ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Un intervento molto atteso, dato che da 10 anni il presidente russo non interveniva alle Nazioni Unite.

 

Ecco la trascrizione.

 

Il 70° anniversario delle Nazioni Unite è l’occasione per evocare il passato e pensare al futuro. Nel 1945 i Paesi si riunirono per riflettere sul dopoguerra, e nel nostro Paese, a Jalta, si riunirono i leader della coalizione anti-hitleriana. Le dispute delle Nazioni Unite sono sempre esistite e il veto è sempre stato usato da tutti i membri del Consiglio di Sicurezza. Questo è normale. Al momento della creazione delle Nazioni Unite non si contava sull’unanimità, ma sulla ricerca dei compromessi. Sappiamo tutti che, alla fine della Guerra Fredda, non c’era che un centro di dominio. Coloro che si ritrovavano al vertice credevano di non poter contare più sulle Nazioni Unite, dato che mettevano solo bastoni tra le ruote. Voci si alzarono: l’organizzazione era obsoleta ed aveva compiuto la sua missione. Ma se l’ONU scompare, ciò porterebbe al crollo dell’architettura mondiale e del diritto internazionale. La ragione del più forte e l’egoismo prevarranno. Ci saranno meno libertà, meno Stati indipendenti e più protettorati eterodiretti. Lo Stato è la libertà di tutti. Negli affari internazionali tutti dovrebbero essere chiari e trasparenti. Siamo diversi, e ciò va considerato. Nessuno deve adottare il modello di sviluppo unico riconosciuto da uno solo. Dobbiamo ricordare il passato, l’esperienza dell’Unione Sovietica. Nessuno vuole imparare dagli errori degli altri, ognuno ripete i propri. Si guardino i Paesi di Africa e Medio Oriente, ovviamente vi sono vecchi problemi economici e sociali e la gente vuole cambiare. Ma l’intervento estero ha portato alla distruzione delle strutture statali, e i diritti umani non sono più rispettati. Capite ciò che è stato fatto? Chiedo ai responsabili di tale situazione. Ma costoro non hanno mai rinunciato alla loro politica. Vediamo zone di anarchia comparire con lo SI, vi sono ex-combattenti da Iraq, Libia, un Paese distrutto, vediamo anche i membri della cosiddetta opposizione moderata addestrata e quindi passare dalla parte dello SI. Lo SI continua ad espandersi in altre regioni e vuole dominare il mondo islamico. La situazione è pericolosa ed è ipocrita parlare di terrorismo internazionale e chiudere gli occhi sui finanziamenti a tale terrorismo: droga, armi, petrolio. È anche ipocrita manipolare tali gruppi nella speranza di distruggerli dopo. Vorrei dire a coloro che lo pensano e lo fanno: avete a che fare con persone assolutamente crudeli, ma non stupide. Volendo giocare con il terrorismo, non va dimenticato che tale minaccia può diffondersi in altre parti del pianeta. Non dobbiamo permettere che costoro, che hanno sentito l’odore del sangue, tornino nel loro Paese d’origine a continuare il loro sporco lavoro. Nessuno lo vuole, per nulla, e pensiamo sia un errore rifiutare di sostenere le autorità siriane che li combattono: solo Assad e i curdi in realtà lottano contro il terrorismo. Il nostro approccio è semplice e onesto, ma ci hanno accusato di essere ambiziosi. Come se coloro che ci accusano non abbiano ambizioni.

Non possiamo più tollerare tale situazione, e non è questione di ambizioni: ci affidiamo ai valori del diritto internazionale. Dobbiamo unire i nostri sforzi per costruire una vasta coalizione, come quella contro Hitler, per combattere contro coloro che seminano il male. I rifugiati hanno bisogno della nostra compassione e sostegno. Ma per risolvere il loro problema, dobbiamo ripristinare lo Stato dove è stato distrutto, rafforzarlo dove è fragile, e aiutare le persone in pericolo e quelle che non lasciano il proprio Paese. Dobbiamo fare tutto questo secondo le regole delle Nazioni Unite. Rispettare ciò che avviene nel quadro delle Nazioni Unite e rifiutare il resto. Dobbiamo aiutare Libia, Iraq e le autorità legittime in Siria. Dobbiamo creare una sicurezza indivisibile. Ma purtroppo è sempre il modo di pensare da blocco in Guerra Fredda, che attualmente domina con l’allargamento della NATO, che continua a crescere. Prima o poi tale logica porterà a una crisi geopolitica, come con l’Ucraina, dove c’è la guerra civile. Per concludere, dobbiamo rispettare gli accordi di Minsk e prendere in considerazione i diritti del popolo del Donbas. Solo così l’Ucraina sarà uno Stato civile, un ponte tra Europa e Asia. Abbiamo pensato di agire con trasparenza nell’economia, anche secondo le regole del WTO. Ma le sanzioni unilaterali sono diventate la norma e sono utilizzate per eliminare i concorrenti. Le unioni sono create senza consultare gli abitanti di diversi Paesi. Tutto viene fatto in segreto, mettendo davanti al fatto compiuto. È una piccola cerchia di politici che decide. La Russia propone di armonizzare i vari progetti economici: un progetto d’integrazione sulla base di regole uniche. Già andiamo in questa direzione. Ad esempio, abbiamo iniziato a coordinare l’Unione economica eurasiatica con il progetto della Cintura della Via della Seta cinese. Sul cambiamento climatico, vogliamo che la conferenza (COP21) dia frutti. Entro il 2030 ci siamo impegnati a ridurre del 77% le emissioni di gas a effetto serra. Per risolvere i nostri problemi in modo radicale, dobbiamo adottare tecnologie che non danneggino l’ambiente. Si tratta di una sfida globale, dobbiamo collaborare, anche con gli Stati scientificamente potenti. Dobbiamo considerare globalmente i problemi esistenti. La Russia può esserne alla base.

Nel 1946, la diplomatica colombiana Angela Zuleta formulò i principi delle Nazioni Unite: buona volontà, libertà da ogni intrigo e inganno e spirito di cooperazione. La Russia vuole seguire questi principi e dobbiamo scegliere la cooperazione: insieme renderemo il mondo stabile e sicuro, e ne garantiremo lo sviluppo.

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